l'intervista

Recovery Plan. F. De Leo: ‘Quali investimenti? L’Italia cambi passo o quando il futuro arriverà ci troverà impreparati’

a cura di Raffaele Barberio |

Il Governo non è stato in grado di comunicare all’Europa ed ai mercati le proprie proposte in merito al cosiddetto Recovery Plan, e si è presentato con almeno 3 punti di ingiustificata debolezza. Un disarmante deficit di contenuti. Un vuoto di governance, che per l’Unione Europea è un punto importante di qualificazione.

Tradizionale appuntamento settimanale con Francesco De Leo, Executive Chairman di Kauffman & Partners di Madrid, quest’oggi centrato sulle aspettative del Recovery Plan e il contesto della crisi di governo che ne sta segnando la definizione e formalizzazione in vista della consegna a Bruxelles per le valutazioni della UE.

Key4biz. Nelle ultime settimane si è aggravata la crisi del Governo Conte. Oggi e domani si andrà alla conta in Parlamento. Quali sono le implicazioni di questa crisi e come reagiranno i mercati internazionali?

Francesco De Leo. I mercati e gli investitori sono tendenzialmente abituati alla volatilità dei governi di coalizione, in particolare quando si tratta dell’Italia. Non ci sono, ancora per il momento, segnali significativi di un cambio di rotta o di disaffezione dei mercati nei confronti del nostro Paese. Ma temo che sia la calma, prima della tempesta. E questa volta è differente, si rischia la tempesta perfetta.

Key4biz. Tutto sommato come lei riconosce, c’è una certa assuefazione alla instabilità politica italiana. Perché dovrebbe esserci una percezione differente rispetto al passato?

Francesco De Leo. Perché la terza ondata della pandemia è una realtà e colpisce tutte le economie dell’Eurozona, che arrivano già indebolite da un anno, il 2020, che si sperava fosse definitivamente archiviato. E ora, a livello di aspettative, nonostante le notizie sui piani nazionali di vaccinazione, numeri alla mano è chiaro che fino agli inizi del 2022 non si raggiungerà l’immunità di gregge. In un contesto del genere l’instabilità italiana pesa.

Key4biz. E tutto questo che implicazioni comporta?

Francesco De Leo. Nella sostanza, è da escludere per l’Italia una ripresa o un’inversione di tendenza sulla base di un rimbalzo dei consumi. Le previsioni del Governo italiano, presentate agli inizi di settembre dello scorso anno al Forum Ambrosetti a Cernobbio, che prevedevano un rallentamento del calo del PIL al 6,7% sono state smentite dai numeri. È stato certificato che il PIL del Paese è sceso del 9.2%.

Key4biz. Non è uno scostamento di poco…

Francesco De Leo. E infatti mercati ed investitori si chiedono come sia stato possibile sbagliare le previsioni di quasi il 50%. In genere, sarebbe auspicabile maggiore prudenza. Ma così è stato e questo ha allertato sia Bruxelles che la BCE. L’unica strada percorribile, in uno stato prolungato di debolezza sistemica, è quella del rilancio di una stagione di investimenti infrastrutturali. Ma il timore della comunità finanziaria è che il Governo non sia in grado di esprimere una visione unitaria mirata alla trasformazione del Paese. Si rischia di arrivare tardi agli appuntamenti con l’Europa e con un Piano che non risponde ai requisiti richiesti dall’Europa.

Key4biz. Si direbbe che si sia creato un progressivo disincanto dell’Europa e dei mercati nei confronti dell’Italia. Ma è davvero così?

Francesco De Leo. Purtroppo è così. E non è un problema legato alla crisi politica in cui è stato fatto precipitare il Paese, in queste settimane. Sarebbe stato opportuno evitare il problema, ma una circostanza del genere è sintomo di un malessere più profondo e diffuso.

Key4biz. In che senso?

Francesco De Leo. Il Governo non è stato in grado di comunicare all’Europa ed ai mercati la coerenza delle proprie proposte in merito al Piano di Rilancio e Resilienza, il cosiddetto Recovery Plan, e si è presentato con almeno 3 punti di ingiustificata debolezza. Innanzitutto emerge un disarmante deficit di contenuti. Secondariamente, non è stato sciolto alcun nodo sullo schema di governance, che per l’Unione Europea è un punto importante di qualificazione. Infine emergono in modo chiaro le tradizionali insufficienze in termini di piano d’azione, che si tradurranno nelle tradizionali incapacità di project management.  La crisi innestata da Matteo Renzi ha solo portato alla luce le ambiguità e la scarsa trasparenza del Recovery Plan e i mercati ne hanno inevitabilmente preso nota.

Key4biz. Un giudizio molto severo…

Francesco De Leo. Guardi, i mercati e gli osservatori internazionali non sono partigiani dell’una o dell’altra fazione politica. Tutti hanno gli occhi puntati sull’Italia, perché il peso economico e la criticità di un’eventuale crisi finanziaria italiana ha una magnitudo, come impatto, che non è stata quella della Grecia. Gli osservatori si concentrano su piani e i risultati: quando si legge dalla stampa nazionale che il Recovery Plan è stato oggetto di una profonda revisione negli ultimi 20 giorni, sulla base dei 62 punti (cosi è stato riportato) presentati da Italia Viva, ci si chiede quale fosse l’architettura e l’impostazione originale, se si è dovuto procedere ad una così profonda revisione. È un po’ come quando si progettano le barche di Coppa America: se l’impostazione iniziale è sbagliata, difficilmente le correzioni successive portano a realizzare una barca vincente.  È cosi è stato anche questa volta, nel caso del Recovery Plan.

Key4biz. E poi ci sono i punti critici a cui faceva prima riferimento. È così?

Francesco De Leo. Si, è così. I mercati non apprezzano ambiguità sui temi della governance nell’amministrazione dei fondi, parte del Next Generation EU.  Si tratta del più grande piano di rilancio dai tempi del Piano Marshall. È naturale che i mercati chiedano chiarezza e coerenza sugli obiettivi e trasparenza sulla governance. Si tratta sempre e comunque di ulteriore debito e non è un fattore irrilevante per un Paese, come il nostro, che a fine 2021 raggiungerà la soglia del 176% del rapporto debito/pil: nello specifico, per fare un esempio, il Primo Ministro Spagnolo, Pedro Sanchez, ha comunicato ufficialmente che accederà solo ai 70 miliardi di euro di sovvenzioni (ovvero a fondo perduto), sui 170 miliardi di euro assegnati alla Spagna. Ma non c’è solo questo, che è suonato come un campanello di allarme per l’Europa ed i mercati. Il Governo italiano ha presentato a dicembre, e poi in seguito ritirato, la proposta di costituire una Task Force di 300 manager, al di fuori dei Ministeri competenti, alimentando i peggiori timori dei nostri partner europei sulla effettiva capacità di indirizzo e di spesa del Governo attualmente in carica.

Key4biz. E secondo lei il Governo ha questa consapevolezza, o meglio, sta correndo ai ripari?

Francesco De Leo. In realtà, si ha più la sensazione che il Governo viva questa fase del proprio percorso politico in una “bolla”, lontano dalla realtà dei mercati. Anziché aprire a un confronto sui contenuti, è affannosamente alla ricerca dei voti necessari per la propria sopravvivenza. Tutto legittimo, in una democrazia parlamentare, ci mancherebbe altro. Ma quando i mercati e gli osservatori vedono i nomi che circolano sulla stampa nazionale come stampella del Governo in carica e ne valutano il curriculum, la sensazione è quella di un ritorno al passato, a una nuova stagione di “clientelismo” istituzionale.

Key4biz. Quindi, secondo lei, il contesto in cui ci muoviamo è un ritorno al passato? E perché c’è davvero così poco “futuro” nel Piano di Resilienza e di Rilancio?

Francesco De Leo. Per il momento, il Piano in oggetto è fondamentalmente una lista della spesa, che traduce quello che inglese si dice “laundry list”. Troppi investimenti a pioggia, poche scelte di fondo, proprio quando il Paese avrebbe bisogno di concentrare gli sforzi su 2-3 scommesse importanti. Ma questa, sostanzialmente, è stata fino ad oggi, la “cifra” del Governo attualmente in carica: temporeggiare, allungare i tempi e non scontentare i diversi portatori di interessi. In un mondo piatto (a flat world) e attraversato da cambiamenti senza precedenti, il futuro arriva inatteso e presenta il conto. È solo questione di tempo.

Key4biz. Ci spieghi meglio?

Francesco De Leo. Le faccio un esempio su tutti. L’industria italiana dell’aerospazio è fra le prime al mondo. In Europa ce la giochiamo con i francesi e la Germania insegue. Se Jeff Bezos ed Elon Musk stanno investendo così pesantemente sull’aerospazio è perché da lì emergono i cambiamenti che disegnano il futuro del nostro pianeta. Lo sviluppo delle costellazioni di satelliti di nuova generazione e l’esplorazione aereospaziale hanno un ruolo fondamentale nella previsione dei cambiamenti climatici, che stanno mettendo a dura prova il pianeta.  Abbiamo delle eccellenze di assoluto valore mondiale nelle nostre università e centri di ricerca che possono stare alla frontiera del mondo, al contrario di quella che è la “vulgata” diffusa nelle conversazioni da salotto. Sarebbero un merito del Governo, se queste competenze di punta venissero messe nelle condizioni di esprimere al meglio il proprio valore. C’è ancora tempo per correggere il Recovery Plan. Speriamo che il Governo faccia la propria parte. Non è mia intenzione alimentare polemiche sterili, ma penso che tutti, al di là degli schieramenti, possano essere d’accordo che c’è una differenza sostanziale fra la costruzione di un parcheggio in più da a Benevento e il rilancio del ruolo dell’Italia nell’esplorazione aereospaziale o nella ricerca sulle applicazioni di rete del 5G e 6G.

Key4biz. A questo punto è inevitabile chiederle quali siano le sue previsioni?

Francesco De Leo. Il rischio è che al di là di come si risolverà la partita in Senato oggi, il Governo attuale ne uscirà comunque indebolito. Se così sarà e non si materializzerà quel cambio di passo che molti si attendono in Europa, è facile prevedere che dalla seconda metà di febbraio lo spread riprenderà a correre, in particolare se la pandemia porterà a successivi lockdown. Quindi, per marzo la crisi presenterà il conto, e ci si dovrà interrogare se non è arrivato il momento di un governo di “salvezza nazionale”. Il futuro, come ripeto spesso, arriva in anticipo e presenta il conto. Occorre farsi trovare preparati. Ne va del destino delle prossime generazioni. Non ci si può più permettere di temporeggiare. È arrivato il momento della responsabilità nelle decisioni per il futuro del Paese. E questo vale per noi tutti.