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 Cedam
 Pubblicato: maggio 2010
 Pagine: 489
 ISBN: 9788813299644
 Prezzo:  36,00
 Nello scenario evolutivo delle organizzazioni complesse, intese come:
 – imprese che operano sui mercati;
 – istituzioni che attuano, regolano e controllano le dinamiche normative;
 – servizi pubblici che assicurano connessioni funzionali al rapporto tra bisogni  e sviluppo;
 – soggetti associativi e della rappresentanza che promuovono e negoziano attorno  a valori e interessi;
 la leva comunicativa è divenuta generalmente strategica.
 Essa sviluppa funzioni in un vasto perimetro informativo, relazionale e  interattivo.
 Partecipando largamente a:
 – fasi di ascolto dell’utenza;
 – interpretazione delle condizioni generali di reputazione e ricevibilità in cui  tutti i soggetti comunicativi si collocano a
   fronte di pubblici segmentati;
 – dinamiche interpretative in cui l’organizzazione interna elabora  posizionamento competitivo.
 La comunicazione agisce sui canali presidiati dai soggetti mediatici (vecchi e  nuovi, a stampa e in rete), e naturalmente anche agendo in relazione diretta e  interattiva con l’utenza. Essa è strettamente coniugata alle funzioni del  marketing e alle funzioni relazionali ed è entrata in una stagione in  cui evolvono:
 – i suoi modelli operativi;
 – la sua cultura interdisciplinare;
 – il suo carattere trasversale;
 – il suo potere negoziale con i fattori tradizionalmente importanti della  governance.
 Imprese e Istituzioni, Convergenze e Distinzioni
 Partendo da questa constatazione di crescita – che tra l’altro determina oggi  nel mercato della formazione la distinta definizione di cento profili  professionali diversi l’uno dall’altro – l’autore apre con questo testo anche  una nuova stagione di avvicinamento metodologico tra due ambiti di sviluppo  operativo e professionale trattati tradizionalmente con forte distinzione:  quello della comunicazione di impresa e quello della comunicazione  pubblica. Una stagione che va letta a cavallo tra i due secoli, almeno per  un buon quindicennio, in cui essa è stata stimolata da alcuni fenomeni  concomitanti:
 – una certa rigidità degli ordinamenti costituzionali è stata fortemente  attraversata da globalismi e localismi nella loro trasversalità rispetto a  stati, territori e comunità così da produrre nuovi patti tra economia e  politica;
 – l’era di internet, in cui si sono costruite piste – con tecniche e  modalità di presidio comuni per tutti i soggetti che alimentano la rete – che  disintermediano tradizionali separate superfici di relazione e generano un nuovo  rapporto tra velocità e partecipazione nei processi comunicativi;
 – un processo di liberalizzazioni, per consolidare la politica di concorrenza,  si è sviluppato in Europa, cominciando a trasformare la natura dei monopoli,  trasferendo in questo territorio “misto” imprese, interessi, risorse finanziarie  e capitale umano.
 Pur mantenendo, comunicazione di impresa e comunicazione pubblica, distinti
 – gli approcci strategici,
 – la relazione con la specificità dei vincoli,
 – alcuni caratteri della deontologia,
 – la natura culturale di tecniche più orientate alla suggestione oppure al  servizio,
 si riscontrano nelle pratiche e nei profili teorici (che ne sagomano il  carattere astratto) molteplici convergenze. Si cominciano a definire ambiti in  cui ormai si sviluppano esperienze simili nella gestione delle funzioni e delle  attività comunicative tra imprese e istituzioni:
 – il presidio del brand inteso come cultura dell’identità competitiva;
 – l’uso della tecnologia nella comunicazione interna e nelle dinamiche  relazionali esterne, la tendenza a sviluppare processi interattivi nella stessa  dimensione one-to-one;
 – la riconduzione ai principi della trasparenza e della legalità come fattori  propri non solo dell’etica professionale ma anche della convenienza sistemica;
 – il territorio del marketing che sta promuovendo ambiti di avvicinamento  costruendo nuovi percorsi di social&media marketing.
 I Teatri della Pubblica Utilità
 Ma è soprattutto nella crescita dei teatri della pubblica utilità
 – materia su cui l’autore da anni va collocando i profili di sviluppo della  comunicazione pubblica;
 – materia sulla quale ha cominciato a riflettere e scrivere dalla prima metà  degli anni ottanta;
 l’ambito in cui soggetti istituzionali e soggetti di impresa (e  naturalmente quanti svolgono da entrambi i lati funzioni di generale  rappresentanza) tendono a destinare in forma distinta e convergente – ovvero  concertativa e negoziale, sinergica e conflittuale – il loro profilo  comunicativo. Un profilo che va inteso come funzione rappresentativa di  interessi, valori e diritti che costituiscono parti complementari della  impostazione e della soluzione di problemi.
 Salute, sostenibilità, educazione, cultura, turismo, traffico, servizi pubblici  territoriali, processi migratori, convivenza, sicurezza – insieme a altri ambiti  tra cui fa spicco trasversalmente la tematica della comunicazione di crisi e di  emergenza – sono divenuti ambiti di un rapporto di ineludibile intersecazione,  di mutazione di tecniche e di approcci, di costruzione di logiche rese  complementari da vari fattori:
 – il cambiamento dell’economia;
 – i nuovi diritti di cittadinanza,
 – il carattere misto delle condizioni di sviluppo di un’epoca che coniuga  mercato e ridistribuzione.
 In una logica in cui la parola pubblico non è più sinonimo di Stato ma è  espressione di “patto”tra soggetti che producono e soggetti che regolano.
 Didattica ed Esperienza
 L’autore – che è approdato all’insegnamento universitario dei processi  comunicativi nell’ambito del raggruppamento di “Economia e gestione delle  imprese” come scelta di una chiave interpretativa connessa al marketing e  connessa ai principi di organizzazione dei soggetti comunicanti – proviene da  una lunga esperienza di dirigente d’azienda misurato con esperienze di relazioni  istituzionali e di general management e di direttore generale in ambiti  istituzionali. Nel testo si mantiene – come in altre esperienze di scrittura di  un autore che ha offerto più di venti anni fa le prime strutturate riflessioni  un una disciplina fino allora ignota in Italia come la comunicazione pubblica –  l’approccio dell’esperienza manageriale declinata in riflessioni sulla relazione  tra teoria e prassi, tra indirizzo disciplinare e contaminazione degli approcci  culturali. L’obiettivo principale è qui quello di cercare di innovare  l’orientamento che ancora esprime una forte residualità sul terreno della  contrapposizione e della forte antinomia tra mondo delle imprese e mondo delle  istituzioni. La comunicazione di questi due soggetti, questa in sintesi la  conclusione, ha infatti bisogno di convergere in uno sforzo di racconto  identitario che aiuti il cittadino ad essere consumatore consapevole e a  rivendicare applicazione di diritti in cambio del concorso ad una società più  legale e più solidale.
 Comunicazione, Crisi e Crescita
 In conclusione, il testo affronta un nodo di grande attualità nel rapporto tra  comunicazione, crisi e crescita individuato come un punto qualificante del  rapporto tra comunicazione pubblica e di impresa. Questa l’ultima  considerazione:
 “In sostanza, da Obama al dibattito europeo, il nuovo equilibrio tra etica e  responsabilità pare fatto di trasparenza dei processi (comunicazione) e da nuove  regole nel rapporto tra pubblico e privato. La stagione di confronti che matura  accompagnerà certamente la crisi e il suo augurabile superamento. Le  indicazioni, qui appena accennate, sono tuttavia sufficienti per fornire una  chiave di lettura al tema di fondo del nostro approccio. La comunicazione come  leva strategica non è mai una sovrastruttura, ma è una componente dei processi  istruttori e decisori nel sistema sociale, nel sistema delle imprese, nel quadro  istituzionale. Attorno ai nodi del perdurare della crisi e delle potenzialità di  tornare a crescere anche in questo campo si disegnano parametri per comprendere  se questa leva è gestita bene (allargare i profili di chiarezza e di  responsabilità) o male (perpetuare l’oscurità dei processi e sviare le  responsabilità). Un conflitto antico e con esito anche questa volta incerto“.
 (Dalla quarta di copertina)
Stefano Rolando, è professore di ruolo nel raggruppamento di Economia e gestione delle imprese (idoneità 2001 in concorso bandito dalla facoltà di Economia di Ca’ Foscari a Venezia), dopo aver avuto – insieme a esperienze di insegnamento in Italia e all’estero – un lungo percorso professionale di management in imprese (dirigente alla Rai, direttore centrale delle relazioni esterne all’Olivetti e direttore generale dell’Istituto Luce, dopo cinque anni di attività creativa nel settore della comunicazione di impresa per grandi gruppi industriali italiani pubblici e privati, come Fiat e Iri) e in istituzioni (per dieci anni direttore generale dell’informazione alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, poi direttore generale alla Regione Lombardia e segretario generale della Conferenza dei Presidenti delle Assemblee regionali). Chiamato dall’Università IULM di Milano insegna Teoria e tecniche della comunicazione pubblica e Politiche pubbliche per le comunicazioni, dirige (dal 2002) il Master in Management della comunicazione sociale, politica e istituzionale ed è dal 2004 segretario generale di Fondazione Università IULM (ricerca applicata e formazione continua, con membership costituita da IULM insieme a Assolombarda, Camera di Commercio di Milano, Unione del Commercio, CTS, Provincia di Milano e Regione Lombardia). Ha pubblicato testi universitari, professionali e di ricerca dagli anni settanta. È stato opinionista di grandi quotidiani e consigliere di ministri (dal 1998 al 2008). Dirige dal 1998 il trimestrale Rivista italiana di comunicazione pubblica (FrancoAngeli). Dal 2006 è membro del Consiglio superiore delle Comunicazioni e presidente del consiglio scientifico di Forum PA. Dal 2007 è rappresentante italiano nel comitato scientifico dell’Unesco-Bresce con presidio del settore della comunicazione.


