il commento

L’attesa e l’urgenza del “ritorno di un Papa” tra recupero di spiritualità e crisi della politica

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In un’epoca di secolarismi vuoti e di una secolarizzazione avanzata le 50mila persone che attendono - abbracciati dal colonnato del Bernini - una "fumata bianca" (con le moltitudini dalle case di tutto il mondo), segnalano con trepidazione l'urgenza del "ritorno di un Papa" sul soglio di Pietro.

In un’epoca di secolarismi vuoti e di una secolarizzazione avanzata le 50mila persone che attendono – abbracciati dal colonnato del Bernini – una “fumata bianca” (con le moltitudini dalle case di tutto il mondo), segnalano con trepidazione l’urgenza del “ritorno di un Papa” sul soglio di Pietro.

Certo anche funzione della popolarità di Francesco che ci ha lasciato e della sua autorevolezza. Motivi che ci dicono che chiunque sarà Papa non si potrà tornare indietro rispetto alle tracce lasciate dal suo stile evangelico nella misericordia.

Nel punto di maggiore potenza tecnologica e mediatica dell’umanità (robot, AI, spazio, social), ma anche nel caos geopolitico e di crisi della politica globale questa domanda di una Autorità Spirituale non è un frutto ingenuo di una umanità spaventata e sgomenta, ma di una umanità che razionalmente chiede una voce indipendente sullo Stato di questa Terra martoriata da guerre, pandemie, crisi finanziarie e migratorie oltre che dalle ancora troppe povertà e diseguaglianze di un globale dissimmetrico.

Quindi la domanda di un nuovo Papa è anche di una spiritualità che cresce con l’incertezza, le diseguaglianze e il caos. Dunque le dense discussioni di questi giorni sul profilo del Papa che verrà avrebbe un senso se si guardasse anche a questa attesa palpitante di decine di migliaia di persone in San Pietro e altri milioni da casa, peraltro senza distinzione tra cattolici e laici, cristiani, ebrei o musulmani, tutti incollati davanti agli schermi per ricevere prima possibile la “buona novella” del nuovo Papa, del successore di Francesco e di Pietro.

Con un atteggiamento da definire di “calda protezione” – affettivamente ed emotivamente attiva – della memoria di Francesco come riferimento fondamentale per una “indicazione” sul profilo del 267° successore di Pietro per unire – soprattutto – una umanità frantumata e frastornata anche da una politica impotente e afona. Ma – paradossalmente – anche come modalità di “schermare” la crescita di una tecnologia invasiva e portatrice di tante “post verità” da un tempo che scorre irreversibilmente eppure generatore della “Grande Illusione” di un “tempo immobile e orizzontale” ipostatizzato da fiumi di post e messaggi, di immagini spesso inutili e largamente monopolizzato da quel solo 10% degli utenti delle piattaforme social che copre oltre il 75% dei post (degli “antitutto”) con effetti di radicale polarizzazione.

Una tecnologia digitale nella forma dei social che sembra disaccoppiare fatti ed esperienze dalle opinioni zampillanti delle tante post verità possibili e affollate nella nuvola virtuale del cloud ben distinte da quelle del cielo sopra Roma e monitorato da droni vaganti confusi tra i gabbiani e diffuse dalle piattaforme con troppa sufficienza e poca attenzione per es. ai soggetti deboli (bambini e anziani).

Dunque assistiamo ad una domanda di ripristino urgente di un “tempo umano” (verticale) che prenda le distanze (igieniche?) da una tecnologia invasiva e distruttiva di relazioni e incontro di un “tempo (solo) orizzontale” da scrollare attraverso immagini e replicazione di contumelie oscene e inutili che cancellano parole di speranza, accoglienza e dialogo tra e con i viventi oltre che con l’ambiente. Quindi una “fervida attesa” di una società che domanda punti di riferimento forti, autorevoli e indipendenti in questo caso per sostenere un atto di responsabilità umana ed ecclesiale di 133 cardinali che “superando ogni considerazione e interesse personale”- come dice con grande saggezza il Cardinale Re – offrano un servizio alla Chiesa e all’Umanità intera con una elezione che ridia voce agli ultimi e riaccenda speranze di pace in una responsabilità solidale di “Fratelli Tutti“.

Tanto più strategiche in un mondo caotico e conflittuale che vede un crescendo di quella “guerra a pezzi” che da tempo era stata intravista da Francesco in presenza di una crisi profonda della politica e delle democrazie che hanno ridato fiato ai tanti nazionalismi e alle troppe autocrazie inconcludenti e bellicose, in Europa (Ucraina), in Medio Oriente (Gaza) e ora anche nella polveriera nucleare nell’Indo-Pacifico (tra India e Pakistan e di una Cina affacciata a Taiwan).

Motivi dell’urgenza di una voce indipendente ed extra- politica ma non anche extra-omnes o anti-politica, che scuota le coscienze di tutti e dei potenti riaccendendo un “Sacro dimenticato” e frantumato da tanti secolarismi oscuri di uso politico-ideologico della religione e da una secolarizzazione che (anche con la Chiesa nel dialogo interreligioso) prova ad unire mondi, semantiche  e linguaggi ricomponendo quella distanza di conoscenza (razionale e spirituale) tra uomo, techne e natura, tra concreto e astratto, tra individuo e comunità, tra viventi e ambiente.

Quegli stessi potenti “accorsi frettolosamente” alle esequie di Francesco indicano (a loro insaputa) l’urgenza di una “ispirazione dall’alto autorevole e indipendente”, forse nella “consapevolezza”(vuota?) di essere interdipendenti e incapaci di agire nelle complessità emergenti.

Da qui i fremiti di un’attesa “sospesa” con il naso in su e uno sguardo concentrato sul comignolo di San Pietro per una “domanda di Sacro” molto molto terrena per la riscoperta di una verticalità e di una profondità perdute tra “essere e tempo” – direbbe Martin Heidegger – di “esseri che attendono” diversamente dai coccodrilli o dai virus che semplicemente si riproducono hic et nunc!

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