Previsioni

5G, la Cina motore dello sviluppo del nuovo standard

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La Cina trainerà lo sviluppo del nuovo standard grazie al forte sostegno economico del governo ai player nazionali come Huawei.

Nonostante la pandemia, le connessioni 5G a livello globale supereranno quota un miliardo entro il 2022. Queste le previsioni alquanto ottimistiche della società di analisi CCS Insight, secondo cui le connessioni 5G supereranno quota 3,2 miliardi nel 2025.

L’appoggio di Pechino

E ancora, CCS ha rivisto al rialzo le previsioni per quanto riguarda la Cina, dove secondo la società di ricerca le connessioni 5G grazie allo “slancio irresistibile” del paese asiatico dovuto al “continuo appoggio del governo e alle ambizioni di Huawei e alla disponibilità di smartphone” di ultima generazione si prevedono 100 milioni di connessioni in Cina già entro il 2020 e ne sono previste più di un miliardo nel 2024.

Ottimismo

Il report è molto ottimista e afferma che l’attuale crisi sanitaria con le annesse problematiche economiche avranno effetti soltanto parziali e marginali “con un impatto di breve periodo sull’adozione 5G”. Insomma, per la società di analisi il futuro del 5G resta roseo: entro il 2025 una connessione su 4 sarà munita di 5G.

Covid-19

E ancora, la crisi del Covid-19 avrà un effetto moderato sull’adozione del 5G, dovuto al rallentamento del rollout delle nuove reti e da un certo ritardo nell’assegnazione dello spettro radio da parte dei governi nonché dall’incertezza economica del periodo post lockcdown. Tuttavia, secondo le previsioni, il quadro sarà migliorato in parte dalla disponibilità crescente di nuovi smartphone e dal decollo di massa del 5G in Cina.

Smartphone

Oggi il 40% dei nuovi smartphone venduti in Cina è compatibile con il 5G. Entro fine anno, grazie all’introduzione di nuovi chip e maggior concorrenza con prezzi più bassi in questo segmento, risulterà in una maggior diffusione del nuovo standard. Prezzi più bassi già prima dellla fine dell’anno per gli smartphone 5G, che secondo CCS Insight potrebbero attestarsi anche sotto quota 400 dollari più rapidamente del previsto, allargando così la platea di mercato.

La Cina vista come il driver per il decollo del 5G

CCS Insight considera ovviamente la Cina come il principale motore del 5G e considera primario l’impatto sul mercato globale del paese asiatico anche se il Covid-19 è partito proprio da lì. Secondo le previsioni, la domanda sarà stimolata dall’ambizione nazionale sfrenata, dall’appoggio del governo e dalla fame dei suoi produttori nazionali di apparecchiature e smartphone in prima fila Huawei.

Amministrazione Trump

Parole di fiele per l’amministrazione Trump. Tanto più che l’ambizione cinese sul 5G si alimenta proprio dalla crescente guerra commerciale con gli Usa e che la spesa di Huawei e di altre aziende cinesi come ZTE nella ricerca e produzione di chip propri, indipendenti dalla tecnologia made in Usa, sta crescendo in diretta conseguenza agli attacchi americani. L’obiettivo è diventare sempre più indipendenti dalla tecnologia occidentale.

Inoltre, in Cina è previsto il rollout di un milione di base station 5G entro fine anno e questo è soltanto l’inizio.

Sviluppo più moderato dell’industrial IoT

Per quanto riguarda l’IoT, il report prevede 270 milioni di dispositivi connessi alle reti 5G entro il 2025, anche se l’IoT in ambito industriale non raggiungerà le vette previste prima della pandemia, visto che diverse industry avranno problemi a riprendersi dopo la crisi sanitaria. In questo ambito ci vorrà più tempo, perché governi e industria dovranno fare i conti con una situazione di stallo non indifferente. Un quadro che però secondo il report riguarderà in maniera più limitata la Cina.

Resto del mondo

Nel resto del mondo, lo sviluppo del 5G resterà forte in Corea del Sud, dove le connessioni al nuovo standard hanno raggiunto quota 6 milioni a un anno dal lancio. In Giappone i tre principali operatori hanno già lanciato i nuovi servizi di rete seppur con qualche ritardo sulla tabella di marcia.

In Europa, le reti 5G sono operative in un modo o nell’altro in 17 paesi compreso Belgio, Olanda, Norvegia, Polonia e Svezia che hanno avviato i primi servizi durante la pandemia.