5G Italy

5G Italy. Nicola Blefari Melazzi (CNIT) e Gaetano Manfredi (MIUR) su 5G, ricerca e trasformazione digitale

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Al via la terza edizione del 5G Italy promosso dal CNIT. Nicola Blefari Melazzi, direttore del CNIT: ‘Il 5G non sono soltanto telefonini e antenne. Ruolo fondamentale dell'Università per il Recovery Fund’. Gaetano Manfredi, Ministro del MIUR: ‘Abbiamo bisogno di grandi reti transnazionali, come il CNIT’.

Dei 209 miliardi attesi all’Italia dal Recovery Fund oltre 40 miliardi dovranno essere spesi nel Digitale sia nelle infrastrutture che nei servizi. E gli investimenti per il 5G sono stati indicati dalla Commissione europea come prioritari insieme alle nuove reti in fibra fino a casa. Ma come spenderà questi soldi l’Italia? Con quali progetti? Cosa ne pensano i maggiori stakeholders e players dell’industria? Quali sinergie tra digitale e green ed economia sostenibile?

Sono questi i temi al centro della terza edizione del 5G Italy, aperta questa mattina dal Direttore del CNIT Nicola Blefari Melazzi, e da Gaetano Manfredi, Ministro dell’Università e della Ricerca. Duemila iscritti quest’anno.

5G, ricerca e trasformazione digitale

“Crediamo fortemente che le università possano dare un contributo importante nella gestione dei fondi del Recovery Fund – ha detto Nicola Blefari Melazzi – il CNIT è proprietà delle 37 università che lo compongono, non c’è competizione interna. Possiamo contare su sei laboratori a li vello nazionale, 1300 ricercatori, più di 100 impiegati. Abbiamo in essere 57 progetti e gestiamo direttamente fondi europei per 60 milioni di euro”.

Un grande bagaglio di conoscenze, quello del CNIT, impegnato in diversi ambiti di ricerca: dall’AI all’IoT, passando per cybersecurity e 6G, quantum communication, fotonica a Pisa, grafene. Numerosi gli ambiti di sperimentazione, dalla logistica portuale alla telemedicina.

Blefari Melazzi: ‘5G grande rivoluzione, è un abilitatore di nuovi servizi’

Il 5G sarà una grande rivoluzione. “Sul 5G abbiamo bisogno di una visione completa – aggiunge Blefari Melazzi – dobbiamo guardare non soltanto all’AI e alla blockchain ma prima di tutto all’infrastruttura di rete che è il substrato necessario per lo sviluppo dei nuovi servizi. Non ci sarebbe il telepass senza l’autostrada. Abbiamo bisogno di più antenne sul territorio e di più laureati in materie STEM. Il 5G consentirà di creare nuovi servizi, come ha fatto in passato l’elettricità”.

Ed è per questo, per creare i nuovi servizi del futuro, che il mondo della ricerca e dell’università nel settore delle Tlc ha bisogno di finanziamenti e sgravi fiscali. “Bisogna portare la nuova tecnologia ovunque, anche al Sud e a tutte le Pmi – chiude il Direttore del CNIT – Bisogna coinvolgere il mondo accademico, insieme all’industria, nel Recovery Fund. Bisogna rivalutare le telecomunicazioni in Italia per tornare agli antichi fasti”.

Gaetano Manfredi (Miur): ‘Servono grandi reti transnazionali, come quella del CNIT’

Dal canto suo, il Ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi dà atto al CNIT del suo ruolo transnazionale. “Abbiamo bisogno in questo momento storico di grandi reti transnazionali come quella del CNIT – ha detto il ministro Manfredi – Questa necessità di fare massa critica a livello europeo pone il problema del partenariato pubblico-privato. Dobbiamo metterlo in atto nel nostro paese, con capacità innovativa”. Oggi, nel contesto di tumultuosa trasformazione digitale in cui viviamo, è necessario ridurre al minimo i tempi del time to market e del cosiddetto trasferimento tecnologico. Ed è in questo senso che in ottica di recovery Fund è necessario “mettere insieme tutti i luoghi, fisici e virtuali, per la cooperazione fra ricerca applicata e creazione d’impresa in termini di spin off e startup”, ha aggiunto Manfredi. Il Ministro ha poi posto l’accento sull’occasione storica rappresentata dai fondi del Recovery Fund per investire sul mondo della formazione e dell’aggiornamento trasversale e multidisciplinare in nuove conoscenze che riguarda AI, IoT e blockchain. “Dobbiamo pensare al divario digitale che è anche un divario sociale – conclude Manfredi – serve una formazione completa e continua della società”.