Strategie

6G: il Giappone si affida a Università e industria, fondo iniziale di 2 miliardi di dollari

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Tokyo si lancia nella competizione mondiale sul nuovo standard di rete: si riunisce oggi il panel “Governo-Università-industria” dedicato alla ricerca e lo sviluppo del 6G. L’Europa gioca sulla difensiva, mentre la Cina è già il competitor principale con cui confrontarsi.

Dovrebbe riunirsi oggi in Giappone il primo Gruppo di lavoro sul 6G. Tokyo vuole dare il via alla sua strategia digitale accelerando lo sviluppo sperimentale delle future reti mobili 6G. “Oltre il 5G, verso il 6G” è la parola d’ordine dell’esecutivo guidato da Shinzo Abe.

Per iniziare bene il cammino del Giappone in questo settore pioneristico, il Ministro delle Comunicazioni, Sanae Takaichi ha confermato su japantimes.com quanto già annunciato a fine 2019, cioè l’istituzione di un fondo iniziale di circa 2 miliardi di dollari a sostegno delle attività di ricerca e sperimentazione sul 6G.

Giappone 6G

La strategia è semplice: i giapponesi sono rimasti indietro sul 5G, è lento il deployment delle infrastrutture nelle principali città del Paese, mentre competitor diretti come la Corea del Sud viaggiano a gonfie vele, ma si può recuperare il tempo perduto e soprattutto giocare di anticipo sulla prossima frontiera tecnologica delle telecomunicazioni, cioè il 6G, atteso entro il 2030.

Lavorare sui nuovi standard wireless è indispensabile per mantenere ed accrescere la competitività del Giappone sui mercati internazionali”, ha dichiarato Takaichi.

Il panel governativo sul 6G vedrà la partecipazione e la collaborazione diretta delle Università e dell’industria, che contribuiranno a livello di consulenza e ricerche per raggiungere gli obiettivi e stabilire soluzioni per superare le sfide più critiche.

Il colosso giapponese NTT Docomo, inoltre, ha rilasciato proprio in questi giorni un white paper sul 6G, in cui sono annunciate le linee guida della strategia aziendale per i prossimi anni.

Le mosse dell’Unione europea

Anche l’Europa cerca di stare al passo con le tecnologie di frontiera e nei giorni scorsi la Commissione europea ha diffuso un documento, riportato da Euractive, dal titolo “Building block for a comprehensive industrial strategy”, in cui si indicano i nuovi obiettivi per accelerare la trasformazione digitale dell’industria e delle imprese, favorendo l’impiego delle tecnologie emergenti come Internet of Things, 5G, robotica, microelettronica, quantum computing, supercalcolo e infrastrutture cloud, ma anche guardando “beyond” e orientando la ricerca verso il 6G.

All’interno del documento si cita un nuovo partenariato europeo strategico (“Strategic european partnership”) sulla ricerca e l’innovazione nel campo delle reti mobili e dei servizi connessi, “beyond 5G, towars 6G”, che coinvolgerà tutti gli Stati membri dell’Unione per tutelare e accrescere la leadership europea nel settore delle tecnologie di nuova generazione.

L’anticipo cinese

A novembre 2019 Pechino ha anticipato tutti sul 6G annunciando la nascita di due gruppi di studio. Di fatto la Cina ha dato il via alla competizione mondiale sui servizi di telecomunicazione di sesta generazione.

Si tratta di un vero e proprio programma di ricerca e sviluppo dedicato al nuovo standard di rete mobile a cui lavoreranno istituzioni, Università, centri di ricerca pubblici e privati, industrie e imprese.

La prima unità sarà composta da rappresentanti di agenzie governative che si occuperanno di pianificare le policy più adatte per un rapido sviluppo della tecnologia, la seconda sarà invece composta da 37 esperti e professionisti del settore provenienti da centri di ricerca e imprese che dovranno svolgere compiti di consulenza scientifica e tecnologica.

Cosa cambierà con il 6G?

Per prima cosa la velocità, 1TB al secondo per scaricare dati. Inoltre, sarà una rete ancora più capillare che raggiungerà aree che il 5G ancora non è in grado di coprire.

Alcuni studiosi sostengono che la diffusione della rete 5G non sarà in grado di coprire le profondità di mari e oceani. Cosa che la rete 6G invece si prospetta di fare è proprio la copertura subacquea.

In termini di investimenti, ci sono già divere stime sul mercato 6G che è atteso raggiungere un valore complessivo di oltre 4 miliardi di dollari entro il 2030. Le infrastrutture da sole daranno vita ad un mercato che varrà più di un miliardo di dollari entro il 2028, ma anche l’intelligenza artificiale (IA) darà il suo contributo, visto che secondo stime Mind Commerce le spedizioni di chip per l’IA supereranno le 420 milioni di unità nel giro di sette-otto anni.