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5G, chi è pronto e chi no

Come dice l’adagio, a pensare male si fa peccato, ma, si sa, spesso ci si azzecca: e bisognerebbe proprio essere molto ingenui per non cogliere il legame che lega due comunicati comparsi a poca distanza l’uno dall’altro nel mondo del tech, e che hanno sancito, nell’ordine, la pace dopo più di due anni di beghe legali tra Apple e Qualcomm e la decisione di Intel di abbandonare il business dei modem 5G per gli smartphone – di cui, guarda caso, Qualcomm è una delle prime produttrici al mondo.

Insomma, è giunta a una fine – per certi versi inaspettata, anche da chi di queste cose si occupa per mestiere – la controversia tra i due colossi californiani dell’informatica, iniziata più di due anni fa per il rifiuto di Apple di riconoscere alcune royalties a Qualcomm e il contrattacco di quest’ultima per una violazione dei propri brevetti da parte di Cupertino.

Ora che è “scoppiata la pace” tra i due litiganti e che Apple si è impegnata ad acquistare i propri chip 5G da Qualcomm, chi è rimasto con il proverbiale cerino in mano è stata Intel, che da poco si era aggiudicata la commessa dei chip per gli iPhone, anche se con risultati finora meno eclatanti del previsto, complici le vendite non eccelse degli ultimi melafonini.

Ed ecco qui il senso della dichiarazione di Bob Swan, CEO di Intel, il quale poche ore dopo la fine della guerra Apple-Qualcomm ha fatto sapere che tutti in azienda sono «molto entusiasti delle opportunità del 5G e della “cloudification” della rete, ma nel settore dei modem per smartphone è diventato evidente che non esiste un percorso chiaro verso la redditività e i ritorni positivi. Il 5G continua a rappresentare una priorità strategica per Intel e il nostro team ha sviluppato un portfolio di prodotti wireless e di proprietà intellettuale. Stiamo valutando le possibilità che abbiamo per valorizzare ciò che abbiamo creato, comprese quelle relative ad un’ampia varietà di piattaforme e dispositivi data-centrici in un mondo 5G». In altre parole: ora che Apple non acquista più da noi i chip, non ci conviene restare in questo campo.

Per l’iPhone 5G ora il 2020 è possibile
L’accordo con Qualcomm è in qualche modo anche una risposta a chi, qualche giorno fa (Timothy Arcuri, analista di UBS) sosteneva fosse impossibile un lancio di un iPhone 5G nel 2020, proprio per la difficoltà di trovare un fornitore affidabile per i modem 5G. Anche secondo Arcuri era praticamente impossibile che la lite con Qualcomm potesse trovare una ricomposizione, e Intel era giudicata non ancora pronta per fornire i modem in tempo. Altre alternative erano Samsung e Huawei, per ovvi motivi, però, poco adatte in quanto diretti concorrenti.

Si pensava addirittura che Apple potesse acquisire in toto la divisione di Intel dedicata alla progettazione e alla realizzazione di modem 5G, ma il gruppo guidato da Tim Cook ha deciso di seguire un’altra strada, ritenuta fino a poche ore prima dell’accordo estremamente complessa.

Insomma, pare proprio che Cupertino abbia rotto gli indugi e non voglia arrivare tardi anche sugli standard di comunicazione in un settore, quello degli smartphone, dove sembra sempre meno leader e sempre più “seguace” delle idee altrui (anche per i dispositivi pieghevoli, il grande successo di quest’anno, la situazione sempre analoga). La telefonia mobile è del resto destinata ad abbracciare proprio nei prossimi anni la nuova tecnologia, in grado di assicurare performance straordinarie per quanto riguarda lo scambio dei dati (su SosTariffe.it è sempre possibile confrontare le performance dei vari operatori mobili), come i video a 8K e la realtà aumentata anche per le aziende. E che l’esordio della nuova tecnologia su larga scala sia ormai imminente è chiaro da vari particolari, sempre più numerosi nelle ultime settimane.

Le mosse degli altri: i 5G low-cost
Per prima cosa, Peter Zhou, il Chief Marketing Officer di Huawei, ha dichiarato al Financial Times che entro il 2019 arriverà sul mercato uno smartphone 5G da 600 dollari, prezzo considerato straordinariamente competitivo per un dispositivo equipaggiato con tecnologia così avanzata. Non solo: per il 2020, non è escluso che il gigante cinese introduca sul mercato un telefono ancora più allettante, un 5G low-cost da 300 euro. Huawei, del resto, come detto si produce da sola i chip per la connessione alla rete 5G, e quindi può contare su notevoli economie di scala. A fare eco a Huawei è Xiaomi, che ha annunciato a sua volta l’uscita di un dispositivo con supporto 5G con un cartellino del prezzo ancora di circa 600 dollari.

Una mossa che secondo alcuni potrebbe però non portare i frutti sperati: equipaggiare uno smartphone con una tecnologia avanzata come il 5G ma promettendo prezzi molto bassi significherebbe proporre dispositivi potenzialmente “a lungo termine” ma allo stesso tempo con consistenti sacrifici dal punto di vista della dotazione hardware per non andare in perdita (in questo caso, i primi indiziati saranno la qualità dello schermo e della fotocamera). Insomma, appare improbabile che un utente possa cercare da una parte il massimo che il mercato ha da offrire e dall’altra accontentarsi di componenti da smartphone di basso livello.

Come crescerà il mercato del 5G
Intanto, i dati di Strategy Analytics illustrano quale sarà l’evoluzione del mercato per gli smartphone con supporto al 5G nei prossimi anni: ne sono attesi 5 milioni nel 2019, cioè meno dell’1% del totale annuo  – un dato molto basso, ma prevedibile, considerando che la tecnologia sta muovendo i primi passi – ma già dal 2020 le cose dovrebbero cambiare radicalmente, per raggiungere il picco nel 2025, quando ogni anno, secondo le stime, verranno venduti 1 miliardo di smartphone 5G, seguendo la dinamica già vista con il 3G prima e con il 4G poi.

Sempre secondo Strategy Analytics, i primi ad adottare questo standard, dopo Samsung che già ha presentato il suo Galaxy S10 5G, saranno LG, Huawei, Xiaomi, Motorola, mentre il primo iPhone 5G è atteso per la seconda metà del 2020, e bisognerà stare attenti a non rimanere indietro di più di un anno e mezzo. Anche perché per Apple, malgrado l’accordo, la strada non è ancora in discesa: tradizionalmente l’azienda mal sopporta di dipendere da un solo fornitore, e quindi con tutta probabilità continuerà a sviluppare un chip proprietario, nel caso in cui sorgessero nuovi problemi con Qualcomm.

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