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WEF15, Internet delle cose: Italia penalizzata da mancanza di competenze e banda larga

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Secondo uno studio Accenture, in Italia – che su 20 paesi esaminati occupa la posizione numero 17 - mancano infrastrutture, competenze e basi istituzionali necessarie per l’adozione diffusa dell’IIOT. Da qui al 2030 potremmo perdere occasione da 197 mld di dollari.

L’Italia, insieme alla Spagna, alla Russia, all’India e al Brasile, è tra i Paesi che rischia di perdere le importanti opportunità economiche legate all’internet delle cose industriale (IIOT), che pure potrebbe valerci l’1,1% del PIL.

È quanto emerge da uno studio Accenture su 20 paesi presentato oggi al World Economic Forum di Davos: in cima alla classifica di quelli che hanno sviluppato un ecosistema adeguato a sostenere lo sviluppo del settore ci sono Usa, Svizzera, nazioni nordeuropee e Paesi Bassi.

In Italia – che su 20 paesi occupa la posizione numero 17 – e nei paesi in fondo alla classifica, nota il rapporto, mancano infrastrutture competenze e le basi istituzionali necessarie per l’adozione diffusa delle nuove tecnologie IIOT.

Il rapporto Accenture, che suggerisce alle aziende di incoraggiare le istituzioni a farsi carico della creazione delle condizioni atte a stimolare gli investimenti,  sottolinea che l’IIOT potrebbe avere un impatto economico da 14.200 miliardi di dollari da qui al 2030.

L’Industrial Internet of Things abilita una serie di servizi e modelli di business basati su dispositivi e macchine intelligenti connessi in rete. Per cogliere il massimo vantaggio da queste nuove tecnologie, spiega Accenture, i governi dovranno migliorare i ‘fattori abilitanti’: ossia le competenze umane e le reti a banda larga.

L’analisi dimostra come gli Usa investendo il 50% in piu’ nelle tecnologie IIoT potrebbero aggiungere 7,1 trilioni di dollari al proprio Pil raggiungendo un significativo +2,3% di incremento rispetto al dato di crescita atteso.  La Germania potrebbe incrementare il suo PIL dell’1,7% (pari a una crescita di 700 miliardi), il Regno Unito dell’1,8% (531 miliardi), la Cina dell’1,3% (1.800 miliardi). In Italia, l’apporto al PIL sarebbe dell’1,1% per una cifra pari a 197 miliardi di dollari.

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