Trade war

5G e intelligenza artificiale, USA pronti a chiudere le porte agli investitori cinesi

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Continua lo scontro commerciale tra Washington e Pechino. ZTE potrebbe perdere l'accordo con Google su Android. La Cina vuole accelerare sulla crescita della competitività sui mercati tecnologici globali e sfrutta la ricerca congiunta civile e militare.

Il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti sta prendendo seriamente in considerazione la possibilità di emanare un provvedimento legislativo finalizzato a frenare, se non bloccare completamente, gli investimenti cinesi in tecnologie avanzate e strategiche per l’economia del Paese e gli interessi nazionali su scala globale.

Il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, vuole portare avanti una politica economia protezionistica e allo stesso tempo aggressiva sul piano internazionale e nei confronti degli investimenti stranieri, nello specifico cinesi, in high tech, digitale e ICT, questi ultimi considerati particolarmente pericolosi per la sovranità sui mercati interni e per la violazione dei diritti di proprietà intellettuale.

Sul giornale The Economic Times è riportato che il Segretario del Tesoro americano ha tempo fino al 21 maggio prossimo per proporre alla Casa Bianca uno stratagemma utile ad attuare restrizioni crescenti agli investimenti di imprese cinesi nei mercati tecnologici americani.

Una scelta valutata da molti suicida, volta a rendere sempre più vulnerabili e deboli sui mercati globali le società americane high tech che, come tutte le aziende di questo settore, hanno sempre bisogno di raccogliere nuovi finanziamenti e attrarre investitori da ogni parte del mondo.

I funzionari del Tesoro americano stanno quindi procedendo nell’identificazione dei settori tecnologici più strategici per il Paese su cui applicare le restrizioni agli investimenti cinesi.

Ovviamente, secondo quanto riferito dal quotidiano, parliamo di quei mercati tecnologici particolarmente sensibili, perché alla base della crescita attuale e soprattutto futura, come il 5G, i semiconduttori, l’efficienza energetica e altri ancora.

Ricordiamo che la guerra commerciale tra i due Paesi è scoppiata a marzo di quest’anno, quando Trump, in nome della sovranità economica, della difesa della proprietà intellettuale e della necessità di fermare quello che ha definito “trasferimento tecnologico forzato”, ha annunciato dazi per 150 miliardi di dollari sui beni cinesi importati negli Stati Uniti.

Misura che inevitabilmente ha spinto Pechino a rispondere con una misura simile che comportava 50 miliardi di dazi sulle importazioni dagli USA.

Entrambi, invece di smorzare i toni, si sono detti al lavoro per rendere più efficaci tali misure in questa prima trade war del terzo millennio.

Nel corso degli ultimi giorni, uno dei primi scontri di un certo rilievo è quello avvenuto tra ZTE, gigante cinese sul mercato degli apparati di telecomunicazione, e Washington proprio per il divieto di vendere prodotti negli USA per sette anni.

È una delle prime applicazioni, anche se ancora non in via ufficiale, dell’International Emergency Economic Powers Act, vecchia legge del 1977 che nelle ultime settimane è stata più volte richiamata da Trump, utilizzata sempre in nome della difesa degli interessi strategici nazionali contro nemici esterni ed interni.

In questo caso la legge è usata per “fermare la razzia tecnologica dei cinesi fatta in casa e a danno degli Stati Uniti”.

Il bando a ZTE potrebbe comportare per l’azienda cinese la perdita del sistema operativo Android sui suoi apparati e quindi il venir meno dell’accordo con Google.

Un colpo durissimo.

Nei giorni scorsi il Presidente della Cina, Xi Jinping, ha delineato una nuova strada da percorrere velocemente nella conquista del cyberspazio, in settori e mercati ovviamente chiave, tra cui 5G, Internet of Things, intelligenza artificiale, semiconduttori, connettività e batterie.

Aree tecnologiche dove la Cina, secondo un articolo di sabato sul Wall Street Journal, si mostra ancora troppo in ritardo, ma su cui stanno convergendo nuovi ingenti investimenti, sia stranieri, sia nazionali, soprattutto in chiave di nuova partnership tra privato, pubblico e Difesa.

A quanto pare, il cambio di passo è arrivato nel momento in cui Pechino ha dichiarato fondamentale la collaborazione tecnologica tra l’industria nazionale, i privati e militari per il progetto “China 2025” in determinate aree chiave, come l’Information Technology (IT), la trasformazione digitale, la cybersecurity, l’intelligenza artificiale, le comunicazioni quantistiche, le nanotecnologie.