Web company e fisco

#WebTax, si riaccende il dibattito

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A Montecitorio sessione su fisco ed economia digitale. L’On. Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera, rilancia: ‘Sulla Web Tax non ci sono più alibi, non c’è tempo da perdere’.

Si riaccende il confronto sulla Web Tax. L’occasione è stata stamani la sessione su fisco ed economia digitale, della conferenza sul fiscal compact a Montecitorio.

A rilanciare il dibattito è stato l’on. Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera, che ha fortemente voluto l’introduzione in Italia di una tassa sulle web company. Il premier Matteo Renzi aveva promesso che sarebbe stato argomento centrale del semestre di presidenza italiana della Ue, ma il tempo passa e ancora non si prendono decisioni.

“Sulla Web Tax stop rinvii”, ha scritto Boccia su Twitter. “In Europa non c’è più tempo da perdere – ha poi aggiunto a margine della sessione su fisco ed economia digitale – il tempo degli alibi è finito ed è arrivato il momento di agire. Dobbiamo spostare l’intelaiatura fiscale dalle imposte dirette a quelle indirette in modo da creare un fisco uguale per tutti, dalle multinazionali del web all’artigiano di provincia”.

“L’elusione fiscale dei big della rete non è più tollerabile”, ha osservato Boccai, aggiungendo: “L’Europa, e l’Italia in particolare che in questo semestre ha la presidenza dell’Unione, ha il dovere di non rimandare più ad oltranza quella che è semplicemente una scelta di equità fiscale”.

Oggi, ha detto Boccia nel corso della sessione ‘Il coordinamento delle politiche fiscali europee e il caso dell’economia digitale‘, “abbiamo ascoltato contributi importanti, sia dai relatori Rintaro Tamaki, il prof. Salvatore Biasco, Hosuk Lee-Makiyama, il prof. Michael Pagano, che dai colleghi europei; contributi che il Parlamento italiano vuole consegnare all’Europa perché possa finalmente agire. Non ci sono più alibi”.

Al momento in Italia resta sempre in sospeso la disposizione, inizialmente introdotta nella Legge di Stabilità, che prevede l’obbligo di partita Iva italiana per le società che operano sul mercato dell’eAdvertising, che Renzi ha voluto spostare a livello europeo.

La norma che introduce la tracciabilità dei pagamenti per i servizi online è invece già in vigore dal 1° gennaio 2014.

Sull’argomento è intervenuto oggi anche il senatore Maurizio Gasparri (FI), per sottolineare che “L’Antitrust Ue deve agire in maniera decisa contro le multinazionali che godono di regimi fiscali di favore e violano le regole. Ci sono paesi come l’Irlanda, il Lussemburgo e l’Olanda che, concedendo agevolazioni solo ad alcuni, di fatto infrangono anche le norme Ue che vietano gli aiuti illegittimi di Stato. E addio libero mercato e concorrenza”.

Oggi – ha indicato Gasparri – nel mirino ci sono colossi come Apple, che pure ha sedi e dipendenti in tutto il mondo. Ma il vero faro va puntato definitivamente sugli Over-the-top come Google che hanno benefici fiscali eccessivi e pochissimi dipendenti”.

Oggi Google rischia una maxi multa per abuso di posizione dominante e violazione degli accordi. Ma chi ci ridà i soldi evasi finora? Prima che finisca il semestre di presidenza ci aspettiamo da Renzi provvedimenti che vadano in questa direzione”, ha commentato il senatore di Forza Italia.

“È tempo – ha concluso Gasparri – di approvare la norma che impone a questi colossi della rete che fanno fatturato in Italia di pagare le tasse nel nostro paese”.