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6G, la Germania mette al bando Huawei e ZTE dalle nuove reti

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Il cancellerie tedesco Friedrich Merz ha detto che la Germania non userà tecnologie cinesi per realizzare le nuove reti 6G.

Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha messo al bando le tecnologie cinesi di Huawei e ZTE dalle nuove reti mobili 6G. La decisione di Berlino è in linea con la posizione della Ue che punta su una sovranità digitale sempre più centrale nelle politiche di Bruxelles. I fornitori cinesi sono classificati ad alto rischio.

Non più tardi della scorsa settimana la Commissaria Ue alla Sovranità Digitale Henna Virkkunen ha detto che l’Esecutivo sta valutando se trasformare il toolbox sul 5G del 2020, che raccomandava agli stati membri di evitare tecnologie cinesi per le reti, in una raccomandazione cogente. Un divieto tout court, molto più netto, verso le apparecchiature extra Ue.

Sovranità digitale Ue

Per questo motivo la decisione tedesca sul 6G è in linea con un sentiment sempre più diffuso a livello europeo, finalizzato a porre dei paletti sempre più rigidi nei confronti di tecnologie extra Ue quanto meno sul versante delle tecnologie di comunicazione wireless, dove le alternative europee (Ericsson e Nokia) non mancano.

Dopo molti rinvii, lo scorso anno il governo tedesco ha concordato una tempistica per la rimozione della tecnologia cinese dalle reti 5G del Paese: le reti core mobili dovranno essere libere da sistemi forniti da Huawei o ZTE entro la fine del 2026, mentre l’infrastruttura della rete di accesso radio (RAN) 5G delle società di telecomunicazioni tedesche dovrà essere libera da funzionalità di gestione di rete “critiche” entro la fine del 2029 (dando alle società di telecomunicazioni la possibilità di continuare a utilizzare hardware cinese se gestito da software di gestione non cinese).

6G, senza fornitori cinesi costi rete aumentano fino al 20%

La logica del governo tedesco è che le scadenze graduali diano alle società di telecomunicazioni e ai fornitori di servizi il tempo necessario per apportare i grandi cambiamenti che comportano la rimozione e la sostituzione delle apparecchiature cinesi dalla rete più ampia.

Il governo tedesco ammette inoltre che le esclusioni di apparecchiature ipotizzate per la rete 6G aumenteranno i costi di implementazione fino al 20%, poiché aziende come Deutsche Telekom dovranno approvvigionarsi di infrastrutture da produttori e fornitori di apparecchiature europei o da una rosa ristretta di fornitori non cinesi ufficialmente approvati.

Bando cinese in Finlandia

In un recente rapporto, la Commissione Europea (CE) ha indicato che l’iniziativa della Finlandia di eliminare i componenti cinesi dalla sua rete centrale ha comportato costi di sostituzione superiori del 15-25% rispetto a quelli che si sarebbero verificati se i prodotti Huawei fossero rimasti in loco. Bloomberg riporta che Merz, intervenendo la scorsa settimana a una conferenza a Berlino, ha chiarito la politica in modo cristallino. Ha dichiarato: “Abbiamo deciso all’interno del governo che, ovunque sia possibile, sostituiremo i componenti, ad esempio nella rete 5G, con componenti di nostra produzione. E non consentiremo l’uso di componenti provenienti dalla Cina nella rete 6G”. Ha aggiunto che la Germania sta collaborando con le autorità francesi per ridurre la dipendenza nazionale non solo dalla Cina, ma anche dagli Stati Uniti e dalle grandi aziende tecnologiche eccessivamente dominanti.

Fondi pubblici a Deutsche Telekom per sostituire Huawei?

Il passaggio al controllo totale e inequivocabile sulle tecnologie critiche a livello nazionale e regionale sta guadagnando slancio, mentre l’autosufficienza, l’indipendenza e la sovranità digitale diventano priorità nell’agenda europea. È interessante notare che, a ottobre, Bloomberg ha riferito che Berlino sta valutando l’utilizzo di denaro pubblico per pagare Deutsche Telekom e altre compagnie telefoniche tedesche affinché rimuovano le apparecchiature cinesi rimanenti il ​​più rapidamente possibile, e certamente prima delle scadenze concordate.

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