Il caso

5G in Francia: il caro energia pretesto per rallentare nelle campagne?

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La Federazione francese delle telecomunicazioni ha chiesto al governo di rivedere gli obblighi di copertura 5G nelle aree rurali. Pesa il caro energia. Come andrà a finire?

La Federazione francese delle telecomunicazioni ha chiesto al governo di rivedere gli obblighi di copertura 5G nelle aree rurali. Con questo richiesta polemica le telco francesi sperano di ridurre del 5% il consumo elettrico delle loro reti nel 2023.

La proposta è destinata a sollevare polemiche. Ne scrive Les Echos, sottolineando come le telco transalpine le tentino tutte in questi tempi di sobrietà energetica: per risparmiare niente 5G nelle aree bianche. La missiva è stata inviata dai principlai operatori (esclusa Free) all’Arcep e ad alcuni parlamentari.

Una rimodulazione dei tempi di copertura del 5G nelle campagne porterebbe risparmi energetici di circa l’1,4% delle reti nel 2023, di fatto un contenimento modesto.

Ma insieme ad altri allentamenti normativi richiesti dal settore, il guadagno potrebbe raggiungere il 5%.

10.500 antenne 5G per operatore nel 2025

Due anni fa, però, gli operatori si erano impegnati a coprire le campagne in 5G, acquistando le preziose frequenze 5G a fine 2020. All’epoca gli obblighi imposti da Arcep erano chiari. Ogni operatore doveva installare 3.000 antenne 5G nel 2022, 8.000 nel 2024 e 10.500 nel 2025, di cui il 20-25% nelle aree rurali. Due anni dopo, gli operatori sono in vantaggio, poiché ciascuno di loro ha messo in servizio tra le 4.000 e le 4.700 antenne sulla banda centrale 5G, secondo gli ultimi dati dell’Agenzia nazionale delle frequenze (ANFR). Ma queste antenne si trovano principalmente nelle grandi città.

Soprattutto, il contesto è nel frattempo radicalmente mutato con la guerra in Ucraina e le minacce di load shedding (interruzione temporanea della fornitura di energia elettrica) che preoccupano gli operatori. Di fronte a ciò, le “telco” si sono organizzate. Ad esempio, limitando il riscaldamento a 19 gradi negli uffici, spegnendo l’illuminazione nei negozi una volta chiusi…

Ma gli operatori devono agire soprattutto sulle loro reti mobili, le più ghiotte (due terzi dei circa 4 terawattora consumati dalle telecomunicazioni ogni anno). Tuttavia, in questo caso, il 5G è tutt’altro che neutrale: l’installazione di un’antenna 5G su un sito 2G-3G-4G esistente “aumenta il consumo di elettricità del sito del 40%”, secondo la nota. Nelle città molto dense, il 5G consente sicuramente di trasportare più dati con meno energia. Ma non in campagna, dicono gli operatori. Da qui la loro richiesta.

Più veloce della musica

Usando il pretesto dell’energia, le telco francesi stanno cercando di ottenere maggiori risparmi. Gli operatori rappresentano solo lo 0,8% dei consumi elettrici nazionali e sono quindi ben lungi dall’essere i più colpiti dall’aumento dei prezzi dell’energia. D’altra parte, l’installazione di una nuova antenna è costosa, soprattutto nelle zone rurali. Gli operatori pagano inoltre una tassa di circa 1.700 euro (Ifer) su ogni nuova antenna.

Inoltre, il 5G sta decollando lentamente, poiché la tecnologia non offre un’esperienza che i consumatori riescano a considerare migliore del 4G. In questo contesto, gli operatori non hanno necessariamente interesse a procedere in modo troppo rapido.

Pare che il ministero della transizione digitale francese abbia detto che gli obblighi di copertura vanno rispettato. Vedremo come andrà a finire.