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4G: le telco Ue fanno i conti con i (magri) ricavi. Ma c’è un modo per monetizzare

4G

Il 4G, croce o delizia per gli operatori mobili? Dipende dai punti vista (e se sei in Europa o in Cina).

Due diverse analisi danno quadri differenti sui risultati e le opportunità della tecnologia, che sicuramente è stata lanciata come una delle grandi speranze degli operatori mobili, a caccia del ‘miracolo’ che avrebbe permesso loro di ritornare alla crescita di ricavi e margini.

Non tutto sembra essere andato come previsto se, come ci dice una nota di Raymond James, i primi 50 operatori hanno segnato un calo medio dei ricavi dello 0,5% nel primo trimestre di quest’anno.

Certo, c’è stato un miglioramento rispetto al trimestre precedente, ma gli analisti parlano di risultato ‘deludente’, considerando che il 4G ha ormai rappresenta il 51% delle offerte sottoscritte dagli europei e il costante aumento del volume dei dati scambiati.

E, secondo Raymond James, non rassicura sul futuro il fatto che gli operatori stiano continuando a ‘gonfiare’ di giga le offerte dati, senza aumentare il prezzo dei pacchetti.

Eppure, secondo le previsioni di Strategy Analytics, l’LTE diventerà entro quest’anno il principale contributore ai ricavi delle telco a livello globale, raggiungendo quota 2 miliardi di utenti e generando ricavi per 375 miliardi di euro (il 49% del totale nonostante rappresenti solo il 25% delle connessioni).

A fine anno, dicono gli analisti, ci saranno 1,9 miliardi di sottoscrizioni 4G – cellulari, modem, tablet e dispositivi connessi, escluse le connessioni machine-to-machine – da 1,1 miliardi dell’inizio del 2016.

Certo, nei mercati avanzati come gli Usa, il Giappone e la Corea, la fetta di ricavi legati al 4G sarà molto grossa, pari o superiore all’80%, mentre in Medio Oriente e Africa sarà inferiore al 10%.

Fa storia a sé la Cina, che ha strappato agli Usa il primato di maggiore mercato 4G mondiale nel terzo trimestre 2015.

Entro il 2022, il numero di utenti dovrebbe crescere tre volte tanto, dice Strategy Analytics, a 5,6 miliardi, pari al 62% di tutte le sottoscrizioni non M2M.

Per quella data, dice Strategy, si manifesterà, anche se lievissimo, l’impatto delle connessioni 5G, che dovrebbero aver di poco superato quota 115 milioni.

Tornando all’analisi di Raymond James, in Europa il 4G on sembra aver ripagato gli operatori ai livelli sperati, anche a fronte di un notevole incremento nell’uso di internet mobile. Un incremento che avviene spesso a costo zero perché gli operatori, per evitare di perdere i clienti, continuano ad alzare l’asticella dei giga gratuiti.

Un approccio che ha pro e contro perché invia un messaggio ambiguo ai consumatori e, cioè, “suggerisce che i dati non valgono poi tanto, mentre dietro c’è una rete e ingenti investimenti”, sottolinea un dirigente del settore.

Eppure, c’è anche un’altra via, come dimostra l’esempio dell’operatore finlandese Elisa, che ha deciso di farlo pagare il 4G. I clienti che optano per la tecnologia pagano 8 euro in più rispetto agli altri pacchetti, ma hanno un consumo dati illimitato, con il risultato che l’operatore ha registrato una crescita dei ricavi dell’8% anche se soltanto un quarto dei clienti usa il 4G. il consumo medio di dati, a fronte di questa offerta, è di 8Gb. Che sia questa la strada per uscire dall’impasse.

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