I dati

5G, Europa in ritardo. Idate ‘Mancano 50 miliardi di investimenti all’anno’

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Nella corsa globale al 5G, il think tank specializzato in economia digitale Idate quantifica in 50 miliardi di mancati investimenti annui il ritardo dell’Europa nei confronti di Usa e Cina.

Usa e Cina sono in vantaggio nello sviluppo del 5G e l’Europa, per restare in corsa nella gara globale al nuovo standard wireless, dovrebbe investire 50 miliardi di euro in più all’anno. Il campanello d’allarme, raccolto da Le Figaro, lo suona Idate, il think tank specializzato in economia digitale, che per giungere a questa amara conclusione ha paragonato gli investimenti complessivi dell’ecosistema Usa a quelli della Ue, facendo le debite proporzioni con il numero degli abitanti.

Quel che è peggio è che su cinque anni il ritardo di investimenti della Ue sale a ben 250 miliardi.

A penalizzare l’Europa in primo luogo sono i fatturati degli operatori Ue rispetto a quelli americani, che semplicemente sono più ricchi in media di cinque volte.

C’è da dire che dal 2007-2008 le telco europee fanno i conti con ricavi e margini in calo, il che ovviamente incide sulla capacità d’investimento.

Inoltre, nel Vecchio Continente scontiamo anche un certo ritardo sul 4G rispetto agli Stati Uniti, dove gli operatori hanno iniziato ad investire prima che a casa nostra. Un vantaggio che le telco Usa mantengono anche ora quando si parla di 5G.

Verizon ed At&t, i principali operatori mobili americani, hanno già iniziato a sviluppare le loro reti 5G. Un vantaggio che consente di fare esperienza sul campo in anticipo, tanto più che il nuovo standard rappresenta un vero salto tecnologico verso nuovi mercati che vanno ben al di là del perimetro delle Tlc, abbracciando l’intero panorama economico e industriale, in vista della nuova era dell’IoT.

Le telco Ue puntano molto sulle sinergie infrastrutturali fra fibra e nuove reti 5G, ed è anche per questo motivo che in questi giorni, dopo l’asta da 6,55 miliardi di euro per l’assegnazione delle frequenze, nel nostro sta tornando alla ribalta il tema della rete unica come soluzione privilegiata per abbattere i costi e accelerare i tempi di roll out di un’infrastruttura ultrabroadboand a prova di futuro.

Tanto più che il nuovo quadro regolatorio delle Tlc europee privilegia il modello wholesale only, rappresentato in Italia da Open Fiber.