editoriale

Lite Trump-Musk. La pietra tombale su Starlink nei progetti del Governo Meloni?

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Il Governo italiano, i parlamentari e i decision maker dovrebbero capire che, nell’attuale contesto geopolitico, scegliere semplicemente la tecnologia più performante non è più la scelta migliore da fare. Oggi siamo in una nuova fase storica, in cui i Governi, PA e le aziende dovrebbero tenere, in primis, in considerazione il rischio geopolitico nella fase di scelta e acquisto delle tecnologie.

L’uomo più potente del mondo e l’imprenditore più ricco della Terra e di una parte dello Spazio hanno litigato. E di brutto: con insulti e minacce. I due ego che hanno promesso agli Stati Uniti l’età dell’oro e di arrivare su Marte ora sono ai ferri corti, dopo circa 100 giorni dall’inizio della seconda amministrazione Trump.

Ricordo chi mesi fa mi diceva: “vedrai che litigheranno, perché Musk non è affidabile”. 

Questa la parola chiave di questo commento: affidabilità, fiducia, trust.

Il Governo italiano può fidarsi di Musk qualora tutte le comunicazioni della Difesa e delle ambasciate dovessero passare, in caso di emergenza, per la rete satellitare Starlink? Questo lo scenario auspicato dall’esecutivo con l’articolo 25 del Disegno di Legge sulla Space Economy. 

La risposta è no. Lo abbiamo sempre detto, primi tra tutti, anche nella puntata di Report RAI3 dedicata al tema, in cui abbiamo, invece, previsto possibile la strada italiana/europea con il coinvolgimento di aziende nostrane leader.

Lite Trump-Musk, gli effetti in Italia

Già prima dello scontro tra Trump e Musk, nel Governo Meloni era cambiato l’atteggiamento verso il patron di Starlink e SpaceX. Il ministro Urso ha iniziato a prendere le distanze, iniziando a sostenere “l’autonomia satellitare europea”. Il ministro Crosetto è stato il primo a creare un muro contro Starlink insieme al presidente Mattarella.

Oggi ci chiediamo, resta solo il ministro Salvini ancora pro-Starlink per il Wi-Fi sui treni ad Alta Velocità?

Il Governo italiano, i parlamentari e i decision maker dovrebbero capire che, nell’attuale contesto geopolitico, scegliere semplicemente la tecnologia più performante non è più la scelta migliore da fare. Questo approccio andava bene nell’era della globalizzazione. Oggi siamo in una nuova fase storica, in cui i Governi, le Pubbliche Amministrazioni e le aziende dovrebbero tenere, in primis, in considerazione il rischio geopolitico nella fase di scelta e acquisto delle tecnologie: dal cloud al satellite fino alla cybersecurity (che è comunque trasversale). Dall’intelligenza artificiale generativa a quando si arriverà a quella generale (AGI) fino all’high performance computing.

La lite Trump-Musk deve farci aprire gli occhi e farci capire che che la dipendenza tecnologica è un terribile strumento geopolitico che minaccia la nostra sicurezza nazionale, la nostra economia, l’integrità delle nostre infrastrutture critiche e anche la nostra libertà di un Paese di scegliere liberamente le tecnologie. Non più a vendor-lock-in. Tenere alla larga le tecnologie di imprenditori-politici irascibili. Che possono considerare un Paese un giorno cliente e il giorno dopo rivale politico e così di colpo – come ha litigato con Trump – spegnerci il segnale. 

Va, invece, alimentata l’indipendenza digitale italiana e europea.

Va, invece, alimentata l’indipendenza digitale italiana e europea. Come stanno già facendo diverse aziende italiane, sviluppando soluzioni proprietarie in cybersecurity e modelli e suite di AI per imprese e pubbliche amministrazioni. La strada è già segnata. Per percorrerla a lungo serve da parte del Governo, parlamentari e decisori la cultura dell’autonomia tecnologia. Non è vero che non abbiamo competenze né tecnologie. Questa fake news faceva il gioco dell’alleanza Trump-Musk. Ora popcorn per seguire le evoluzioni di questo scontro. Mentre mercoledì 11 giugno sarà in Aula al Senato il Disegno di Legge sulla Space Economy voluto dal Governo Meloni: qui si capiranno i reali effetti dello scontro Trump-Musk. Il Governo accetterà di accogliere gli emendamenti dell’opposizione per rafforzare l’autonomia satellitare europea?

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