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5G, sul tavolo di Trump l’ipotesi network unico nazionale

Nazionalizzare la rete 5G degli Usa, sotto il controllo diretto del Governo federale, per creare una rete unica ben protetta dalla Cina, la prima minaccia globale in termini di cybercrime per gli Stati Uniti nonché primo competitor nello sviluppo del 5G. Questa la proposta avanzata dal National Security Council all’amministrazione Trump, secondo documenti riservati pubblicati sul sito americano Axios, ampiamente ripreso dai social e considerato attendibile. Il Consiglio per la sicurezza nazionale (National Security Council) è il principale organo che consiglia e assiste il presidente degli Stati Uniti in materia di sicurezza nazionale e politica estera ha stilato un PowerPoint che in poche parole teorizza la necessità di realizzare una rete unica nazionale 5G, per proteggere la sicurezza del paese dal rischio cyber, che di fatto partirebbe dall’assunto che in tema 5G ci possa essere una concorrenza infrastrutturale ma che il modello da seguire debba essere la nazionalizzazione del network e la sua realizzazione con fondi pubblici, per poi “affittare” la capacità di banda ai vari operatori.

Quanto costerebbe il network unico negli Usa? Alcune ipotesi parlano anche di 200 miliardi di dollari, fra fibra e wireless.

Fantascienza?

Non proprio, visto che il documento è trapelato e il dibattito negli Usa è più che avviato. Trump ha la proposta sul tavolo. Proposta che di fatto terrà banco nei prossimi 6 – 8 mesi su come la rete dovrà essere realizzata e in che modo dovrà essere finanziata.

Due le opzioni contenute nel documento:

  1. Il Governo usa paga e costruisce una rete unica – il che sarebbe un unicum senza precedenti, con la nazionalizzazione di un’infrastruttura (la rete di telecomunicazioni) storicamente in mano ai privati
  2. Un piano alternativo prevede invece che gli operatori realizzino i loro network di proprietà in concorrenza fra loro – anche se per il National Security Council in questo caso ci vorrebbe più tempo per la realizzazione delle reti. Di certo, lasciare le reti agli operatori creerebbe meno effetti collaterali dal punto di vista del sistema del business e delle offerte commerciali.

Ma secondo fonti vicine al dossier, riportate da Axios, la prima scelta (l’unica opzione sul tavolo di Trump) è la nazionalizzazione e la creazione di un unico network 5G, l’unica garanzia per proteggere gli Usa dalla minaccia cinese e da altri paesi “canaglia” (anche se il documento non cita mai, ad esempio, la Russia e sembra fissato da una certa ossessione per la Cina).

5G come il GPS

La prima ipotesi porterebbe quindi l’amministrazione Trump a controllare direttamente una fetta dell’economia americana che oggi è in larga misura appannaggio degli operatori wireless privati, con un’operazione di nazionalizzazione che ricalcherebbe il modello del “National Highway Ssytem” di Eisenhower o del GPS, il sistema satellitare nato per volontà della Difesa Usa poi esteso al pubblico.  Il network 5G unico creerebbe così un nuovo paradigma per il mercato Usa del wireless (almeno per quanto riguarda una porzione notevole dello spettro radio americano, quella del 5G) entro la fine del mandato di Trump.

Questa in sintesi la proposta del National Security Council, che dovrà ora confrontarsi con la realtà dei fatti.

Spauracchio cinese

La presentazione in PowerPoint del NSC sostiene che gli Usa devono realizzare una rete 5G super veloce in tempi stretti perché “la Cina ha raggiunto una posizione dominante nella produzione e gestione dell’infrastruttura di rete” e “la Cina è il principale attore maligno nel dominio dell’Informazione”.

Il modo migliore per il governo, secondo i consiglieri della Casa Bianca, di proteggere il paese è quindi realizzare una rete di Stato, per poi affittare l’accesso ai carrier come At&t, Verizon e T-Mobile.

Al di là degli argomenti che riguardano la sicurezza, un argomento a favore del network 5G nazionale, secondo il National Security Council, riguarda la corsa alla nuova era dell’Internet of Things connessa al 5G. Nuovi mercati, come le auto senza conducente e la realtà virtuale sono di grande interesse e vedono sempre la Cina come primo competitor, tanto più che Pechino sta investendo in maniera massiccia nella realizzazione dei nuovi network e in particolare sull’intelligenza artificiale.

Un’altra suggestione riguarda la possibile esportazione del nuovo modello di rete nazionale nei mercati emergenti, sempre per creare una cortina di ferro cyber contro l’atteggiamento “neo colonialista” cinese.

Per quanto riguarda l’Intelligenza Artificiale (IA), secondo il PowerPoint la Cina sta vincendo la gara al primato le “battaglie sull’alogritmo”.

Come la prenderanno la FCC e il Congresso?

Bisognerà vedere come la prenderà la Federal Communication Commission (FCC), responsabile sulle politiche che riguardano lo spettro radio negli Usa. Ma va ricordato come la FCC sotto la presidenza del trumpiano Ajit Pai si sia già allineata alle posizioni della Casa Bianca smantellando le norme obamiane sulla Net neutrality.

 

E i carrier?

Resta ora da capire come reagiranno i carrier americani che hanno già investito miliardi nella realizzazione dei nuovi network 5G e non vorranno certo privarsi a cuor leggero di un business miliardario. Lo stesso discorso vale per il Congresso Usa (i repubblicani sono concettualmente contrari all’intervento dello Stato nell’economia). Nel frattempo, la corsa ai nuovi standard del 5G è già in pieno svolgimento, e vede diversi paesi (Giappone, Cina, Corea del Sud) in vantaggio. Infine, non è chiaro se un progetto di nazionalizzazione del 5G possa essere realizzato in soli tre anni e se questo modello sarebbe più veloce in termini di roll-out delle infrastrutture di quello in atto sul mercato.

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