la polemica

5G, il Sì (vincolato) di Theresa May a Huawei fa discutere in UK

di |

Il Sunday Times riporta un report del gruppo di esperti Henry Jackson Society, secondo il quale è "certo che Huawei agisce per conto degli organi di intelligence cinesi”. Contrari a Huawei per la rete 5G in UK, anche se esclusa dalle parti ‘core’, sono i parlamentari conservatori del partito Tory: ‘Non è un’azienda privata’.

La decisione presa dal Consiglio di sicurezza nazionale britannico, normalmente sono top secret, è stata, invece, diffusa e si sa che a Huawei è stato dato il via libera condizionato per contribuire alla realizzazione delle reti 5G nel Paese: l’accesso è “limitato”: la tlc cinese può fornire antenne e altre parti “non core” dell’infrastruttura tecnologica, secondo quanto riportato dal Telegraph. Una mossa che consentirebbe al Regno Unito di ridurre al minimo i rischi. Ma secondo i parlamentari conservatori dei Tory non è sufficiente. 

Sei alti parlamentari del partito – Bob Seely, Adam Holloway, Ranil Jayawardena, Robert Courts, Royston Smith e Andrew Lewer – hanno scritto una lettera Jeremy Wright, segretario della Cultura, mettendo in dubbio la natura privatistica della società: ”Huawei è il 98,86% di proprietà del Huawei Investment and Holding Trade Union Committee”. 

Ma l’Union of Huawei Investment & Holding non è altro che un sindacato, per questo motivo la Tlc cinese si definisce un’azienda collettiva di proprietà dei suoi dipendenti, come ha detto recentemente Jiang Xisheng, segretario generale del consiglio di amministrazione di Huawei. 

Ma, incalzano i parlamentari dei Tory “la legge cinese sul lavoro impone che tutte le direzioni sindacali siano nominate da unioni superiori che si ergono in una catena alla Federazione dei sindacati di tutta la Cina: ACFTU, una branca centrale dell’apparato dello stato partitico cinese, pertanto siamo preoccupati che il governo inglese possa aver ricevuto informazioni inesatte”.

Invece secondo il report, riportato ieri dal Sunday Times, del gruppo di esperti Henry Jackson Society (HJS), si legge che è “certo che Huawei agisce per conto degli organi di intelligence cinesi”, e, concludono gli autori del rapporto, (Peter Varnish OBE, un ex consigliere per la sicurezza del governo, John Hemmings, direttore degli studi asiatici presso la HJS, e il parlamentare conservatore Bob Seely) che l’inclusione di Huawei nella creazione della rete 5G è “altamente pregiudizievole per l’integrità della rete del Regno Unito e comporta un rischio medio-alto che l’accesso alla rete di Huawei sarà utilizzato per perseguire gli obiettivi di sicurezza dello stato cinese”. 

Il report citato dal Sunday Times è attendibile? Lo stesso giornale nel 2015 ha scoperto la società che l’ha realizato, l’HJS, ha ricevuto circa 10.000 sterline dall’ambasciata giapponese per esprimere opposizione alla politica estera cinese.

Nel frattempo, scrive il Sunday Times, “L’amministrazione del presidente Donald Trump dovrebbe esercitare ulteriori pressioni sul Regno Unito per riconsiderare la decisione presa su Huawei”. 

Staremo a vedere se la Gran Bretagna confermerà la decisione presa e si differenzia così all’interno dell’alleanza nota come “Five eyes” per la condivisione di intelligence, di cui fanno parte Canada, Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda. Quest’ultimi due Paesi si sono fatti sedurre dalle sirene americane e hanno entrambi vietato l’utilizzo di prodotti Huawei su progetti nazionali di infrastrutture di telecomunicazione, e la Nuova Zelanda è arrivata a impedire a una società nazionale di utilizzare apparecchiature Huawei come parte del proprio rollout 5G in tutto il Paese.