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5G, golden power e Cybersecurity. Le perplessità delle telco

Tempi ristretti e procedure semplici, che non impattino negativamente sullo sviluppo delle nuove reti di telecomunicazioni 5G. Questo in sintesi quanto richiesto da Assotelecomunicazioni Asstel in audizione alla Camera, in Commissione Trasporti e Affari Costituzionali sul decreto legge appena approvato che definisce il Perimetro di sicurezza nazionale cibernetica e la nuova disciplina sul golden power. Nessun accenno, invece, da parte dell’associazione alla visita del sottosegretario di Stato Pompeo di questi giorni.

C’è da dire che l’associazione rappresenta tutte le principali aziende Tlc che operano in Italia, fra cui anche le cinesi Huawei e ZTE che come noto sono state al centro dell’incontro diplomatico fra il sottosegretario Pompeo e il presidente del Consiglio Conte.

L’associazione che raccoglie il mondo delle Tlc ha messo in evidenza come le imprese abbiano già “sistemi di sicurezza e funzioni di Ricerca e sviluppo in questo campo, le cui competenze possono fornire un utile contributo alla realizzazione del sistema di sicurezza nazionale cibernetica oggetto del provvedimento in esame”. Assotelecomunicazioni per questo ha evidenziato come “l’approccio alla sicurezza deve essere basato sulla valutazione del rischio e su misure proporzionate a tale valutazione”.

Per questo, ha detto il presidente di Asstel Pietro Guindani, è “importante dare stabilità al sistema, adottando nei tempi previsti i provvedimenti attuativi e non modificando le tempistiche previste nella disciplina Golden Power, rispetto alla quale l’intervento da fare può eventualmente essere quello di semplificazione delle procedure, già previsto dalla norma”. Infine, Assotelecomunicazioni “riscontra un elemento di seria criticità in relazione alla possibilità di modificare le autorizzazioni rilasciate sino a 60 giorni dall’emanazione del Dpcm contenente le misure che garantiscono gli ‘elevati livelli di sicurezza’: tale disposizione introduce una significativa incertezza per le aziende, nonostante queste abbiano adempiuto agli obblighi ed alle prescrizioni già ricevute in seguito alla notifica”. Al riguardo si ravvisa “la necessità di un approfondimento congiunto e di una conseguente riformulazione al fine di rendere compatibile, in una prospettiva dinamica e di sostenibilità, le imprescindibili esigenze di sicurezza con il regolare esercizio dei piani di realizzazione delle infrastrutture 5G”.

Per le imprese di tlc riunite nell’associazione “il ruolo del Cvcn (Centro di Valutazione e Certificazione Nazionale della sicurezza di prodotti, apparati e sistemi Ict destinati ad infrastrutture strategiche n.d.r.) sarà di snodo fondamentale del sistema e dati i compiti affidatagli dal Dl potrebbe essere il luogo più adatto per sviluppare una collaborazione di tipo tecnico con il settore privato ed i soggetti obbligati, anche attraverso la gestione del sistema di laboratori di ricerca accreditati”.

“Le imprese della filiera delle telecomunicazioni possono fornire un utile contributo alla realizzazione del sistema di sicurezza nazionale cibernetica”, ha aggiunto Guindani, chiedendo di fatto il coinvolgimento degli operatorialla definizione dei provvedimenti attuativi, in un rapporto di collaborazione con gli organismi di sicurezza che sia preliminare all’adozione delle regole e continuativo nell’esercizio del sistema. Importante poi: “La valorizzazione di standard e certificazioni internazionali” e “l’attenzione alla definizione di tempi ristretti e procedure semplici, che non impattino in modo negativo sullo sviluppo delle reti di telecomunicazione”.

Con riguardo al futuro dpcm sui livelli di sicurezza occorre “esplicitare le circostanze che possono concretizzare un effettivo pregiudizio per la sicurezza nazionale, così da permettere agli operatori di focalizzare gli elementi tecnologici che dovremo fornire e i servizi rilevanti ai fini della sicurezza”.

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