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5G, timori degli Italiani per le nuove antenne in calo

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L’Italia resta l’unico dei grandi paesi comunitari a non aver adottato gli standard consigliati dall’ICNIRP, con limiti molto più stringenti che si traducono in extra-costi di circa 4 miliardi di euro.

Le paure dei cittadini sul 5G sarebbero ormai marginali. Nonostante sia largamente diffusa l’idea che la popolazione nutra timore per l’inquinamento elettromagnetico e avversione per l’installazione delle “antenne” di quinta generazione, secondo un’analisi condotta da Bytek e I-Com, le ricerche sul web relative al 5G e correlate a un sentimento di paura mostrano un andamento in forte diminuzione: in Italia passano dal 13% del totale nel 2020 al 2,8% del 2022, anno nel quale si sono registrate solo 144,5 ricerche di questo tipo ogni 100mila abitanti. Lo studio dal titolo “Il 5G e la percezione dei rischi presso i cittadini”, realizzato nell’ambito di Futur#Lab, il progetto promosso da I-Com e WINDTRE, in collaborazione con Join Group e con la partnership di Ericsson e INWIT, è stato presentato a Roma.

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Il paper

Il paper analizza lo sviluppo delle reti 5G in Italia e nel mondo e fa il punto sulla normativa relativa ai limiti elettromagnetici e alla percezione dei rischi da parte dei cittadini. Resta largamente diffusa l’idea che la popolazione nutra timore e avversione per l’installazione delle reti di telecomunicazione e lo sviluppo della tecnologia di quinta generazione. L’analisi ha permesso di studiare i timori correlati al 5G in 5 paesi (Italia, Stati Uniti, Francia, Germania e Spagna) attraverso l’osservazione delle keyword utilizzate sul web dagli utenti a livello nazionale nel periodo compreso tra agosto 2019 e marzo 2023: le ricerche sul 5G correlate a un sentimento di paura, al di la’ del secondo trimestre 2020 – a causa di un forte condizionamento esercitato dalla crisi pandemica e dalle numerose fake news su possibili collegamenti tra 5G e Covid-19 – mostrano un andamento fortemente decrescente e si attestano su numeri marginali.

Emissioni, Italia iper cautelativa fra i pochi paesi che non si adegua alla Ue

“A oggi – si legge ancora – l’Italia resta l’unico dei grandi paesi comunitari a non aver adottato gli standard consigliati dall’ICNIRP (Commission on Non-Ionizing Radiation Protection). A differenza delle linee guida che fissano un valore limite di 61 V/m, pari a circa 10 W/m2, nella Penisola sussistono limiti piu’ stringenti, con un valore mediato su 24 ore di dieci volte inferiore, pari a 6 V/m. La previsione di tali limiti alle emissioni elettromagnetiche si traducono, secondo un recente studio presentato da ASSTEL nel corso di un’Audizione presso la IX Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni della Camera dei Deputati, in extra-costi di circa 4 miliardi di euro. Di contro, le poche altre nazioni europee che, insieme all’Italia, avevano storicamente limiti stringenti li hanno alzati o stanno considerando di farlo di fronte alle nuove sfide poste dal 5G.

La Polonia si è uniformata ai limiti internazionali a partire dal 1 gennaio 2020 mentre nella regione di Bruxelles è iniziato un processo di modifica della disciplina su tali limiti”.

L’evoluzione tecnologica delle telecomunicazioni rappresenta infatti sicuramente un fattore determinante per la trasformazione digitale del Sistema Paese. Basti ricordare che secondo le più recenti stime GSMA, l’impatto positivo sul PIL potrebbe arrivare su base annuale a 950 miliardi di dollari nel 2030.

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