il bilancio

2020: l’annus horribilis, le tlc e l’anno che verrà. 15 priorità per il 2021

di Avv. Prof. Vincenzo Franceschelli Vicepresidente CNU – Consiglio Nazionale degli Utenti |

E' possibile, forse probabile, che l'emergenza da Covid-19 diventi sofferta normalità, almeno per qualche mese del nuovo anno, o forse più. Sembra, così, utile disegnare un bilancio di cosa è stato e di come si sia vissuto, per meglio affrontare l’anno che verrà.

1. L’annus horribilis

L’annus horribilis che i cittadini italiani – Utenti e consumatori – hanno vissuto ha posto al centro dell’attenzione le reti e i contenuti, secondo il principio condiviso che l’esame del sistema di comunicazioni e di telecomunicazioni (il “processo comunicativo” di cui al n. 28 della legge 31 luglio 1997 n. 249) distingua reti e contenuti.

L’anno trascorso ha visto la centralità della rete (l’ecosistema digitale), nel bene e nel male, nelle sue virtù e nelle sue inefficienze. L’ecosistema digitale ha costituito l’elemento centrale della vita umana rinchiusa nelle case durante le varie fasi del c.d. lockdown. Ed è possibile, forse probabile, che questa emergenza diventi sofferta normalità, almeno per qualche mese del nuovo anno, o forse più. Sembra, così, utile disegnare un bilancio di cosa è stato e di come si sia vissuto, per meglio affrontare l’anno che verrà.

2. Sopravvivere digitalmente

Siamo sopravvissuti grazie alla rete. Su questo non c’è dubbio.

Per i cittadini, la rete ha costituito il mezzo di collegamento con la pubblica amministrazione e il sistema sanitario. Per molti, ha costituito lo strumento per acquisire informazioni e collegarsi con il resto del mondo.

Per molti lavoratori, la rete è diventata il mezzo per poter continuare a lavorare da remoto (il c.d. smart working).

Per milioni di studenti, con le scuole chiuse, ha costituito lo strumento per seguire le lezioni da distanza (il c.d. DAD) e per tentare di proseguire il percorso educativo.

Per insegnanti e professori il mezzo per poter continuare ad insegnare.

Per i cittadini, che, a causa delle restrizioni al movimento, non potevano partecipare ad incontri politici, frequentare i circoli o le sedi di partito, la rete e i social networks hanno costituito l’unico mezzo per continuare a partecipare alla vita politica del paese.

Con teatri, cinema, stadi e altri luoghi di svago chiusi, la televisione, la radio ed Internet hanno costituito l’unico strumento di svago per milioni di utenti.

Per molti, l’unico mezzo per mantenere, attraverso i programmi di connessione a distanza, i contatti con i familiari lontani, o con gli amici.

Per molte famiglie, lo strumento, attraverso l’e-commerce, per approvvigionarsi di beni e servizi.

Per milioni il mezzo per la partecipazione attiva alla vita sociale, culturale e politica.

Tutto quanto sopra per dare atto della centralità – nella vita di questa nostra Repubblica – del sistema di comunicazione, della rete, dell’ecosistema digitale.

Insomma, siamo sopravvissuti grazie alla rete, ai nostri telefonini e ai nostri computer.

3. Non va tutto bene….

Va però rilevato che secondo i dati ISTAT, le famiglie che dispongono di accesso a Internet a casa (rilevamento ISTAT 2019 pubblicato nel 2020) costituiscono il 74,7 della popolazione. Ciò significa che un quarto delle famiglie non ha tutt’ora accesso ad Internet.

Inoltre, ISTAT ha rilevato che tra le famiglie che hanno connessione ad Internet, il 33,7 utilizza una connessione mobile a banda larga tramite rete di telefonia mobile.

Occorre quindi – dopo aver segnalato i punti positivi dell’ecosistema digitale – segnalarne i punti critici: le manchevolezze della copertura di rete, le difficoltà di accesso, e di rischio di emarginazione digitale per chi non può o non vuole accedere al sistema.

4. Il mutevole quadro giuridico

L’incertezza del futuro si rispecchia nella profonda modifica del quadro giuridico che si profila nell’anno che ci aspetta.

Nel dicembre di questo 2020 il nostro Parlamento doveva recepire la Direttiva (UE) 2018/1972 del Parlamento europeo e del Consiglio dell’11 dicembre 2018 che istituisce il Codice europeo delle comunicazioni elettroniche. Si tratta, come è ben noto, della rifusione del Codice precedente. Ma comporterà profonde modifiche nel sistema.

Inoltre gli organi di diritto europeo stanno lavorando sul c.d. Digital Service Act, (DSA) che ha visto l’approvazione del Parlamento europeo, e il Digital Markets Act (DMA), provvedimenti che avranno un forte impatto sull’ecosistema digitale.

Il Digital Service Act (Proposal for a Regulation of the European Parliament and of the Council on a Single Market for Digital Services and amending Directive 2000/31/EC, la Direttiva sul commercio elettronico) del 15 dicembre 2020 costituisce una profonda modifica delle disposizioni sul commercio elettronico.

Il Digital Markets Act (DMA) del 15 dicembre 2020, o legge sui mercati digitali (Proposal for a Regulation of The European Parliament and of the Council on contestable and fair markets in the digital sector) ha il fine di armonizzare le regole nel settore digitale dell’Unione là dove sono presenti i c.d. “gatekeepers”, i “provider of core platform services”. Si tratta di norme per le piattaforme che svolgono funzioni di controllo all’accesso (“gatekeeper”) nel settore digitale. Norme che mirano a impedire ai gatekeeper (motori di ricerca, i servizi di social network, alcuni servizi di messaggistica, i sistemi operativi e i servizi di intermediazione online) di imporre condizioni inique alle imprese e ai consumatori e a garantire che importanti servizi digitali siano aperti.

V’è poi il recepimento della c.d. Direttiva Copyright, che mordicherà le regole sul diritto d’autore, ma anche il diritto degli Utenti alla fruizione dei contenuti.

Sul piano strettamente tecnico, v’è l’avvicinarsi della data del secondo swich-off, che comporterà il passaggio dall’attuale sistema DVB-T alla nuova tecnologia DVB-T2. È facile prevedere che tale processo comporterà, per gli Utenti, incertezza e costi, come lo comportò il primo swich-off del 2012.

V’è poi il tema della prossima disponibilità delle tecnologie 5G di telefonia mobile e cellulare. Infine v’è il tema – un vero e proprio tormentone, ormai – della rete unica nazionale in fibra ottica.

Questi – ed altri – eventi influenzeranno profondamente il sistema di comunicazioni, e quindi i rapporti con gli Utenti, e i loro diritti.

5. Contenuti

Se ciò che attiene al futuro quadro giuridico e alle reti è realtà complessa, ancora più complessa è la realtà che attiene ai contenuti.

Certamente l’ecosistema digitale ha permesso, in questo incerto anno di crisi, ai cittadini italiani di vivere, comunicare, approvvigionarsi, studiare, partecipare alla vita politica e sociale ed operare. Ma ha posto in evidenza numerose problematiche, e ha anche allargato il c.d. lato oscuro.

Si può dire che, nella rete, ad ogni valenza positiva ha corrisposto una deformazione negativa. Si è parlato molto di disinformazione, di fake-news, di istruzione negata, di diffamazione a mezzo web, di ciberporno e revengeporno, di pubblicità occulta o menzognera, di truffe commerciali, di ciberbullismo, di discriminazione, di violazione della riservatezza, di emarginazione digitale…

Questi ed altri i lati oscuri dell’ecosistema digitale.

Ma anche il sistema radiotelevisivo ha suscitato critiche e malumori, soprattutto in relazione al servizio pubblico che avrebbe dovuto fornire con imparzialità, chiarezza e completezza in questi mesi di crisi: si è parlato di programmazione televisiva inappropriata e di eccesso di informazioni contradditorie.

6. I diritti degli Utenti

Sono venuti in evidenza i diritti degli Utenti. Utenti sono i cittadini, siano essi consumatori o fruitori del sistema. Utenti siamo tutti noi.

Gli Utenti non sono soggetti passivi del sistema di telecomunicazioni. Sono cittadini e consumatori che rivendicano e difendono i loro diritti. Il diritto ad una informazione corretta e pluralista. Il diritto di accesso ad una rete libera e sicura. Il diritto alla fruizione dei contenuti.  Il diritto alla riservatezza. Il diritto alla non discriminazione. 

Se la nozione di Utente è generale e universale, vi sono categorie di Utenti che si caratterizzano per temi e problemi comuni.

L’ecosistema digitale è divenuto uno strumento di comunicazione universale; ne consegue che più attenta deve evolversi la disciplina che protegge i soggetti deboli, i minori, le persone con disabilità, evitando ed impedendo discriminazioni.

Lo sforzo è quindi impedire che le discriminazioni già esistenti nel mondo materiale penetrino e nidifichino nel mondo virtuale. Riequilibrare le diseguaglianze esistenti nel mondo materiale cosicché esse scompaiano (almeno) nel mondo virtuale e della comunicazione.

7. I principali settori collegati ai diritti degli Utenti

Nell’affrontare i vari aspetti del mondo della comunicazione nella prospettiva dei diritti degli Utenti, alcuni temi ed alcuni problemi acquistano particolare attualità. Mi riferisco ai minori e al loro vivere in rete, alle persone con disabilità e alle loro difficoltà di accedere all’ecosistema digitale, alla didattica a distanza, alla televisione, con la sua funzione di servizio pubblico, ed altri ancora. Ne do qui conto, senza pretese di completezza.

8. I minori

Tra gli Utenti, la categoria più numerosa – e debole – è costituita dai minori. Certo, sappiamo per esperienza che i minori sono coloro che si sono dimostrati avere più dimestichezza per le nuove tecnologie. Sono nati digitali, mentre noi, delle vecchie generazioni, il digitale lo abbiamo dovuto apprendere. Sappiamo anche che i minori sono una delle categorie che maggiormente fruiscono dell’entertainment, sia esso sulla rete o televisivo. Ma sono anche la categoria – per definizione – più debole.

Il minore è protetto dal diritto privato generale e dal diritto penale da una rete di norme. Ma questa rete protettiva è difficilmente – e tardivamente – applicabile nell’ecosistema digitale. Per questo il legislatore – in relazione ai singoli media – stampa, radio, televisione – ha dettato – nell’arco del tempo – regole specifiche, come le ha dettate, per esempio, per specifici prodotti (alcoolici, prodotti da fumo).

Ma non dobbiamo dimenticare che i minori non sono solo soggetti “deboli” che cercano e meritano protezione. Sono titolari di diritti. Diritti che riguardano in modo particolare la loro esposizione al mondo della comunicazione.

Ce lo ricorda la Convenzione sui diritti dell’infanzia, approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989, e ratificata dall’Italia con legge del 27 maggio 1991, n. 176. L’art. 17, lettera e) dispone, tra l’altro, che gli Stati contraenti “favoriscono l’elaborazione di principi direttivi appropriati destinati a proteggere il fanciullo dalle informazioni e dai materiali che nuocciono al suo benessere”.

E non va dimenticato che minori di età sono anche la maggiorparte degli studenti che hanno visto interrompere il percorso educativo tradizionale per sostituirlo con la didattica a distanza. È opinione comune che Internet sia rivelato uno strumento necessario ed utile per affrontare la crisi del momento. Ma è altrettanto opinione condivisa che Internet e la didattica a distanza abbiano creato problemi di varia natura, da tecnica a psicologica. Ne darò conto infra.

9. Persone con disabilità

Particolarmente complesso è il rapporto tra le persone con disabilità e il sistema di comunicazioni e telecomunicazioni. Tale rapporto ha coloriture paradossali non tanto in relazione al quadro generale della disciplina, ma piuttosto nella sconcertante realtà della disapplicazione delle norme in vigore.

Particolarmente gravi, in quest’anno di crisi, sono stati i problemi di accessibilità ai documenti ufficiali digitali pubblicati in alcuni tra i siti istituzionali del MISE, del Ministero dell’Interno e del Ministero della Salute.

Emblematico è stato il caso delle autocertificazioni per la circolazione. Il documento una volta firmato e scansionato, perdeva di accessibilità, divenendo immagine, e le immagini non sono leggibili dagli screen reader utilizzati da persone con disabilità visiva.

Egualmente emblematico è stato il caso di un video emesso dal Ministero della Salute sull’uso corretto della mascherina, diffuso in forma solo visiva, senza alcun audio o testo alternativo.

Questi ed altri esempi segnalano una disattenzione alle regole e alle norme in vigore, costruite proprio per consentire l’accesso all’informazione delle persone con disabilità.

Eppure i riferimenti normativi sono molteplici.

Si va dalla della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 13 dicembre 2006, ratificata dall’Italia con la Legge 3 marzo 2009, n. 18, alla L. 9 gennaio 2004, n. 4 (conosciuta come Legge Stanca) recante «Disposizioni per favorire l’accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici» e agli obiettivi e finalità di cui all’art. 1.

10. Didattica a distanza

La Didattica a distanza – cui hanno fatto ricorso istituti di istruzione e università durante il lockdown – ha costituito per milioni di studenti – e per i docenti – con le scuole chiuse, l’unico strumento per proseguire il percorso educativo.

Oltre questa valutazione generalmente positiva, la stessa didattica a distanza ha mostrato criticità e problemi, tollerabili in un quadro di prima emergenza, ma via via aggravatisi con il procedere del tempo, e che diverranno intollerabili se non verranno affrontati, corretti e risolti.

Il primo problema è costituito dalla rete stessa e dagli strumenti tecnologici necessari per realizzarla. Come si è visto supra, non tutto il territorio del nostro Paese è collegato in rete, e questo è la prima carenza da risolvere. Ma non è tutto. Io stesso ho svolto, per un semestre, didattica a distanza, registrando e mettendo in rete le videolezioni, svolgendo il ricevimento studenti via video, e tenendo gli esami su piattaforma. Ma ho potuto verificare i disagi. Non tutti gli studenti hanno potuto utilizzare computer adeguati. Qualcuno ha dovuto seguire ore e ore di lezione con il solo ausilio del proprio cellulare. In molte case, tra figli che tentavano di seguire le lezioni e genitori in smartworking, la tensione della convivenza forzata deve aver costituito un disagio psicologico la cui intensità non sono in grado di misurare.

Particolarmente drammatica è stata – ed è – il tema dell’accessibilità digitale nella didattica a distanza per gli studenti con disabilità: si pensi al fatto che, in ambito scolastico, non tutti i libri di testo sono editi con una versione accessibile.

11. TV – Servizio pubblico

La televisione costituisce il mezzo tradizionale di comunicazione. Un tempo unico mezzo di informazione e di entertainment, è oggi parte della complessa galassia digitale.

La RAI, in questo quadro variegato, è caratterizzata – formalmente – dalla sua funzione di servizio pubblico. In un regime di concorrenza tra la concessionaria di pubblico servizio – finanziata prevalentemente dal canone – e le televisioni commerciali – che si finanziano con la pubblicità – ci si sarebbe aspettato che la RAI avesse esaltato i valori di chiarezza, oggettività e completezza della informazione. Sembra paradossalmente essere accaduto il contrario, con la televisione “servizio” pubblico all’inseguimento delle televisioni commerciali attraverso programmi di largo consumo.

La nozione di “servizio pubblico” – in tempo di crisi – va rivitalizzata, e ricondotta pienamente ai contenuti di “servizio pubblico essenziale di preminente interesse nazionale”, secondo i principi di obiettività, completezza, lealtà e imparzialità dell’informazione, nel rispetto dei diritti della dignità della persona.

12. Libera manifestazione del pensiero, comunicazione istituzionale e comunicazione d’emergenza

Internet e i socialnetworks hanno realizzato l’Utopia dei filosofi dell’800: la partecipazione delle masse alla vita sociale e politica del paese. La libera manifestazione del pensiero è un diritto costituzionale da difendere, costi quel che costi.

Ma in tempo di crisi acquista fondamentale valore la comunicazione delle istituzioni pubbliche e la corretta informazione.

Si deve rilevare come spesso la comunicazione pubblica – e l’informazione, che ne costituisce il contenuto – sia stata confusa e spesso contradditoria. In questo tempo di crisi gli Utenti – attraverso i media – hanno ricevuto informazioni discordanti, qualche volta incomplete o errate, che hanno causato incertezza.

Si evidenzia così il tema dell’informazione d’emergenza, particolarmente sentito in questo periodo. Si sente l’esigenza di un Sistema di allarme pubblico con caratteristiche di universalità, multicanalità, interattività, cui rivolgersi quando le necessità del momento lo richiedano. Un sistema che sia idoneo a garantire parità di accesso alle persone con disabilità.

13. Cultura in rete

Senza cinema e teatri, e con i musei chiusi, chi aveva sete di cultura si è affidato ai libri e alla televisione. Con i libri non v’è stato problema. Gli arresti domiciliari hanno favorito la lettura e la riscoperta di vecchi volumi nascosti in casa. Più problematico il ricorso alla televisione.

Ci si è resi conto che l’ecosistema digitale – e la televisione – offrono un ampio ventaglio di programmi di intrattenimento, che si contendono lo share. E allora ci si è interrogati sulla “questione educativa” e sulla “funzione educativa” del servizio pubblico, sovvenendo, con una certa qual nostalgia, gli “sceneggiati” di tanti anni fa, che, oltre ad intrattenere, resero popolari grandi romanzi.

Ci si è detto che la “funzione educativa” non consiste solo nel trasmettere programmi culturali – che la RAI tende a relegare a pur ottimi canali tematici come RAI Storia o RAI Scuola – . Significa costruire, offrire e diffondere cultura.

Si è ricordato che la televisione svolse, un tempo, una funzione di rilievo nella secolare lotta contro l’analfabetismo, e il pensiero è corso a Alberto Manzi e al suo programma “Non è mai troppo tardi”.

Oggi la battaglia è contro l’analfabetismo informatico. Occorre ridurre il digital devide.

Insomma, l’industria culturale – televisione inclusa – dovrebbe impegnarsi a fare la sua parte.

14. Pubblicità

La pubblicità è l’anima del commercio, come si diceva una volta. È l’unico mezzo di finanziamento delle televisioni commerciali. Ed è anche una sostanziale fonte di introiti per la televisione pubblica (nel 2019 Rai spa ha avuto ricavi per 2,483 miliardi di euro composti da 1,798 miliardi di canone e da  540,2 milioni di raccolta pubblicitaria). E sta rapidamente penetrando nel sistema generale dell’ecosistema digitale, dai social networks ai motori di ricerca.

È ben noto come la pubblicità – la comunicazione commerciale – sia regolata da un sistema articolato e complesso di fonti, nazionali e comunitarie.

Ai sensi dell’art. 1del D.L. 2 agosto 2007, n. 145 (che costituisce l’attuazione della direttiva 2005/29/CE) la pubblicità deve essere palese, veritiera e corretta.

Numerose leggi speciali regolano la pubblicità di particolari prodotti (per esempio gli alcolici), o la vietano (come per esempio i prodotti da fumo o i medicinali). Norme speciali regolano la pubblicità in relazione ai minori. Leggi speciali regolano la pubblicità di specifici mezzi di comunicazione (stampa, radio, televisione). La pubblicità televisiva, per esempio, è regolata dal Decreto Legislativo 15 marzo 2010, n. 44, denominato “Attuazione della direttiva 2007/65/CE relativa al coordinamento di determinate disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri concernenti l’esercizio delle attività televisive”. L’art. 36-bis (Principi generali in materia di comunicazioni commerciali audiovisive e radiofoniche) ne disegna le caratteristiche.

Nonostante lo stringente sistema regolatorio, la pubblicità è divenuta sempre più invadente e subdola, quasi fosse in atto una deregulation della presenza pubblicitaria all’interno di tutta la comunicazione e di ogni strumento di comunicazione, dalla TV ai social.

È stato osservato, per esempio, che in alcune trasmissioni televisive le imprese sviluppano sistemi per “aggirare” le norme che regolano i minuti di pubblicità per ora di programmazione. Alcuni palinsesti televisivi hanno sviluppato la pratica di superare – attraverso una gestione delle interruzioni pubblicitarie –gli orari di conclusione delle trasmissioni. E così, per scoprire chi è l’assassino in un film giallo, che abbiamo incominciato a vedere all’ora di cena, dobbiamo rimanere davanti al televisore fino alle ore piccole.

E non è tutto. Il sistema di regolazione e controllo sulla pubblicità che abbiamo richiamato supra trova applicazione prevalentemente sui media tradizionali (stampa, radio, televisione). Ma il web e i social networks sembrano costituire un mondo legibus solutus.  Si tratta di un problema grave, che l’ordinamento cerca di affrontare, e le cui vicende meritano di essere seguite.

15. Stampa

Tra i temi che sono stati ricordati – e che vanno affrontati – resta quello della stampa, e della stampa quotidiana. Mezzo di comunicazione antico e tradizionale, ha subito e subisce una difficile crisi dovuta da quel ecosistema digitale che è stato descritto supra.

Ma è un mezzo di comunicazione che va difeso. Spesso, quando la incessante e contradditoria comunicazione on line ci lascia confusi, sconcertati ed incerti, ritroviamo la certezza dell’informazione sulle pagine “materiali” dell’edizione del mattino dei quotidiani.