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Copyright, nuovo studio EUIPO sul rapporto tra AI Generativa e diritto d’autore

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L’intelligenza artificiale generativa sta rivoluzionando la produzione di contenuti, ponendo interrogativi urgenti sul diritto d’autore. Lo studio dell’EUIPO: serve maggiore equilibrio tra innovazione tecnologica e tutela dei diritti.

Il nuovo studio pubblicato dall’EUIPO sul rapporto tra AI e diritto d’autore

L’intelligenza artificiale generativa (GenAI) è in grado di generare testi, immagini, musica, codici e video che spesso appaiono indistinguibili da quelli prodotti da esseri umani. Tuttavia, questa straordinaria potenzialità tecnologica solleva interrogativi cruciali in materia di diritto d’autore: chi è il titolare dei diritti su un contenuto generato da una macchina? E, ancora prima, è lecito addestrare un algoritmo su contenuti protetti da copyright? Lo European Union Intellectual Property Office (EUIPO), l’Ufficio dell’Unione europea (Ue) per la proprietà intellettuale, ha pubblicato un nuovo studio sull’argomento, dal titolo: “The development of Generative Artificial Intelligence from a copyright perspective”.

Un rapporto che offre “spunti essenziali sull’intersezione tra diritto d’autore e AI generativa. Il suo punto di forza risiede nel suo orientamento pratico. Fornisce a decisori politici, titolari di diritti, sviluppatori di IA e intermediari dati concreti, analisi legali e raccomandazioni su come gli uffici di proprietà intellettuale come l’EUIPO possano contribuire a migliorare lo status quo. Evidenzia dove è necessaria la certezza del diritto, dove è possibile migliorare le soluzioni tecniche e di licenza e dove è essenziale un dialogo intersettoriale più approfondito. Questo non è solo uno studio, è un invito ad agire in modo coordinato e lungimirante“, ha affermato in una nota João Negrão, Direttore esecutivo dell’EUIPO.

Le opportunità di un’AI rispettosa delle regole

È fondamentale sottolinearlo sin dall’inizio: l’intelligenza artificiale non è il nemico. Al contrario, se sviluppata e utilizzata nel rispetto delle norme esistenti, può rappresentare uno strumento di potenziamento creativo, produttivo e cognitivo senza precedenti. Le sue applicazioni nel campo dell’istruzione, della ricerca scientifica, della medicina, del giornalismo e dell’arte aprono nuovi orizzonti di innovazione e democratizzazione dell’accesso alla conoscenza.

Le opportunità per i creatori sono molteplici: nuove forme espressive, assistenza nella produzione di contenuti, generazione di bozze, traduzioni automatiche, arricchimento semantico dei testi. Inoltre, si sta sviluppando un mercato emergente per i dati di addestramento, in cui i titolari di diritti possono monetizzare l’uso delle proprie opere, attraverso meccanismi di licenza e accordi contrattuali.

Sfide e zone grigie, tra trasparenza, consenso e tracciabilità

Il nodo principale risiede nella fase di addestramento dei modelli GenAI: i sistemi apprendono da vasti corpus di testi, immagini e suoni, molti dei quali sono protetti da copyright. La direttiva europea sul diritto d’autore nel mercato unico digitale (CDSM) prevede eccezioni per l’estrazione di testi e dati, ma consente ai titolari dei diritti di opporsi attraverso meccanismi di opt-out.
La sfida è garantire trasparenza: sapere esattamente quali contenuti sono stati utilizzati, in che modo e con quale licenza, se presente.

Un’altra criticità riguarda la titolarità del contenuto generato. Le leggi attuali, basate sulla centralità dell’autore umano, non riconoscono personalità giuridica alle macchine.
Dunque, chi è responsabile del contenuto prodotto da una GenAI? L’utente? Il fornitore dell’algoritmo? Oppure si tratta di opere fuori dal perimetro della protezione?
La mancanza di chiarezza crea insicurezza legale, sia per i creatori che per le imprese.

Argomenti chiave per il futuro della nostra economia, che trovano momenti di confronto e scontro anche aspro in diversi Paesi, tra cui gli Stati Uniti, che proprio in questi giorni vedono il Presidente Donald Trump al centro di critiche molto dure sul suo operato per delle decisioni piuttosto ambigue relative proprio al rapporto tra GenAI e contenuti in rete.

I danni economici potenziali

L’impatto economico di un utilizzo non regolamentato dell’IA può essere significativo. Secondo uno studio congiunto EUIPO-EPO, i settori ad alta intensità di diritto d’autore rappresentano il 6,9% del PIL dell’Ue e danno lavoro al 6,2% della popolazione attiva.
L’introduzione di contenuti generati dall’AI, soprattutto se indistinguibili da quelli originali, può svalutare le opere umane, aumentare la concorrenza sleale e ridurre le opportunità di monetizzazione per gli autori professionisti.

Nel mercato editoriale, musicale e audiovisivo, si osservano già i primi effetti distorsivi: piattaforme invase da contenuti low-cost o automatizzati, difficoltà a stabilire l’autenticità di un’opera, calo dei compensi. La mancanza di standard per la tracciabilità dei contenuti generati rende difficile proteggere i diritti, anche a posteriori.

Ruolo delle istituzioni e traghettamento verso un ecosistema più equo

In questo scenario in evoluzione, le istituzioni hanno un ruolo chiave. L’EUIPO, ad esempio, con il suo osservatorio sulla proprietà intellettuale e i progetti come la banca dati delle opere orfane e il portale delle opere fuori commercio, lavora per migliorare la trasparenza del sistema.

Dal novembre 2025, come annunciato nello Strategic Plan 2030 dell’Agenzia europea, sarà attivo anche il Copyright Knowledge Centre, che offrirà strumenti e risorse per affrontare in modo consapevole le sfide poste dall’AI.

Altrettanto importante è il contributo del regolamento europeo sull’Intelligenza Artificiale (AI Act), che introduce obblighi di trasparenza, tracciabilità e sicurezza per i sistemi di AI, comprese disposizioni sui diritti fondamentali.

Tecnologia e diritti non sono incompatibili

Il futuro della creatività digitale non deve essere vissuto come un conflitto tra uomo e macchina. La tecnologia AI, se utilizzata con rispetto e responsabilità, può diventare un alleato del diritto d’autore, non un suo antagonista.

Servono però regole chiare, interoperabilità tra sistemi, incentivi alla trasparenza e soluzioni tecniche per la rilevazione automatica della provenienza dei contenuti.

È solo attraverso una governance multilivello, basata sul dialogo tra legislatori, sviluppatori, artisti e consumatori, che potremo costruire un ecosistema sostenibile, capace di valorizzare tanto l’innovazione quanto la creatività umana.

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