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5G&Co. Sfide infrastrutturali ed opportunità dalle reti terrestri e satellitari

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Associando il 5G ai satelliti la connettività mobile sarà ampiamente diffusa e il satellite permetterà un rapido accesso alla rete 5G ovunque sulla Terra. Marco Brancati, Chief Technology & Innovation Officer di Telespazio, Domenico Dichiarante, Head of Operational Marketing di Open Fiber, e Leonardo Mazzini, CTO di Thales Alenia Spaces.

In gran parte dei principali mercati mondiali si sta progressivamente adottando la rete 5G. Una connettività di nuova generazione tramite rete terrestre che soffre tuttavia della necessità dell’installazione di antenne, la cui assenza può lasciare intere aree geografiche prive di connettività. Associando la tecnologia 5G ai satelliti di telecomunicazioni, questo problema può essere risolto: la connettività mobile sarà ampiamente diffusa e permetterà di avere accesso alla rete 5G ovunque sulla Terra, completando così la copertura delle reti terrestri esistenti. Le cosiddette aree bianche, non coperte dalle reti cellulari terrestri, disporranno di una rete cellulare efficace, senza limitazioni. Le aree geografiche impervie, le foreste, i mari e le montagne potranno beneficiare di questa connessione 5G. In queste zone i satelliti non offriranno lo stesso livello di performance delle reti di antenne ma garantiranno un servizio di comunicazione mobile soddisfacente.

Su questi temi sono intervenuti al “5G & Co. 2024. Everything is Connected”, la conferenza internazionale di riferimento del mondo delle telecomunicazioni organizzata dal CNIT (Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Telecomunicazioni) al Palazzo delle Esposizioni di Roma, Marco Brancati, Chief Technology & Innovation Officer di Telespazio, Domenico Dichiarante, Head of Operational Marketing di Open Fiber, e Leonardo Mazzini, CTO di Thales Alenia Spaces.

La fibra ottica è l’elemento centrale per le telecomunicazioni wireless e per tutte quelle infrastrutture operative che hanno bisogno di connettività. “La costruzione dell’autostrada digitale in fibra ottica ha un grande valore socio-economico: non mira solo ad abbattere il digital divide nel Paese, ma contribuisce anche alla decarbonizzazione digitale, con un risparmio di energia di circa il 60% rispetto alle reti in rame”, ha spiegato nel suo intervento Domenico Dichiarante, Head of Operational Marketing di Open Fiber.

Tra le sfide che ci aspettano c’è il WIFi7: “L’infrastruttura è il fattore abilitante per far dialogare oggetti e persone. Sul mercato vince la tecnologia che può dare il miglior valore aggiunto al cliente finale, comprese aziende e PA. In questo mondo c’è una fibra che consente di portare connettività ad antenne case e industrie. La connettività indoor si traduce con tecnologia WIFi – ha spiegato Dichiarante – e l’avvento della settima generazione migliora la velocità e migliora le applicazioni in ambito aziendale e industriale. Una delle applicazioni 5G come le private network, troveranno nel WIFi7 una tecnologia a basso costo che garantisce velocità notevole, minor latenza e gestione di più device. Caratteristiche che vanno incontro a molte esigenze industriali. Una tecnologia che potrebbe diventare un vero competitor per il 5G, almeno per quel che riguarda la connettività interna agli edifici. Non c’è una tecnologia che vincerà su tutto. La fibra è l’infrastruttura centrale, ma a seconda delle applicazioni ci sarà spazio per diverse soluzioni di connettività”.

Negli ultimi anni lo spazio ha acquisito molta rilevanza, ha detto Leonardo Mazzini, CTO di Thales Alenia Spaces. “Abbiamo un approccio cooperativo con gli operatori terrestri per il 5G. Nell’approccio scelto da Starlink si utilizzano le frequenze degli operatori terrestri, come in Canada, USA e Giappone, con accordi di collaborazione su frequenze allocate nelle reti terrestri. Nel caso cooperativo parliamo di Non Terrestrial Network, o NTN, nell’altro caso, invece, di approccio business oriented, tipo quello di Space X per intenderci”, ha precisato Mazzini.

Le NTN rispondono ad uno standard 3GPP e abbiamo collaborato per l’allocazione delle bande e standardizzare a livello internazionale tutto l’ecosistema per la parte spaziale. Sono stati fatti degli studi e sulla base di questo è nata la proposta Iris 2. Il satellite nel 5G e nelle telecomunicazioni in generale può dare molto. Sicuramente il supporto agli utenti mobili, tra cui aerei navi e droni. Senza dimenticare che in termini generali, in caso di perdita del network terrestre – ha aggiunto il CTO di Thales Alenia Spaces – il satellite è un valido alleato per la fornitura di connettività. Senza dimenticare la copertura globale che il satellite può assicurare, anche e soprattutto per le zone remote, più difficilmente raggiungibili dagli operatori terrestri”.

Il satellite negli ultimi 10 anni si è integrato con i servizi di connettività globale, ha ricordato Marco Brancati, Chief Technology & Innovation Officer di Telespazio: “Ha perso la sua specificità a favore di un nuovo ruolo di fornitura servizi, già con il 4G. Oggi, invece, con il 5G, grazie alle costellazioni in orbita bassa, si può dar seguito ad uno slicing, con il satellite che diventa un nodo specifico di una rete globale, con i punti di aggancio tra rete satellitare e terrestre che di fatto diventano i punti dove fare l’edge”.

L’ESA ha finanziato la prima parte del progetto, che prevede la realizzazione di una costellazione di satelliti lunari, con l’obiettivo di fornire connettività agli utenti che un giorno lavoreranno sul nostro satellite naturale, come lander e robot che saranno impiegati in varie attività estrattive, esplorative e produttive. Un giorno probabilmente – ha concluso Brancati – serviranno anche agli esseri umani che saranno inviati nuovamente sulla Luna. Ogni attività prevede una connessione per attivare le macchine che autonomamente provvederanno a portare avanti diverse attività. Telespazio coordinerà il progetto, per fare in modo che questi investimenti arrivino a risultato”.