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Rame alle stelle con i dazi di Trump. AI, data center e 5G pompano la domanda mondiale dell’oro rosso, quali le conseguenze?

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L’imposizione di dazi statunitensi del 50% sul rame scuote i mercati globali, spingendo il prezzo ai massimi storici e innescando una profonda ridefinizione delle catene di approvvigionamento tecnologiche.

La nuova geopolitica del rame: “America First” nell’oro rosso

I future sul rame negli Stati Uniti hanno toccato quota 5,6 dollari per libbra sul CME, dopo un’impennata di oltre il 13% che ha spinto il metallo ai massimi storici. La causa di questa brusca impennata? L’annuncio a sorpresa del presidente Donald Trump di voler imporre dazi del 50% sulle importazioni del cosiddetto “oro rosso”. Un incremento che porta il rame a un impressionante +37% da inizio anno, ridisegnando gli scenari economici globali con implicazioni profonde per il settore tecnologico.

La mossa dell’amministrazione USA è chiara: rafforzare la produzione interna di rame e ridurre la dipendenza dalle importazioni estere. Attualmente, gli Stati Uniti importano quasi la metà del loro fabbisogno di rame raffinato (circa 810.000 tonnellate lo scorso anno), con il Cile che detiene il ruolo di principale fornitore, seguito dal Canada.
Il dazio del 50% mira a modificare radicalmente questo equilibrio, rendendo l’importazione significativamente più costosa e, di conseguenza, incentivando l’estrazione e la lavorazione del rame sul suolo americano.

Il Segretario al Commercio degli Stati Uniti, Howard Lutnick, ha dichiarato che i dazi dovrebbero entrare in vigore già entro la fine di luglio o il 1° agosto, evidenziando la rapidità con cui Washington intende procedere. Questa decisione fa seguito a un’indagine avviata a febbraio da Trump, basata su una legge che consente al Presidente di imporre dazi per motivi di sicurezza nazionale.

Mentre Goldman Sachs prevede un’accelerazione delle spedizioni di rame verso gli Stati Uniti nelle prossime settimane in previsione dei dazi, la banca mantiene la sua previsione sul prezzo del rame al London Metal Exchange (LME) per dicembre 2025 a 9.700 dollari (attualmente 9.625 dollari), ma ora vede un rischio ridotto che il prezzo superi i 10.000 dollari nel terzo trimestre, suggerendo un potenziale riassestamento.

L’onda d’urto del rame sull’industria tecnologica mondiale

Il rame, il terzo metallo più utilizzato al mondo, è un componente cruciale in un’ampia varietà di beni tecnologici: dall’elettronica ai macchinari, dalle automobili alle infrastrutture digitali. L’imposizione di dazi così elevati negli Stati Uniti avrà effetti a cascata sull’intera supply chain tecnologica globale e la domanda globale è destinata a crescere di oltre il 40% entro il 2040, ma l’offerta è in calo.

AI e data center

Il rame è fondamentale per le interconnessioni all’interno dei microprocessori, delle GPU e dei chip dedicati all’intelligenza artificiale (AI). Maggiore il costo del rame, maggiore sarà il costo di produzione di questi componenti vitali.
Le aziende che progettano e producono chip, spesso con filiere globali, dovranno ricalibrare i loro costi, il che potrebbe tradursi in prezzi più elevati per i sistemi AI, rallentando potenzialmente l’adozione o aumentando la barriera d’ingresso per le start-up.
L’innovazione nel campo dell’AI, che dipende da hardware sempre più potente, potrebbe vedere un rallentamento o una focalizzazione su soluzioni che ottimizzano l’uso del rame.

I data center, cuore pulsante dell’era digitale, hanno un ruolo chiave nell‘aumento della domanda mondiale di rame. Dai cablaggi di rete ad alta velocità ai sistemi di distribuzione dell’energia, fino ai cruciali dissipatori di calore che mantengono freschi i server e le GPU.
Un aumento del costo del rame si tradurrà in costi di costruzione e gestione più elevati per i data center. Questo potrebbe portare a diversi problemi, tra cui: un rallentamento degli Investimenti, con le aziende che potrebbero ridurre l’espansione dei data center per contenere i costi; favorire la ricerca di alternative, si potrebbe assistere a una maggiore spinta verso l’ottimizzazione dell’uso del rame o la ricerca di materiali alternativi, seppur con le attuali limitazioni tecnologiche; prezzi più alti per i servizi cloud, i fornitori di servizi cloud (Cloud Service Providers) potrebbero trasferire parte dei maggiori costi sui loro clienti, con ripercussioni per ogni azienda che si affida al cloud.

Reti terrestri e sottomarine

La connettività globale, dalle reti in fibra ottica ai cavi sottomarini, si affida in larga misura al rame per le sue interconnessioni e per l’alimentazione. L’implementazione di nuove infrastrutture di rete (come il 5G e le future evoluzioni del 6G) o l’aggiornamento di quelle esistenti vedrà un aumento dei costi.
Questo potrebbe avere un impatto sulla velocità di diffusione della connettività ad alta velocità, specialmente nelle aree meno sviluppate o rurali.

Un nuovo scenario geopolitico e tecnologico

La decisione di Trump non è solo una mossa economica, ma un segnale forte di una tendenza crescente al protezionismo che potrebbe ridisegnare le catene di approvvigionamento globali.
Il Cile, che detiene oltre un terzo dell’estrazione mondiale di rame, insieme ad altri giganti come la Repubblica Democratica del Congo e il Perù, si troveranno di fronte a nuove sfide e opportunità. La diversificazione delle fonti e la resilienza delle supply chain diventeranno priorità assolute per le aziende tecnologiche.

In definitiva, l’impennata del prezzo del rame causata dai dazi USA si preannuncia come un test significativo per la capacità di adattamento dell’industria tecnologica globale.
Sarà interessante osservare come le aziende risponderanno a questo nuovo scenario, bilanciando la necessità di innovare con la crescente pressione sui costi.
Il futuro dell’oro rosso, e con esso quello di gran parte dell’innovazione tecnologica, si preannuncia più incerto e instabile che mai.

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