L'audizione

5G e tecnologie emergenti, Mirella Liuzzi (Mise): “Siamo uno dei Paesi più avanzati nell’Ue”

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Mise impegnato su più fronti: “Dal processo di liberazione delle frequenze in banda 700 MHz a favore del 5G, alla definizione di modalità e tempistiche di transizione alla tecnologia DVBT-2”. Poi c’è la sicurezza delle infrastrutture, con il caso Genova (Ponte Morandi) e i progetti di cybersecurity. Sull'elettrosmog, le nostre leggi tra le più restrittive nell'Ue.

Questo pomeriggio, presso la Commissione Trasporti della Camera dei Deputati si è svolta l’audizione della sottosegretaria per lo Sviluppo economico, Mirella Liuzzi, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulle nuove tecnologie delle telecomunicazioni, con particolare riguardo alla transizione verso il 5G ed alla gestione dei big data.
Un’audizione fiume, in cui la sottosegretaria ha parlato di nuove bande di frequenze da destinare al servizio mobile, ma al momento occupate dalla televisione e a proposito di televisione è stato fatto un accenno anche al tavolo TV 4.0 e al DVBT 2.
Altri temi di massimo rilievo per il ministero dello Sviluppo economico (Mise) sono i test sul 5G condotti in diverse città italiane, con il supporto tecnico della Fondazione Ugo Bordoni, e l’applicazione delle tecnologie emergenti, come l’Internet delle cose, i big data, l’intelligenza artificiale, la realtà aumentata/virtuale.
Ultimi, ma non meno importanti, i provvedimenti presi in Europa ed in Italia per migliorare, potenziare e rendere più efficace ogni sistema di sicurezza, controllo e difesa delle infrastrutture, con il caso di Genova, in particolare, dopo la caduta del Ponte Morandi, e con il Cyber Act europeo.
Il MiSE sta portando avanti un lungo e complesso lavoro che fa sì che oggi l’Italia sia uno dei Paesi più avanzati a livello europeo per lo sviluppo del 5G. Sul punto, gli ultimi dati relativi al Digital economy and society index (Desi), posizionano l’Italia al secondo posto in Europa in termini di preparazione al 5G”, ha dichiarato la Liuzzi in avvio di audizione.

Le frequenze
Fino al 22 novembre prossimo – ha affermato Liuzzi – è in corso di svolgimento in Egitto la Conferenza radio mondiale la WRC19 dell’ITU, l’agenzia Onu del settore delle telecomunicazioni, che si riunisce ogni 4 anni ed ha il compito di rivedere il regolamento radio e il trattato internazionale che disciplina l’utilizzo dello spettro delle frequenze.
Tra i temi più rilevanti in discussione c’è la possibilità di individuare delle nuove bande di frequenze da destinare al servizio mobile e la revisione dell’uso dello spettro nella banda utilizzata nella parte bassa del servizio televisivo e in quella alta del servizio mobile.
La legge di bilancio 2018 ha portato da un lato ad assegnare le frequenze della banda 700 ai sistemi terrestri in grado di fornire comunicazione elettronica a banda larga senza fili 4G, dall’altro a dare un nuovo assetto al servizio televisivo digitale terrestre e a incentivare lo sviluppo della radio digitale.
Il rilascio definitivo da parte degli operatori televisivi delle frequenze in banda 700, a favore del 5G, richiede un rilevante impegno da parte del ministero, con diverse procedure e azioni volte a realizzare nei tempi previsti, cioè entro giugno 2022, il rilascio della banda 700 da parte dell’operatore televisivo a favore del 5G.
A riguardo, con decreto dell’8 agosto 2018, proprio per armonizzare e coordinare le attività di rilascio della banda 700 e quindi favorire lo sviluppo della tecnologia 5G ed elaborare strumenti volti a favorire la trasformazione digitale del settore televisivo da DVBT a DVBT 2, è stato costituito il tavolo TV 4.0, nella cui ultima riunione è stato avviato, con tutti gli stakeholder pubblici e privati coinvolti, il progetto di liberazione delle frequenze in banda 700 a favore del 5G”.

Tecnologie emergenti
I progetti di sviluppo e ricerca per i servizi che operano proprio sulla rete 5G, nell’ottica di favorire in maniera armonica e capillare in tutto il territorio lo sviluppo dei servizi connessi, con delibera Cipe, sono stati finanziati progetti di sperimentazione e ricerca applicata e trasferimento tecnologico, anche in collaborazione con gli enti territoriali relative alle tecnologie emergenti tra cui blockchain, intelligenza artificiale, internet delle cose.
Il programma di supporto alle tecnologie emergenti nell’ambito del 5G si sviluppa su due assi di intervento: il primo relative alle tecnologie emergenti con dotazione di 40.000.000 di euro; il secondo per progetti di ricerca di sviluppo per favorire la trasformazione tecnologica di Pmi e startup innovative con una dotazione di 5.000.000 di euro”, ha precisato la sottosegretaria.

In questo caso, i progetti di sperimentazione riguardano diversi settori chiave per il Paese: dalla salute (diagnostica remota, ospedali di e-learning), all’industria (digitalizzazione dei processi, robotica collaborativa, catena di produzione), al monitoraggio ambientale (ambiente intelligente, infrastrutture intelligenti), alla mobilità e alla sicurezza stradale (guida assistita, logistica, monitoraggio della superficie stradale), al turismo e alla cultura (visite virtuali, realtà aumentata), all’agricoltura (agricoltura di precisione, monitoraggio della produzione – basato sulla tecnologia blockchain), alla sicurezza pubblica (sicurezza della popolazione e supporto per l’applicazione della legge), a porti e città (monitoraggio, logistica, ecc.); all’energia (smart grid e ottimizzazioni), alle università (campus intelligente).

Sperimentazioni e test in corso nelle città italiane
Ad oggi sono pervenute proposte progettuali da parte delle amministrazioni comunali di Torino, Genova, Milano, Modena, Prato, L’aquila, Matera, Roma e Catania, a cui si aggiungono le manifestazioni di interesse pervenute dai Comuni di Napoli a Bari.
I progetti mirano a coniugare le competenze scientifiche dell’università e degli enti di ricerca con le esigenze del tessuto imprenditoriale e dei cittadini utenti, con l’obiettivo di assicurare uno spazio fisico e le risorse necessarie per lo sviluppo di idee di impresa, implementare nuove tecnologie attraverso le potenzialità che caratterizzano le reti 5G e trasferire le conoscenze così acquisite ai soggetti che possono trarre particolare beneficio dalla trasformazione digitale”, ha continuato Liuzzi in audizione.
“Sono inoltre da pochi giorni scaduti i termini del bando di 5.000.000 di euro rivolto alle pubbliche amministrazioni e gli enti pubblici, le agenzie enti di ricerca, le università, volto alla realizzazione di specifici progetti di sperimentazione e ricerca orientata all’utilizzo delle tecnologie emergenti, attraverso la cooperazione tra più soggetti in collaborazione con gli operatori titolari di frequenze utilizzate per il 5G. Risultano ricevuti circa 20 progetti.
La direzione competente sta procedendo agli adempimenti di legge per riuscire a finanziare tutte le richieste pervenute entro la fine dell’anno”.

Sicurezza delle infrastrutture, il caso Genova
Assieme al ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, abbiamo disposto il finanziamento per progetti finalizzati alla sicurezza delle infrastrutture stradali, da realizzare nell’area territoriale di Genova, attraverso sperimentazioni basate sulla tecnologia 5G.
Sarà poi pubblicato un avviso per selezionare i progetti sperimentali basati sulla rete 5G focalizzati su attività di monitoraggio delle infrastrutture viarie a cui è destinato il finanziamento di 2.000.000 di euro.
Il progetto in questione nasce subito dopo la tragedia del crollo del ponte Morandi – ha ricordato Liuzzi – per fornire ai cittadini all’amministrazione comunale ulteriori strumenti tecnologici a favore del territorio. Digitalizzare il Paese significa diffondere innovazione in ogni territorio, offrendo alle imprese dei servizi completamente full digital”.

Cybersecurity
Massimo l’impegno del Mise, quale ministero guida, sul fronte della sicurezza cibernetica.
L’azione del ministero sarà incentrata sull’assicurare la più ampia protezione dei nostri interessi nazionali in coordinamento con gli altri organismi competenti. In questo quadro normativo c’è il decreto legge 105/2019 sul perimetro di sicurezza cibernetica.
L’obiettivo del decreto è quello di assicurare un elevato livello di sicurezza delle reti dei servizi informativi e dei servizi informatici delle amministrazioni pubbliche, degli enti e degli operatori nazionali pubblici e privati, come previsto dal regolamento dell’Unione europea noto come Cyber Act, che rivede il mandato dell’Agenzia dell’Unione europea per la cyber sicurezza e introduce uno schema unico di certificazione a livello europeo.
Il decreto rappresenta un ulteriore passo in avanti nella strategia messa in campo sulla sicurezza cibernetica, determinando le modalità per l’individuazione dei soggetti pubblici e privati che sono inclusi nel perimetro di cyber security.
Lo sviluppo tecnologico del 5G necessita infatti di un accurata tutela degli interessi strategici nazionali attraverso una normativa ad hoc che garantisca la sicurezza delle nuove reti.
Le attività di verifica obbligatoria sugli appalti saranno condotte dal Centro di valutazione e certificazione nazionale, il CVCN, istituito presso il Mise. Il CVCN ha l’obiettivo di garantire la sicurezza e l’assenza di vulnerabilità dei prodotti hardware e software impiegati sulle reti, i sistemi informativi e sui servizi informatici”, ha proseguito la sottosegretaria.

5G ed elettromagnetismo
L’architettura della rete 5G è basata su antenne adattative; questo nuovo approccio è caratterizzato non più da una emissione costante di potenza in tutte le direzioni, ma da una emissione “adattativa” in base al numero di utenze da servire, dalla loro posizione e dal tipo di servizio.
La protezione della popolazione dall’esposizione ai campi elettromagnetici è affidata alla Raccomandazione del Consiglio europeo del 12 luglio 1999.
in questa Raccomandazione, il Consiglio europeo ha adottato il parere dell’organismo internazionale di esperti ICNIRP (International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection).
Le linee guida dell’ICNIRP sono state sottoposte a revisione nel corso del 2018 e la pubblicazione aggiornata è attesa per fine 2019 o più probabilmente entro i primi mesi del 2020.
Sul punto, come noto, l’Italia e alcuni Stati Membri, hanno deciso di adottare linee più restrittive in tema di inquinamento elettromagnetico rispetto ai valori applicati nella maggior parte degli Stati Europei, atteso che il tetto massimo attuale oggi in Italia è 6 V/m.
Inoltre, il nostro Paese è stato fra i primi Paesi al mondo a dotarsi di una normativa in materia di radioprotezione.

Il 30 ottobre si è tenuta una riunione presso il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare a cui hanno partecipato, oltre il suddetto Ministero, il MiSE e la Fondazione Ugo Bordoni, anche il Ministero della Salute, ISPRA e l’Istituto Superiore di Sanità, per approfondire e rivedere la definizione dei valori limite. Il risultato principale dell’incontro è stata la condivisione da parte delle Amministrazioni presenti che attualmente non risulta necessario modificare gli attuali limiti di emissione (6 V/m)”, ha concluso Liuzzi.