Telecom Italia: ‘Tim Brasil strategica, voci su vendita infondate’

di Paolo Anastasio |

L’amministratore delegato Marco Patuano smentisce i rumors su “presunti progetti di deconsolidamento e/o valorizzazione totale o parziale dell’asset brasiliano”. La relazione sugli accordi fra Telco e Telefonica saranno illustrati nel cda del 5 dicembre.

Italia


Marco Patuano

“I rumors  di presunti progetti di deconsolidamento e/o valorizzazione  totale o parziale dell’asset brasiliano sono illazioni  destituite di fondamento”. Lo si legge in un comunicato diffuso questa mattina da Telecom Italia, su richiesta della Consob, che smentisce le indiscrezioni sulla possibile vendita del business carioca, precisando che non ci sono  “contatti in corso con potenziali acquirenti e non sono  pervenute offerte d’acquisto, sia pure unsolicited”. Nel comunicato odierno la società guidata da Marco Patuano ribadisce la strategicità della partecipazione in Tim Brasil.

 

La nota odierna di Telecom Italia arriva in risposta alla richiesta del 28 novembre scorso da parte della Consob di informazioni aggiuntive su bond convertendo, vendita  Argentina e rumor su cessione Brasile.

 

Tim Brasil

In Brasile Telecom Italia e Telefonica continuano a essere  concorrenti e parti di un confronto leale, nel rigoroso rispetto delle discipline locali”, in particolare degli accordi presi col Cade, l’Antitrust brasiliano, il 28 aprile 2010.

In merito al parere del Cade, l’authority brasiliano che, prendendo in considerazione la modifica degli accordi Telco-Telefonica lo scorso 24 settembre, ha proposta  per il gruppo spagnolo una multa e l’alienazione delle azioni  Telco, Telecom “si astiene, allo stato, dal commentare un  procedimento amministrativo ancora nelle sue fasi iniziali,  di cui è oggetto, piuttosto che parte attiva e che peraltro sta monitorando con attenzione, in coerenza con le  raccomandazioni altresì del Comitato per il controllo e i rischi”. Telecom Italia ricorda che quest’ultimo ha nominato un  advisor legale indipendente per monitorare gli sviluppi delle possibili conseguenze per la società degli accordi  intercorsi tra i soci di Telco il 24 settembre e ha “chiesto  di riferire in materia nel cda convocato per il 5 dicembre prossimo, in vista dell’assunzione di ogni determinazione eventualmente opportuna”.

 

Vendita di Telecom Argentina

L’operazione di vendita di Telecom Argentina “non si qualifica come operazione con parte correlata”, anche se “è pacifica la sussistenza di interessi, sia pure indiretti, degli amministratori”, ovvero i consiglieri espressione di Telefonica, Caesar Alierta e Julio Linares e il consigliere Gabriele Galateri di Genola, con riferimento a Generali. Così Telecom Italia, riferendosi, per quanto riguarda le Generali, socio di Telco, alle “relazioni” con il gruppo Werthein, azionista indiretto di Telecom Argentina attraverso la partecipazione in Sofora, in particolare alla presenza di un credito del primo nei confronti del secondo.

Questi rapporti sono stati spiegati da Galateri nel corso del cda del 7 novembre e approfonditi l’11 novembre in un consiglio di amministrazione “telefonico”, che si è chiuso (nonostante il voto contrario di Lucia Calvosi e Luigi Zingales) con la decisione che “la fattispecie non fosse connotata dalle caratteristiche proprie delle operazioni con parti correlate” e che “anche alla luce della disclosure integrativa effettuata dal consigliere Galateri in merito all’interesse nell’operazione di Assicurazioni Generali, la cessione fosse conveniente per Telecom Italia”, confermando pertanto il mandato conferito al cda il 7 novembre a procedere con la vendita dell’Argentina.

 

Bond convertendo

L’operazione di bond convertendo “si è strutturata come prestito offerto in maniera indifferenziata agli investitori qualificati, con espressa indicazione che agli investitori qualificati che fossero già soci e che ne avessero fatta richiesta le banche incaricate del collocamento potessero concedere in sede esecutiva un trattamento prioritario nel processo di allocazione delle obbligazioni”. Così Telecom Italia nel comunicato diffuso questa mattina su richiesta Consob. Piena coincidenza di denominazione fra ente sottoscrittore del prestito convertibile e azionista iscritto a libro soci – precisa Telecom – si è avuta soltanto rispetto a soggetti titolari di circa 768 milioni azioni ordinarie pari al 5,726% circa del capitale e l’applicazione del trattamento prioritario nel processo di allocazione è stata richiesta da un totale di  tre sottoscrittori, tra cui Telefonica.

Difficile identificare gli investitori: “limiti intrinseci delle evidenze a libro soci e la natura differenziata dei sottoscrittori del prestito (fra i quali alcune società di gestione del risparmio) rende impossibile l’identificazione del numero di azioni della società di cui siano effettivamente beneficial owner e/o possano direttamente o indirettamente disporre i gruppi economici in cui sono eventualmente inseriti”.

In merito alla sottoscrizione del convertendo da parte del fondo Usa Blackrock, “benché il comunicato diffuso dalla società il 7 novembre precisasse che il collocamento sarebbe avvenuto al di fuori degli Stati Uniti” (oltre ad Australia, Canada e Giappone), Telecom Italia sottolinea che la decisione è stata presa vista “l’elevata qualità dell’investitore” e “la circostanza che esso si è reso disponibile ad acquistare i titoli nonostante l’assenza di un’offerta registrata negli Usa, in virtù di una esenzione richiamata anche nel disclaimer in calce al comunicato che annunciava il lancio dell’iniziativa”.

 

Asati: ‘A noi la delega di Franco Bernabè in assemblea sulle sue azioni Telecom’

Franco Bernabè, ex presidente esecutivo di Telecom Italia,  ha annunciato l’intenzione di affidare ad Asati la delega per le proprie azioni ordinarie in occasione dell’assemblea del 20 dicembre prossimo.

Lo rende noto l’associazione dei piccoli azionisti, sottolineando che si tratta di “un atto che, unito ai numerosi messaggi di stima che riceviamo in continuazione dai dipendenti della società e dagli azionisti esterni iscritti ad Asati, rafforza le convinzioni che la nostra associazione stia perseguendo con efficacia gli obiettivi da sempre da noi perseguiti, ovvero trasformare Telecom Italia in una public company”.

“Le dimissioni del 3 ottobre scorso dell’ex presidente di Telecom Italia sono sostanzialmente riconducibili all’impossibilità con l’azionista Telco di fare della nostra società una vera public company – prosegue la nota di Asati – prendendo delle decisioni sempre potenzialmente in conflitto di interesse. La nostra battaglia continuerà ancora più convinta e ferma con il sicuro convincimento che alla fine Telecom Italia nell’interesse delle minoranze, dei suoi dipendenti e dell’intero Paese diventerà una public company”.