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5G, Huawei rischia l’esclusione in Germania. Negli Usa Verizon e At&t respingono le pressioni di Trump

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Proposta di legge in Germania dei parlamentari della Cdu e dell’Spd di vietare la partecipazione alla costruzione delle reti 5G a carico di fornitori ‘non degni di fiducia’. Huawei non è citata, ma l’ambasciatore cinese a Berlino minaccia dazi sulle auto. Invece negli Usa Verizon e At&t respingono pressioni anti-Huawei di Trump.

Sembrava chiuso il dossier Huawei in Germania con le parole di Steffen Seibert, il portavoce del governo, pronunciate ad ottobre scorso: “Non stiamo prendendo una decisione preventiva per vietare qualsiasi attore o società”. Invece la società di telecomunicazioni cinese è nel mirino di una proposta di legge, come riporta il Sole24Ore, presentata da alcuni parlamentari della Cdu, il partito guidato da Angela Merkel, e dell’Spd: il testo prevede un ampio divieto di partecipazione alla costruzione della rete 5G a carico di fornitori “non degni di fiducia”. Huawei non è citata, ma è chiaro il riferimento. La proposta di legge spiega che manca la fiducia quando “esistano un rischio di influenza dello Stato senza controllo costituzionale, di manipolazione o di spionaggio”. Ed in questi casi la società fornitrice non può partecipare alla realizzazione delle reti 5G sia centrali sia periferici.

Tra i più convinti sostenitori del bando nei confronti di Huawei è Norbert Röttgen, il presidente della commissione Affari esteri del Bundestag: “Se Telefónica usa i componenti di Huawei per le reti 5G in Germania prima che una decisione sia stata presa dal Parlamento, lo fa a proprio rischio e pericolo! Lo abbiamo chiarito chiaramente, il Bundestag intende legiferare in materia ed è fondamentale definire l’affidabilità dei fornitori”. Affidabilità che per Norbert Röttgen non è solo tecnica: “ma è necessaria anche quella politica. Le società che sono in balia dell’influenza statale non sono degne di fiducia”.

La proposta di legge ha scatenato subito la minaccia di dazi da parte dell’ambasciatore cinese a Berlino. Wu Ken ha dichiarato: “Il Governo cinese non starà a guardare”, aggiungendo che è uscito da fabbriche tedesche un quarto dei 28 milioni di veicoli venduti in Cina l’anno scorso. “Potremmo forse anche noi un giorno dire che queste auto non sono più sicure poiché possiamo produrle da soli? No, perché si tratterebbe di puro protezionismo”, ha avvertito.

Comunque, i parlamentari dell’Spd decideranno oggi quale posizione prendere nei confronti di Huawei per il roll out del 5G in Germania. Mentre si attende ancora la decisione finale di Boris Johnson sul ruolo che Huawei può svolgere nella costruzione delle reti mobili 5G in Gran Bretagna. Al momento solo Nuova Zelanda, Australia e Giappone hanno prestato il fianco alle pressioni di Trump e messo al bando la società cinese dalle reti 5G.

Verizon e At&t respingono pressioni anti-Huawei di Trump

Negli Usa alcune grandi aziende tech hanno respinto la richiesta dell’amministrazione Trump che spingeva loro a interrompere l’approvvigionamento di alcune società cinesi. Lo rivela il Financial Times, citando fonti a conoscenza dei piani. Il dipartimento di Stato ha chiesto a 13 gestori di telecomunicazioni e a produttori di chip statunitensi di aderire a una serie di principi che avrebbero in effetti escluso Huawei, e forse altri. Le società Usa, tra cui il Financial Times cita Verizon e At&t, avrebbero consultato i loro legali, i quali le hanno consigliato di non aderire all’iniziativa dell’amministrazione Trump per il timore che essa avrebbe potuto violare le leggi sulla concorrenza Usa.

Secondo le fonti del Ft l’iniziativa, guidata da Keith Krach, sottosegretario di Stato alla crescita economica, all’energia e all’ambiente ed ex dirigente del settore tecnologico che sovrintende l’Office of Global Partnerships, mirava a garantire il sostegno a ciò che il dipartimento definisce Global Digital Trust Standard. Si tratta di alcuni principi che includono il non acquisto di beni prodotti da società che si ritiene abbiano infranto le sanzioni, o attraverso i quali le agenzie di intelligence nazionali stranieri riescano ad accedere ai loro dati.

“Si tratta di principi chiaramente rivolti a Huawei”, spiega al Ft un dirigente del settore, il quale ha poi dichiarato: “questo è stato l’ultimo tentativo dell’amministrazione Trump di farci chiudere Huawei. Ma se ci fossimo riuniti per agire contro un concorrente globale come questo, saremmo quasi sicuramente citati in giudizio” dalle autorità antitrust.

L’amministrazione Trump ha già sanzionato Huawei, il produttore cinese di apparecchiature per le telecomunicazioni, adottando misure per escluderlo dal mercato statunitense del 5G e ha costretto i suoi fornitori statunitensi a chiedere una licenza prima di vendere beni alla società. I funzionari di Washington sostengono che la compagnia rappresenta una minaccia, affermando che le sue attrezzature potrebbero essere utilizzate da Pechino per spiare negli Usa.

Krach ha esplorato un altro modo per colpire le compagnie tecnologiche internazionali che rappresentano una minaccia per gli Stati Uniti e negli ultimi mesi ha contattato un gruppo di 13 diverse società e associazioni di categoria per chiedere loro di aderire ai principi. Dopo aver contattato il dipartimento di Stato, gli executive di queste società si sono rivolti ai loro uffici legali e hanno deciso di non aderire all’iniziativa dell’amministrazione Usa.