Lo scontro

5G, dopo Usa e Australia anche l’India mette il veto su Huawei e Zte. Ma le telco sono contrarie

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Il governo indiano, in linea con la posizione del governo Trump e dell’Australia, pronto a mettere il veto per motivi di sicurezza nazionale sui vendor cinesi in vista del 5G.

Il veto per motivi di sicurezza ventilato dal governo indiano su Huawei e Zte, i principali vendor cinesi di apparecchiature di rete, dalla partita del 5G in India per compiacere il governo Usa rischia di trasformarsi in un boomerang per l’intero settore delle Tlc nel paese asiatico. Questa l’opinione di alcuni analisti interpellati dal sito cinese Global Times, commentando l’intenzione da parte del Dipartimento indiano per le Telecomunicazioni riportata dai media di porre il veto su Huawei e Zte nella lista dei vendor che potranno collaborare alla realizzazione delle nuove reti 5G con gli operatori locali.

Il veto su Huawei e Zte in India per motivi di sicurezza nazionale segue analoghe prese di posizione assunte da tempo dagli Usa e ribadite dal governo Trump negli Usa e in scia dall’Australia.

Dalo canto suo, un rappresentante di Huawei ha detto che l’azienda sta collaborando con le autorità e con il governo indiano e che al momento è coinvolto nei primi test in corso sul 5G nel paese asiatico.

Ma se il veto ai vendor cinesi in India fosse confermato, lo sviluppo del 5G nel paese asiatico sarebbe certamente rallentato e i costi di rollout delle reti lieviterebbero, secondo Xiang Ligang, chief executive del sito specializzato cctime.com, secondo cui gli operatori indiani non accetteranno di buon grado la posizione del governo.
Ma per ora, secondo quanto riportato dall’Economic Times of India, l’Autorità delle Comunicazioni indiana ha invitato ufficialmente diversi vendor “non cinesi” fra cui Cisco, Samsung, Ericsson e Nokia a partecipare al roll out del 5G.

La decisione del governo indiano è in linea con quella presa ad agosto dal governo americano, che ha vietato a tutto il personale governativo l’utilizzo di tecnologie cinesi di Huawei e di quella analoga presa dal governo australiano, che ha escluso sempre Huawei dall’elenco dei fornitori tecnologici per le nuove reti 5G.

Decisioni di chiusura e protezionismo economico fortemente criticate in Cina, dove gli analisti sostengono che politicizzare le attività commerciali provoca un deterioramento del contesto di business che rischia di minare in futuro la fiducia degli investitori cinesi in India.

Tanto più che senza vendor cinesi i costi di rollout inevitabilmente rischiano di lievitare, secondo alcuni esperti, e che il 5G si sta sempre più connotando come una tecnologia made in China.