Gli attacchi

5G, la rabbia dei complottisti: 90 antenne danneggiate e 200 tecnici aggrediti nel Regno Unito

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Dalle parole ai fatti: dopo la velenosa propaganda social dei No 5G e dopo i commenti al vetriolo lasciati da migliaia di utenti ad ogni notizia relativa al nuovo standard di rete, arrivano puntuali le aggressioni fisiche ad oggetti e persone. Il caso del Regno Unito, ma anche di Olanda, Irlanda, Svezia e Italia.

Non si placa il furore ideologico che si è scatenato contro le reti 5G. Nel Regno Unito aumenta il numero di “incidenti” registrati alle antenne e ai tralicci del 5G, così come non si contano più aggressioni e intimidazioni nei confronti dei tecnici al lavoro.

Gli attacchi alla rete 5G

Secondo quanto riportato da The Verge, su dati diffusi da Mobile UK, dal 30 marzo 2020 ad oggi, in Gran Bretagna si sono contati 90 attacchi incendiari alle antenne 5G e circa 200 aggressioni agli operatori al lavoro sulle infrastrutture di rete.

Di solito si tratta di aggressioni verbali, anche molto violente, come le minacce di morte ai singoli tecnici o i loro famigliari, ma molto spesso si traducono anche in comportamenti fisicamente violenti ai danni delle squadre in cantiere.

Attacchi sempre più spesso ripresi in video e diffusi sui social per catturare il plauso dei complottisti di tutto il mondo. Il motivo di tanta rabbia? L’idea che il Covid-19 sia il risultato della diffusione delle reti 5G e dell’inquinamento elettromagnetico.

Un legame stretto tra onde radio e propagazione del virus che ovviamente non è possibile dimostrare scientificamente, ma che al momento trova molti sostenitori all’interno di una vasta piazza globale (dai No Vax alle scie chimiche, fino al Nuovo ordine mondiale) poco incline ad ascoltare i messaggi della scienza mainstream.

Virus e onde radio, nascita di un’infodemia

Questa situazione di tensione crescente tra gruppi di attivisti No 5G e operatori di rete non è tipica esclusivamente del Regno Unito. Episodi di attacchi incendiari e di aggressioni ai tecnici al lavoro sono state riportate anche in Olanda, Irlanda, Belgio, Italia, Cipro e Svezia.

Il rapporto diretto tra reti 5G e diffusione del virus appare sui social a fine gennaio 2020, quando a Wuhan, una tra le decine di città cinesi in cui si stanno svolgendo i test tecnici per la rete commerciale 5G, scoppia l’epidemia di Coronavirus.

Poco importa che altre grandi città in Asia, in cui sono in corso test per il 5G, non hanno avuto focolai di Covid-19, o che uno dei Paesi più colpiti dalla pandemia, come l’Iran, non abbia proprio il 5G.

 Come è stato più volte ricordato dalle Nazioni Unite, uno dei problemi più grandi connessi all’emergenza Coronavirus è stata proprio la disinformazione e l’esplosione incontrollata di false notizie, quella che è stata chiamata l’infodemia.