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5G, Pnrr, energia, emissioni, inflazione, Iva, OTT, Tim. Tutti i problemi delle telco sul tavolo del nuovo Governo

Dal 5G agli Ott: le criticità della industry delle Tlc

La crisi del mercato italiano delle Tlc si avvita su se stessa e rischia di tradursi in ritardi di 3 o 4 anni nel rollout delle reti 5G. Sulla necessità di investire in maniera ingente per le nuove reti, pesa da tempo l’iper competizione della industry, cui si aggiunge la grave crisi energetica innescata dalla guerra in Ucraina e la mancanza di politiche industriali in grado di rilanciare un settore strategico, che tuttavia non è considerato tale dalla politica nazionale. E sul quale pesa la presenza dei grandi Ott, che occupano le reti in maniera pervasiva (i principali operatori in streaming rappresentano il 60% del traffico), senza tuttavia contribuire al rollout di fibra e 5G. Il costo delle frequenze 5G, poi, non scherza: 4 miliardi il totale delle rate da pagare entro settembre per gli operatori.

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In tutto questo, però, manca alla industry un trattamento degno del suo ruolo fondamentale per l’economia e la vita sociale del paese (basti pensare al periodo del Covid, alla DAD e allo smart working. Per non parlare del Cloud, della security e dei data center), per aziende che in media investono 7 miliardi all’anno in nuove reti. Ma che non sono nemmeno considerate energivore e che non godono di alcun trattamento agevolato nemmeno in termini di Iva al 5% per l’acquisto di servizi Tlc, suggerita da Bruxelles ma ancora in fase di valutazione nel nostro paese.

Per non parlare della crisi in cui versa Tim, l’ammiraglia delle nostre Tlc che non più tardi di venerdì scorso ha toccato i minimi in borsa bersagliata da due report internazionali (HSBC e Barclays) che l’hanno affondata.

Ecco chi è intervenuto all’evento

E’ quanto emerge dall’evento Le TLC per la crescita del Paese, che si è tenuto il 16 settembre nella sede di e-Campus University alla presenza dei sei principali Ceo delle telco italiane Aldo Bisio, CEOVodafone Italia; Alberto Calcagno, CEO, Fastweb; Gianluca Corti, co-CEO, WindTre; Andrea DuilioCEO, Sky Italia; Pietro Labriola, CEO, TIM Group; Benedetto Levi, CEO, Iliad Italia e infine di Vittorio Colao, Ministro dell’Innovazione e della Transizione Digitale.

Leggi anche: “Le TLC per la crescita del Paese”. I Ceo delle Telco italiane a confronto. Video integrale

Butti (Fdi), ‘Fondamentale capire come investire 40 miliardi del Pnrr per il digitale. FdI unico gruppo a parlamentarizzare tema telecomunicazioni’

“Ci sono delle circostanze e una congiuntura astrale favorevole allo sviluppo delle tecnologie e del digitale. Ci sono le risorse del Pnrr, sappiamo che sul digitale si investono circa 40 miliardi ed è fondamentale capire come investirli. Riteniamo di essere stati un gruppo politico, forse l’unico, a parlamentarizzare il dibattito sulle questioni che afferiscono alle telecomunicazioni”. Così Alessio Butti, responsabile Dipartimento Media e Tlc di Fratelli d’Italia, ha introdotto il convegno ‘Le tlc per la crescita del paese’ organizzato all’Università e-Campus a Novedrate (Como). “Desidero soprattutto ringraziare il ministro Vittorio Colao che sarà con noi. Il ministro – ha ricordato Butti – ha iniziato la sua attività ministeriale proprio a un evento organizzato da Fratelli d’Italia e siamo ormai in fase conclusiva di questa legislatura; probabilmente concluderà con un evento di Fdi, speriamo sia foriero anche per lui di belle cose”.

Bisio (Vodafone Italia), ‘Settore in stato di triage necessita di cure urgenti’

“Il settore versa in uno stato di triage (codice rosso ndr) e necessita di cure urgenti”. Lo ha detto Aldo Bisio, ceo di Vodafone Italia, spiegando che “il settore negli ultimi anni ha incontrato diverse difficoltà. Ora sta drenando cassa e non restituisce il ritorno sul capitale. Inoltre, il settore ha perso ricavi e azzerato la generazione di cassa e a questo si aggiunge anche il peso della bolletta energetica”, ha concluso.

Bisio: ‘Servono cure urgenti per le Tlc’

Il settore telecomunicazioni “ha bisogno di cure urgenti perché negli ultimi anni ha incontrato grandi difficoltà“. Lo ha detto oggi Aldo Bisio, ad di Vodafone Italia, durante il suo intervento alla conferenza. Il comparto delle tlc ha infatti perso “14 miliardi di ricavi in 10 anni – da 42 a 28 -, anche se ha ottimizzato i costi operativi, da 25 miliardi scesi a 17”, ha illustrato Bisio. Nonostante tutto, si è continuato ad investire: nel 2010, infatti, gli investimenti ammontavano a 6 miliardi, nel biennio 2020-21 sono cresciuti a quasi 7 miliardi e mezzo. E’ cresciuto esponenzialmente anche il traffico sulle reti mobili che si è “moltiplicato 50 volte”, mentre “il traffico sulla rete fissa si è moltiplicato 15 volte. Sono pochi i settori che sono stati così virtuosi nell’ultimo decennio”.

Però il settore non è più capace di fare cassa, non restituisce il costo del capitale, ma anche in Europa non va molto meglio: “L’Indebitamento delle grandi aziende europee è passato da 180 miliardi a 320 miliardi – ha aggiunto Bisio -. Il settore ha sofferto di sovraccapacità creata anche artificialmente e in questo momento ha generato politiche per cui si vende sottocosto. Non può resistere, ci sono troppe aziende in Europa (circa 70 contro le 3 negli Stati Uniti)”.

Per questo gli obiettivi dello European Digital Compass sono a rischio. A questo si è aggiunta la bolletta energetica: “Stando ai prezzi correnti, per il settore vuol dire circa 2 miliardi di costi per l’energia in più. Per pagare le bollette non vedo soluzione che non sia dilazionare i programmi di investimento e per Vodafone dilazionare di 3-4 anni il roll out del 5G e ritardare ancora”, ha concluso Bisio.

Calcagno (Fastweb), transizione digitale ha reso più difficile capacità di investire

“C’è un Paese che ha abbracciato una transizione verso il digitale, ma è aumentata la complessità. E questo rende tutto più difficile, anche la capacità di investire. Rispetto a 20 anni fa, oggi, il mondo digitale e le opportunità offerte internet sono arrivate ad una massa molto più ampia”. Lo ha affermato oggi il ceo di Fastweb, Alberto Calcagno, durante il suo intervento alla conferenza “Le telecomunicazioni per la crescita del Paese”. Per permettere alle imprese di investire “serve riuscire a mantenere una certa efficienza ed efficacia, dobbiamo agevolare gli investimenti”, ha detto Calcagno. Tasto dolente il rincaro dell’energia, contro cui anche il ceo di Fastweb si e’ scagliato: “Non sta né in cielo né in terra che il settore delle telecomunicazioni non sia considerato industria energivora”.

Idem, è l’ora di adeguare i limiti elettromagnetici italiani (6 v/m) alla media europea (60 v/m), quanto meno raddoppiando quelli del nostro paese.

Corti (WindTre): settore verso il rosso, costretti a ritardare 5G’. Co-ceo: serve far partecipare i grandi Ott ai costi industria

“L’anno prossimo il settore delle Tlc rischia di andare in rosso: saremo costretti a malavoglia a ritardare gli investimenti del 5G e questo sarà pagato dall’intera filiera italiana che sarà in ritardo con gli altri competitor”. Lo ha sottolineato Gianluca Corti, co-CEO di WindTre. Corti ha ricordato che il settore nel suo complesso ogni anno investe 7 miliardi all’anno, mentre “il Pnrr per fare un confronto ne investe 6 (ma soltanto una tantum ndr). E’ importante muoversi rapidamente: l’ultimo governo ha iniziato a fare politiche, prima eravamo viste come gare da mungere”, ha aggiunto. Tra le proposte quella di far “partecipare i grandi Ott ai costi sostenuti dalle Tlc”.

Sul 5G si rischiano ritardi di 3 o 4 anni nel rollout, con una progressiva saturazione del 4G che in un prossimo futuro potrebbe non reggere più il traffico dello streaming, che cresce in maniera esponenziale.

Sky Italia: Duilio, Comcast crede nel ritorno di lungo periodo

L’azionista e investitore di Sky “Comcast crede molto nel mercato italiano, ci sostiene e crede nel ritorno di lungo periodo”. Lo ha detto Andrea Duilio, ceo di Sky Italia, un operatore a cavallo fra Tlc e produzione di contenuti. Servono regole, aggiunge Duilio, per incentivare il mercato: dai voucher da gestire però in modo più semplice rispetto al passato, al coinvolgimento della politica per una corretta remunerazione degli investimenti delle imprese.

Levi (Iliad): Energia, materie prime e limiti elettromagnetici per il 5G pesano sulla industry

Di certo sulla industry delle Tlc pesa l’aumento del costo dell’energia e delle materie prime. Quindi “benvengano misure come la redistribuzione dei fondi eccedenti del PNRR”, anche se “la necessità di investire riguarda non soltanto le aree bianche, ma anche le aree nere”. Per semplificare il rollout delle nuove reti, servono però “ulteriori riduzioni dei vincoli burocratici per le reti fisse e mobili”, aggiunge Levi. Il tema dei limiti elettromagnetici è molto importante soprattutto per il 5G, mentre sul fronte dei voucher sarebbe utile introdurne anche per il 5G oltre che per l’FTTH.

Tlc: Colao, Italia può confermare ambizione di essere tra migliori in Ue

“Il governo ha sposato una visione ambiziosa del Digital Compass, con target più ambiziosi di quelli europei. Siamo in buona forma, un Paese ben collegato, con servizi digitali forti”. Lo ha dichiarato Vittorio Colao, ministro per l’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale. “Siamo contenti di quello che è stato fatto sul fronte digitale”, ha aggiunto, sottolineando che ora la palla passa al prossimo governo e che in ogni caso per l’Italia “l’ambizione di essere tra i migliori paesi d’Europa può essere confermata”.

Tlc: Labriola, servono politiche di medio-lungo termine. Intervervenire su inflazione ed energia

Il settore delle tlc “deve trovare delle politiche di medio-lungo termine assieme alle autorità e alla politica”. A sottolinearlo, intervenendo a un convegno sulle tlc organizzato da FdI, è l’amministratore delegato di Tim, Pietro Labriola. “È importante parlare di politica industriale: dobbiamo definire logiche di lungo periodo per un’industria che richiede tanti investimenti”, ha aggiunto. Fra i temi cruciali per il comparto, Labriola ha citato la necessità di “arrivare a un’indicizzazione dei prezzi all’inflazione” e ad “un intervento sul fronte dell’energia”, perché il settore è fra i principali consumatori.

Labriola cita analisti, Italia peggior contesto per competere

I report degli analisti finanziari (HSBC e Barclays ndr) raccontano di “un settore tlc in crisi a livello europeo e definiscono l’Italia il peggior contesto nel quale competere. E’ un dato di fatto di cui prendere atto e a cui ispirarsi per capire come muoversi”, ha aggiunto Labriola, che ha fatto riferimento in particolare a un report di Hsbc, che “sta causando una caduta del titolo perché dice una serie di cose che sono oggettive”sulla situazione di crisi del comparto.

Labriola (Tim), decidere rapidamente su politica industriale, innovare non è gratis

“Ci troviamo di fronte un contesto nel quale ci sono logiche long term per cui bisogna decidere rapidamente politica industriale, normativa e competitiva. Poi servono interventi short end. Dobbiamo anche individuare qualcosa di carattere strutturale, politiche medium-long term,e interfacciarci con le autorità”, ha detto Labriola. “L’Italia è il Paese più competitivo, ma incapace di abbassare l’inflazione sui clienti. Avremo pressioni sul costo dell’energia, sul lavoro e in più è stato aggiunto un 5 per cento di discount per l’incertezza politica”, ha aggiunto l’ad di Tim. “Dal punto di vista regolatorio si deve cercare di preservare la competizione. Per fare innovazione serve investire. Il nuovo governo dovrebbe avere come obiettivo cercare politiche per agevolare gli investimenti perché innovare non è gratis”, ha concluso Labriola.  

Tlc: Labriola, su prezzi wholesale fibra seguire esempio Olanda

L’Italia e l’Europa dovrebbero seguire l’esempio olandese sulla regolazione per lo sviluppo delle infrastrutture in fibra”. Lo ha suggerito l’ad di Tim, Pietro Labriola. “In Olanda i prezzi wholesale saranno ridefiniti ogni otto anni, dando un orizzonte più lungo, e non saranno orientati al costo”, ha spiegato, notando che è una soluzione che “supporta una strategia sulla fibra che garantisce l’adeguato ritorno sull’investimento”.

Tlc: Labriola, chiediamoci se numero operatori è sostenibile Ceo di Tim, è un tema di politica competitiva

E’ necessario “porsi il tema delle sostenibilità del settore. C’è un tema di politica competitiva: quando si parla di numero di operatori, nessuno si pone il tema se il mercato sia sostenibile con più di un certo numero di operatori”. Lo ha detto Pietro Labriola. Il manager ha spiegato che in mercati comparabili come Usa e Brasile “c’è un numero di gruppi di tlc rispetto alla popolazione molto più basso e un ricavo medio per linea molto più alto”.

Butti (Fratelli d’Italia), vogliamo rete pubblica. Progetto Minerva

Sulla rete nazionale in fibra “noi abbiamo un progetto diverso, si chiama Minerva perché era la dea delle guerre giuste e riteniamo che quella sulla rete sia una battaglia importante per il Paese. Non è una battaglia contro qualche operatore, ma per il Paese”. Lo ha dichiarato Alessio Butti, responsabile del dipartimento Media e Tlc di Fratelli d’Italia, organizzatore del convegno. “Vogliamo una rete pubblica”, ha aggiunto, sottolineando che “il progetto c’è, esiste e lo stiamo quotidianamente aggiornando”.

“Apprezzo la decisone di Cdp e Open Fiber di ritardare l’offerta – ha detto ancora Butti -. Un ritardo giustificato dal fatto che non c’è un accordo sul costo della rete. Vivendi ha detto pubblicamente che costa 31 miliardi, mentre sembra che invece Cdp voglia offire molto meno”.

“Questo sarà un elemento di discussione che interessa anche la politica”, ha concluso.
Quest’estate “sono uscite due indiscrezioni non per dichiarazioni di esponenti di partito, che hanno consentito al titolo Tim di avere un rimbalzo straordinario”, ha sottolineato Butti citando l’indagine di Bloomberg che, basata sugli interventi degli ultimi 4 anni e mezzo svolti n Parlamento, “ha tirato fuori due questioni: Tim Brasil e la questione dei clienti e degli operatori”.
“E’ evidente che non possiamo entrare a gamba tesa”
nella questione della rete unica. “Vogliamo il bene del Paese, il bene degli operatori ma soprattutto una politica industriale seria”, ha concluso Butti.

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