eBook: tribunale USA accoglie class action contro Apple per sospetto cartello

di Raffaella Natale |

Per il giudice Denise Cote, ‘Esistono fondate ragioni per ritenere che Apple sia parte integrante di questo complotto, nato per eliminare la concorrenza nella vendita al dettaglio’.

Stati Uniti


eBook su iPad

Un giudice della Corte federale di New York ha accolto la class action presentata da un gruppo di consumatori contro Apple e cinque editori, con l’accusa d’aver fatto cartello, alzando il prezzo degli eBook a loro danno.

“Esistono fondate ragioni per ritenere che Apple sia parte integrante di questo complotto nato con l’intento di eliminare la concorrenza nella vendita al dettaglio, obbligando i consumatori a ‘pagare un prezzo più alto’ per alcuni libri digitali”, ha spiegato il giudice Denise Cote.

“Un’intesa illegale – ha aggiunto – in quanto consentirebbe un controllo orizzontale dei prezzi”.

 

La denuncia era stata depositata ad agosto presso un tribunale della California e coinvolge, oltre ad Apple, gli editori HarperCollins, Hachette Book Group, MacMillan, Penguin e Simon & Schuster.

 

Su questo presumibile cartello stanno indagando anche le Autorità Antitrust degli Stati Uniti e della Ue (Leggi Articolo Key4biz).

Fino al 2010, anno in cui Apple ha lanciato l’iPad, il mercato americano delle edizioni digitali era largamente dominato da Amazon, che aveva praticato una politica molto aggressiva di tagli sui prezzi per incentivare le vendite del proprio eReader Kindle.

Il sito di eCommerce comprava, infatti, i titoli dagli editori e fissava poi il prezzo a cui vendere al dettaglio, solitamente 9,99 dollari per eBook. In alcuni casi accadeva anche che vendesse in perdita.

Poi Apple, hanno spiegato le autorità americane, “ha compreso d’avere un interresse in comune con gli editori”.

“Insieme, Apple e gli editori, hanno raggiunto un accordo che ha consentito di annullare la concorrenza (quello che volevano tutti), alzare nettamente i prezzi dei libri digitali (quello che volevano gli editori), e fissare un 30% fisso per Apple su ogni eBook venduto (quello che voleva Apple)”.

 A seguito di questo nuovo modello di distribuzione, Amazon era stata costretta ad allinearsi alle condizioni offerte da Apple agli editori.

Dopo mesi di silenzio, ad aprile la società di Cupertino è uscita allo scoperto per dire che si tratta di insinuazioni “semplicemente false” (Leggi Articolo key4biz)

Natalie Kerris, portavoce del gruppo, ha detto che “il lancio dell’iBookstore nel 2010 ha supportato l’innovazione e la concorrenza, ponendo fine al monopolio di Amazon nel settore dell’editoria”.

Ma l’Antitrust statunitense, così come quello europeo, sostengono diversamente che la strategia messa in piedi da Apple, che permetteva agli editori di stabilire i loro prezzi, richiedendo però che essi non vendessero i loro eBook a prezzi inferiori altrove, abbia costretto i consumatori a pagare cifre molto più alte di quelle che in realtà avrebbero dovuto corrisponde (Leggi Articolo Key4biz).

 Il responsabile per la concorrenza presso il Ministero USA di Giustizia, Sharis Pozen, ha spiegato che “La cospirazione ha avuto l’effetto di alzare il prezzo dei libri digitali dall’oggi al domani”, portando gli utenti a pagare da 2 a 3 dollari in più per titolo digitale.

“Insieme, Apple e gli editori, hanno raggiunto un accordo che ha consentito di annullare la concorrenza (quello che volevano tutti), alzare nettamente i prezzi dei libri digitali (quello che volevano gli editori), e fissare un 30% fisso per Apple su ogni eBook venduto (quello che voleva Apple)”.

Adesso al dossier si sono aggiunti nuovi documenti dai quali emergerebbe che il defunto fondatore di Apple Steve Jobs avrebbe addirittura chiesto a un editore di ritirare i propri libri da Amazon.

“Unitevi ad Apple – avrebbe detto Jobs – e realizzeremo un nuovo mercato“, portando “i prezzi degli eBook a 12,99 e 14,99 dollari”.

 

Ricordiamo che insieme ad Apple, sono stati citati in giudizio gli editori Penguin e Macmillan. Mentre Hachette, Harper Collins e Simon & Schuster hanno raggiunto un accordo stragiudiziale con il DOJ per evitare il processo.