Tlc: gli operatori puntano sul cavo per essere competitivi

di Alessandra Talarico |

Le infrastrutture via cavo, snobbate in Italia per la concorrenza che avrebbero portato nel mercato Tv, sono tornate negli ultimi tempi al centro dell’interesse dell’industria delle comunicazioni. Negli Usa mega merger da 45 mld di dollari.

Europa


Quadruple Play

Si è detto più volte che l’Italia è indietro in tutte le classifiche sulla banda larga anche perché non esistono nel nostro paese reti via cavo che avrebbero permesso di sviluppare prima e più velocemente il web ad altissima velocità: ce lo ricorda puntualmente ogni anno l’Ocse, lo ha più volte sottolineato l’ex presidente di Telecom Italia, Franco Bernabè e ne ha parlato anche il Mr Agenda Digitale del precedente Governo, Francesco Caio.

Le infrastrutture via cavo, snobbate nel nostro paese per la concorrenza che avrebbero portato nel mercato televisivo, sono tornate negli ultimi tempi al centro dell’interesse dell’industria delle comunicazioni, come dimostra oltreoceano la mega fusione da 45 miliardi di dollari – in attesa di approvazione – tra Time Warner Cable e Comcast – che darà vita a un colosso da 30 milioni di abbonati.

E anche in Europa, dove le telco sono a caccia di nuove fonti di revenues e puntano sul ‘quadruple play’ (Tv, telefonia mobile e fissa e internet) il mercato è in fermento, come dimostra l’attivismo di Vodafone che lo scorso anno ha messo sul piatto 7,7 miliardi di euro per acquisire Kabel Deutschland e sta ora puntando sulla spagnola ONO, per la quale potrebbe spendere più o meno la stessa cifra. Sempre a ONO guarda anche il magnate americano John Malone di Liberty Media che sta facendo man bassa di operatori via cavo del Vecchio Continente, a cominciare da Virgin Media (17,8 miliardi di euro) passando per l’olandese Ziggo (10 miliardi)

 

L’interesse degli investitori per le società via cavo, dunque, cresce. Per due motivi: uno tecnico e uno strategico.

Il primo è legato principalmente al boom di smartphone e tablet, in virtù del quale sono sempre più numerosi i dispositivi connessi all’interno di una famiglia. Per assicurare un servizio di qualità c’è bisogno di banda a volontà e le reti Adsl non sono sempre all’altezza di questo carico di dati. È per questo che le telco stanno virando verso la fibra, che richiede però pesanti investimenti. Gli operatori via cavo – dove ci sono – hanno invece il vantaggio di aver investito nelle loro reti da 30 Mbps già nel decennio scorso. Il cavo offre quindi velocità ultrabroadband a un prezzo competitivo rispetto alla fibra e per portare la velocità nell’ordine dei 100 Mbps è sufficiente arrivare con la fibra in prossimità delle abitazioni, con la tecnologia FTTB (fiber to the building) senza sostituire tutte le linee in rame come prevede invece l’FTTH.

 

La seconda ragione per cui il cavo è tornato ad essere ‘appetitoso’ è strategica e si lega all’era della ‘convergenza’. Per essere veramente competitivo, un operatore non può più pensare di essere ‘solo fisso’ o ‘solo mobile’ ma deve puntare a diventare il vettore attraverso il quale il cliente ottiene tutto ciò che gli serve: servizi Tv, di telefonia mobile, fissa e internet ad alta velocità.