Pechino sta orchestrando un progetto ambizioso per costruire una vasta rete di data center destinati all’AI nelle regioni occidentali del paese, sfruttando oltre 115.000 chip Nvidia ad alte prestazioni attualmente vietati dalle restrizioni statunitensi.
Secondo un’inchiesta condotta da Bloomberg, i piani cinesi sfidano apertamente i divieti imposti da Washington, che mira a rallentare lo sviluppo tecnologico della Cina per motivi di sicurezza nazionale.
I progetti, dettagliati in documenti governativi del quarto trimestre 2024, coinvolgono 39 strutture nei territori di Xinjiang e Qinghai e includono esplicitamente l’uso dei GPU H100 e H200 di Nvidia, considerati fondamentali per l’addestramento di modelli linguistici avanzati. Le autorità statunitensi si interrogano su come la Cina possa ottenere tali chip, considerando il divieto in vigore dal 2022.
Le ipotesi variano dal contrabbando su larga scala fino alla creazione di un mercato nero sofisticato, con episodi documentati di hardware nascosto in modi bizzarri come pancioni finti o accanto ad aragoste vive. Nvidia nega ogni coinvolgimento e afferma di non supportare i prodotti soggetti a restrizioni, mentre esprime preoccupazione per la crescente competitività di aziende cinesi come Huawei.
Intanto, nuovi cluster AI cinesi come CloudMatrix 384 mostrano performance comparabili ai sistemi di Nvidia, anche se con costi energetici elevati. Il progetto rientra nella strategia ‘East Data West Computing’, che sfrutta energia rinnovabile, terra a basso costo e clima favorevole nelle regioni desertiche.
L’impennata di attività edile e le immagini satellitari di impianti in espansione evidenziano la determinazione cinese a superare la dipendenza dalle tecnologie occidentali.
Gli Stati Uniti, nel frattempo, intensificano le indagini e pianificano nuove restrizioni alle esportazioni verso Paesi intermedi come Malesia e Thailandia, in uno scontro tecnologico che assume sempre più i contorni di una guerra fredda digitale.
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OpenAI sottrae 4 ingegneri di alto livello da Tesla, xAI e Meta
OpenAI ha recentemente rafforzato la propria squadra di scaling con l’ingresso di quattro ingegneri di primo piano provenienti da aziende rivali come Tesla, xAI e Meta. Tra i nuovi assunti figura David Lau, ex vicepresidente dell’ingegneria software di Tesla, che sarà affiancato da Uday Ruddarraju e Mike Dalton, entrambi ex xAI e Robinhood, nonché Angela Fan, ricercatrice AI di Meta.
Ruddarraju e Dalton avevano lavorato alla costruzione di Colossus, un supercomputer da oltre 200.000 GPU, testimoniando l’elevato profilo tecnico degli ingressi.
Queste acquisizioni avvengono in un contesto di forte competizione per i talenti nel settore dell’AI, in cui attori come Meta stanno investendo aggressivamente per attrarre ricercatori da aziende concorrenti, talvolta offrendo pacchetti retributivi eccezionali e risorse computazionali illimitate.
La reazione di OpenAI non si è fatta attendere: l’amministratore delegato Sam Altman ha dichiarato l’intenzione di rivedere la struttura retributiva interna per trattenere i talenti. Sullo sfondo, si intensifica anche la tensione tra Altman ed Elon Musk, ex cofondatore di OpenAI e ora in causa con la stessa società per motivi legati alla sua trasformazione in struttura for-profit. I
l team di scaling di OpenAI, responsabile della gestione di hardware, software e data center, gioca un ruolo cruciale nello sviluppo dell’infrastruttura necessaria per il training dei modelli fondazionali. Stargate, la joint venture dedicata a tale scopo, rappresenta una delle scommesse tecnologiche più ambiziose dell’azienda.
I nuovi ingressi confermano il posizionamento di OpenAI come hub di attrazione per figure tecniche di altissimo livello, decise a contribuire all’accelerazione di una AI generale sicura e ben allineata.
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