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L’Italia è stata esclusa dai partner strategici della Germania. Ira del Governo
Italia sarebbe stata esclusa dagli alleati strategici della Germania nel nuovo patto di coalizione di governo su input della Spd: un’indiscrezione del quotidiano tedesco Die Welt che rimbalza da Berlino a Roma scatena l’ira del Governo, perché si tratta secondo Tommaso Foti di un “atto gravissimo”, anzi, come dice Antonio Tajani, di una vera e propria “scelta antieuropea”. Così si apre in poche ore anche un nuovo terreno di scontro interno con le opposizioni, colpevoli, agli occhi dei meloniani, di restare in silenzio davanti ad un “sabotaggio” politico. “È inutile che i socialisti dicano di essere europeisti” quando “cercano di dividere l’Europa che deve invece in questo momento essere unita”, rimarca Tajani, convinto che il cancelliere tedesco Friederich Merz, esponente della Cdu e della famiglia dei popolari come FI, “certamente vuole avere un ottimo rapporto con l’Italia”. Il caso esplode proprio a ridosso del primo incontro tra Giorgia Meloni e il successore del socialdemocratico Olaf Scholz che sarà a Roma nel fine settimana in occasione dell’insediamento di Papa Leone XIV.
La prima ad alzare il dito è la vicecapogruppo Fdi alla Camera Augusta Montaruli, che in Aula a Montecitorio chiede che l’esecutivo “venga a relazionare su una vicenda in cui l’Italia sarebbe stata danneggiata dalla Spd, e quindi dagli alleati e da quella famiglia politica di cui fa parte il Pd e l’opposizione al governo Meloni”. Sono i dem e il loro “silenzio”, come stigmatizza anche il presidente dei deputati Galeazzo Bignami, nel mirino dei meloniani e la questione potrebbe essere posta, alla ricerca di un chiarimento, già alla Capigruppo della prossima settimana. “Ci interessa capire”, spiega un big di Fdi, “se il Pd condivida o no questa mossa”, perché “confermerebbe che per la sinistra italiana viene prima l’antimelonismo che l’interesse nazionale”. In sostanza “o il Pd lo sapeva ed è grave, o non lo sapeva” e deve dichiarare alla presenza del Governo “se intenda fare le dovute rimostranze ai cugini politici”, perché l’esecutivo possa “far tesoro delle conclusioni di questa discussione nei rapporti con il Governo tedesco”.
Nel lungo articolo della Welt si ricostruisce la vicenda che avrebbe portato all’esclusione italiana dalla lista di Paesi con cui Berlino ha rapporti strategici. Nella bozza di accordo la Cdu aveva proposto di citare, oltre a Francia e Polonia, anche altri partner come la Repubblica Ceca e, appunto, l’Italia. Ma per volontà dei socialdemocratici tedeschi il Belpaese sarebbe stato depennato dalla lista, anche se gli stessi popolari tedeschi parlerebbero di un “errore”, ricordando che con Roma i rapporti sono stretti anche grazie al Piano d’azione firmato nel 2023.
Meloni ha sentito Papa Leone XIV: “Sosteniamo gli sforzi di pace”
L’apprezzamento e il sostegno agli sforzi della Santa Sede per la pace e la disponibilità a proseguire il lavoro avviato con Francesco sullo sviluppo etico dell’Intelligenza artificiale sono i due principali messaggi di Giorgia Meloni a Leone XIV nella prima telefonata con il nuovo Papa, a ridosso della messa per il suo insediamento di domenica, che porterà a Roma diversi Capi di Stato e di Governo, inclusi il nuovo cancelliere tedesco Friedrich Merz, il primo ministro del Canada Mark Carney e il presidente del Libano Joseph Aoun, con cui la premier avrà incontri sabato a Palazzo Chigi, come successo con altri leader in occasione delle esequie di Bergoglio. Al nuovo pontefice (che in queste ore ha sentito anche il francese Emmanuel Macron), la presidente del Consiglio ha rinnovato “le felicitazioni, personali e del Governo”, sottolineando “il legame indissolubile che unisce l’Italia al Vicario di Cristo”. Ha poi fatto riferimento sulla necessità che cessino i “conflitti in tutti gli scenari di crisi dove le armi hanno preso il posto del confronto e del dialogo”.
Le crisi in Ucraina e in MO saranno inevitabilmente al centro dei colloqui. Sabato scorso Kiev è stata la meta della missione di Merz con la coalizione dei Volenterosi per un vertice cui Meloni ha preso parte solo in videocollegamento. Questa volta, dopo il summit della Comunità politica europea cui parteciperanno entrambi a Tirana, si vedranno faccia a faccia sabato pomeriggio e sarà l’occasione per un punto sui rapporti bilaterali. Le tensioni mediorientali e la stabilizzazione del Libano si annunciano argomenti del confronto con Aoun, mentre quello con Carney arriva a un mese dal summit dei leader del G7 che il Canada ospiterà a giugno, a un anno da quello ospitato dall’Italia in Puglia, con la storica prima presenza di un pontefice alla sessione sull’Intelligenza artificiale. Meloni spera di portare avanti il persorso, rinnovando a Leone XVI “la disponibilità dell’Italia a continuare a lavorare, insieme alla Santa Sede, per uno sviluppo etico e al servizio dell’uomo dell’intelligenza artificiale”.
L’Ue e gli Usa sono pronte a nuove sanzioni alla Russia
Un pacchetto di nuove sanzioni durissime, questa volta in coordinamento con gli Stati Uniti e costruite in modo da colpire anche i Paesi terzi: l’Europa è pronta a passare a un nuovo contrattacco nei confronti di Mosca, questa volta con la sponda dell’amministrazione Trump. Vladimir Putin, è questo il comune obiettivo di Bruxelles e Washington, va portato al tavolo negoziale. E se, come sembra, i colloqui di Istanbul non saranno altro che un confuso incipit di dialogo, l’Occidente è pronto a mettere nuove sanzioni economiche sul tavolo. Ad Antalya, a margine della riunione dei ministri degli Esteri della Nato, si è parlato anche di questo. Il senatore americano Lindsey Graham ha avuto un incontro con il Quintetto, formato da Usa, Gran Bretagna, Francia, Germania e Italia; è lui che, pochi giorni fa, ha messo in campo un disegno di legge che prevede dazi al 500% sulle importazioni negli Stati Uniti dai Paesi che acquistano greggio, prodotti petroliferi, gas naturale e uranio dalla Russia, una mossa che determinerebbe un colpo mortale all’elusione delle sanzioni finora attuata dal Cremlino con la sponda dei Paesi non allineati sulla guerra in Ucraina. L’incontro potrebbe avere un seguito a Tirana, dove oltre quaranta Capi di Stato e di Governo convergeranno oggi per il summit della Comunità Politica Europea (Cpe) e dove è atteso il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in arrivo da Ankara.
Parigi, Berlino e Roma hanno già anticipato di voler concordare le nuove sanzioni con Washington: “Dobbiamo coordinare la nostra azione perché più la situazione economica russa è complicata, meno possono pagare i militari che, ripeto, guadagnano il doppio di quello che guadagna qualsiasi lavoratore russo”, ha sottolineato il Ministro degli Esteri Antonio Tajani. Il pacchetto “includerà sanzioni sul petrolio e sulle istituzioni finanziarie”, ha spiegato il ministro francese per gli Affari Ue Jean-Noel Barrot. Si tratta, per ora, di misure solo minacciate ma è vero che Donald Trump, negli ultimi giorni, ha mostrato segni di chiara irritazione nei riguardi di Putin. Ed è anche vero che la recente missione a Kiev di Emmanuel Macron, Friedrich Merz, Keir Starmer e Donald Tusk ha riacceso il motore europeo sul sostegno all’Ucraina, con la ratifica del 17esimo pacchetto di sanzioni prevista già martedì prossimo.
Vannacci e Sardone sono i nuovi vice di Salvini: la Lega si blinda
Come preannunciato nei giorni scorsi, il generale Roberto Vannacci e Alessandra Sardone affiancheranno Matteo Salvini come vicesegretari della Lega. Le scelte sono state ufficializzate nel pomeriggio di ieri al Consiglio federale del Carroccio, il primo convocato a un mese dal Congresso di Firenze che ha confermato Salvini leader per la terza volta, allungandone il mandato fino al 2029. Le nomine allargano il numero di vice a quattro, grazie a una modifica dello statuto approvato ad aprile, e che di fatto blindano il partito: “Sono molto soddisfatto”, commenta al volo Salvini. Poi conferma gli altri due vicesegretari Alberto Stefani e Claudio Durigon, uno espressione della Liga veneta, l’altro del centrosud, mentre ad Andrea Crippa, cui tocca lasciare la poltrona di vice, preannuncia “un ruolo rilevante per il bene della Lega”: tradotto, secondo fonti leghiste, potrebbe proporgli il coordinamento delle segreterie territoriali. Ma niente di ufficiale, per ora.
Riguardo a Vannacci e Sardone, la loro promozione è un premio alla fedeltà: pur con carriere diversissime, entrambi sono molto vicini a Salvini. Ed è un riconoscimento delle preferenze: alle ultime Europee, i consensi raccolti dai due, sommati, hanno superato quota 600 mila. Rispetto al legame territoriale Vannacci è più debole come ha evidenziarlo, tra le righe, Luca Zaia: “Rispetto le scelte del segretario e resto geneticamente legato al fatto che noi dobbiamo rappresentare le istanze del popolo”. Più freddo è apparso Giancarlo Giorgetti: “Se lavorerà bene saremo soddisfatti”. Certo è che, secondo alcuni della vecchia guardia, l’approdo con tanto di tessera e ruolo nella Lega adesso lo rende più “controllabile”. Che ci sia fermento nella Lega non si può negare, anche se è ancora tutta da vedere.
Le opposizioni si mobilitano per i referendum e attaccano su TeleMeloni
La segretaria Pd Elly Schlein ha riunito al Nazareno i segretari regionali per fare il punto sulle iniziative nei territori: “Siamo tutti mobilitati”. E il presidente del M5S Giuseppe Conte ha approfittato del tour elettorale in Emilia-Romagna per rilanciare l’appuntamento dell’8 e 9 giugno: “È una grande occasione, non andare a votare è una follia”. Il fronte del centrodestra è invece fermo sull’invito all’astensione (solo il partito Noi Moderati non è allineato, voterà tutti “No”), sposato anche dal governatore del Veneto Luca Zaia: “Non parteciperò alla formazione del quorum come hanno fatto loro per altre cose ad esempio per il mio referendum sull’autonomia. Ognuno è libero, io dico quello che faccio”. A tenere banco, dunque, è ancora il rischio di mancato quorum, con i promotori dei quesiti che accusano il servizio pubblico di “boicottare” l’appuntamento referendario. A rilanciare le accuse sono stati i senatori del M5S che, in Aula a Palazzo Madama, durante l’intervento del capogruppo Stefano Patuanelli hanno esposto cartelli con scritto: “Referendum oscurato, democrazia silenziata”.
Anche il Pd è tornato a battere sul ferro: “Il Governo ha paura che si raggiunga il quorum e la Rai tace” ha scritto il responsabile Informazione del partito Sandro Ruotolo, “è diventata TeleMeloni, abdica alla sua funzione pubblica e diventa megafono dell’astensionismo. È indecente”. E il deputato Pd Marco Saracino, anche lui della segreteria: “I dati Agcom sugli spazi informativi dedicati da Rai e Mediaset ai referendum sono allarmanti: meno dell’1% del tempo nei telegiornali e nei talk. Questo oscuramento mediatico è inaccettabile”. Avs è sulla stessa linea. Lunedì le opposizioni saranno in piazza a Roma con la Cgil: Schlein, Conte, i leader di Avs Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, oltre ai promotori dei referendum, il segretario della Cgil Maurizio Landini e quello di Più Europa Riccardo Magi. Faranno “propaganda” ai quesiti, ai quattro sul Lavoro, che di fatto mirano ad abolire il jobs act, e a quello sulla cittadinanza.