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23 dicembre 1979: addio a Peggy Guggenheim

Camminando per Venezia qualche decennio fa, non sarebbe stato difficile imbattersi in Peggy Guggenheim in gondola. Due erano i segni inequivocabili: i cagnolini al braccio e gli occhiali a farfalla, disegnati per lei dall’artista Edward Melcarth.

Si sa, ambientarsi in una nuova città non è mai facile. Così, quando Peggy arriva in laguna nel 1946, va in un bar e chiede qual era il luogo dove poter fare nuove conoscenze: cercava artisti, critici, qualcuno con cui scambiare qualche parola sulla sua collezione (a Parigi, prima della Guerra, era conosciuta come la donna che acquistava un quadro al giorno). Le scrivono il nome di Emilio Vedova su un pacchetto di fiammiferi e l’indirizzo di una trattoria dietro piazza San Marco. Peggy va da “Angelo”, dove trova Emilio e tutto il cenacolo artistico veneziano (quello rigorosamente astratto).

A distanza di anni, li immaginiamo ancora lì intorno al tavolo, tra il tramestio dei bicchieri, i baratti di quadri e i pranzi non saldati. Si narra di quando un conto fu pagato per la prima volta da un artista con una banconota, questa venne incorniciata; tutto sotto l’occhio vigile dell’Ultima Dogaressa.

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