Il presidente Donald Trump torna protagonista sul fronte energetico, e lo fa con la consueta forza d’impatto. L’obiettivo? Cancellare definitivamente gli incentivi alle rinnovabili, che lui stesso ha ribattezzato “Truffa Verde”, attraverso un ambizioso megadecreto in fase di approvazione alla Camera. La proposta punta a smantellare i crediti d’imposta per energia pulita, una delle colonne portanti dell’Inflation Reduction Act voluto dai democratici.
Il Tycoon sta facendo pressione sul leader della maggioranza al Senato, John Thune, affinché allinei il testo a quello già approvato dalla Camera, inasprendo le condizioni per ottenere i crediti fiscali destinati ai progetti eolici e solari. L’idea è chiara: accelerare la fine degli incentivi e colpire un settore che i conservatori vedono come inefficiente, costoso e sorretto artificialmente dalle casse pubbliche.
“Ne ho parlato con il Presidente questa mattina: vuole che le rinnovabili vengano eliminate il prima possibile”, ha confermato il senatore Kevin Cramer, alleato di lunga data di Trump.
Una svolta che rischia di spegnere il fotovoltaico
La proposta prevede che i crediti d’imposta vengano concessi solo ai progetti entrati effettivamente in servizio, escludendo quelli ancora in fase di costruzione. È una modifica tecnica ma con effetti potenzialmente devastanti: secondo le associazioni del settore, molti progetti rischiano di saltare a causa di ritardi legati a permessi, connessioni alla rete o altri fattori esterni.
Si tratta di un cambio di rotta rispetto all’attuale linea del Senato, più favorevole agli investitori, che consente l’accesso ai benefici fiscali già al momento dell’avvio dei lavori. Tornare a una logica più restrittiva, denunciano gli operatori, equivarrebbe a sabotare centinaia di progetti già programmati.
“Odio i crediti fiscali verdi”
Trump non ha lasciato spazio a dubbi. In un post pubblicato su Truth Social ha scritto senza mezzi termini:
“Odio i crediti fiscali verdi nel grande, bellissimo disegno di legge!”
Un messaggio che ha galvanizzato la base conservatrice e riacceso le tensioni con i senatori repubblicani moderati, come Lisa Murkowski (Alaska) e Thom Tillis (Carolina del Nord), preoccupati per le ricadute economiche nei propri Stati.
“Applicare il criterio del ‘messo in servizio’ sarebbe disastroso per il mio Stato”, ha avvertito Murkowski.
Anche Tillis ha criticato l’approccio trumpiano, definendo più sensata la linea della Commissione Finanze del Senato, che tiene conto dei tempi tecnici e delle complessità regolatorie che ostacolano la messa in servizio dei progetti.