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5G a Roma, 100 milioni per la Capitale. Ma come si fa senza le antenne?

Roma_raccomandata elettronica

Il Campidoglio ha presentato ieri un progetto da 97,7 milioni d euro, 20 di questi forniti dalle casse comunali per portare il 5G nella Capitale in vista del Giubileo del 2025. Il progetto si chiama #Roma5G, ed è realizzato per dotare Roma di una rete 5G, wifi e Internet of things “best in class” nella metro e nei principali luoghi pubblici (piazze, strade, monumenti ecc.). L’ambizione è quella di realizzare una copertura capillare 5G basata su small cells aperte a tutti gli operatori mobili, per un totale di 6mila punti di propagazione del segnale, e una rete wifi free ad accesso seamless con 850 punti di presenza in cento piazze, oltre a tutte le insegne della metro trasformate in access point.

Come si fa senza antenne 5G?

C’è però un problema non secondario: come si pensa di realizzare tutto ciò, in particolare la rete di small cells e i DAS (Distributed Antenna System) per la copertura indoor delle stazioni ferroviarie e della metropolitana, senza prevedere anche dei tralicci, delle torri che ospitano le antenne per veicolare il segnale 5G outdoor su tratti più lunghi?

Le small cells servono sì, ma per integrare in ambienti densamente abitati le tradizionali torri di trasmissione del segnale radiomobile.

Consultando la presentazione del progetto, ‘Roma Capitale 5G’ un documento in PDF di 16 pagine, la parola ‘antenne’ è citata soltanto 4 volte sempre in relazione alle micro-antenne per le small cells e al WiFi. In nessun caso si parla di antenne 5G, senza le quali però non si può immaginare alcuna copertura 5G della Capitale.

E nemmeno si citano dei tralicci. Una svista? Il Campidoglio non ha consultato le aziende della industry delle Tlc prima di organizzare la presentazione affidata al sindaco Roberto Gualtieri?

Il fatto di non aver previsto le antenne nella presentazione del progetto è probabilmente una svista, anche perché la pubblicazione del bando di gara da parte di Roma Capitale aperto agli operatori è prevista entro 3 mesi e l’affidamento entro ottobre prossimo.

Ma senza torri 5G, il progetto non è fattibile.

Tra l’altro, dal progetto emerge che è prevista la copertura in fibra di cento piazze cittadine. Un lavoro enorme.

Il progetto

La proposta di partenariato pubblico-privato con la Bai Communications, controllata dal fondo pensioni canadese Cppib che ha investimenti attivi in Europa per 61,5 miliardi, è stata illustrata ieri dal sindaco Roberto Gualtieri e dal direttore generale di Roma Capitale, Paolo Aielli, subito dopo il sì della Giunta alla delibera che ha riconosciuto il progetto #Roma5G di interesse pubblico, dando mandato al dipartimento Trasformazione digitale di predisporre la procedura di gara per l’aggiudicazione del contratto. I tempi sono serrati: il bando sarà pubblicato a breve, ci saranno tre mesi per presentare le offerte e due mesi per valutarle. Secondo il cronoprogramma, a ottobre avverrà l’aggiudicazione e la stipula del contratto (e della convenzione di 25 anni), con l’installazione del sistema di antenne per la rete di nuova generazione e la copertura della metro A entro l’inizio del Giubileo. Bai Communications ripresenterà la sua proposta. In caso di offerte migliori, potrà rivedere le sue condizioni e godere di una prelazione. I 20 milioni pubblici saranno disponibili una volta firmato il Dpcm con la seconda tranche di opere giubilari, entro metà aprile.

C’è da dire, infine, che di #Roma5G si parla già da qualche anno. Non è una novità, il progetto è stato lanciato da Virginia Raggi nel 2018.

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