Il dibattito

Web tax, Vestager ‘La Ue agirà da sola se l’Ocse non fa in fretta’

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Il commissario Ue alla Concorrenza Margrethe Vestager: ‘Se l’Ocse non darà una risposta entro la prossima primavera faremo da soli’.

L’Unione Europea prenderà provvedimenti per tassare le web company americane se l’Ocse non troverà un nuovo sistema fiscale entro i primi mesi del 2018. Lo ha detto il commissario europeo alla Concorrenza Margrethe Vestager, ricordando che il mese scorso la Commissione ha lanciato una consultazione pubblica su come tassare in maniera equa la digital economy.

Il risultato della consultazione sarà utilizzato nei negoziati in corso con l’Ocse, l’organizzazione che raccoglie 35 nazioni industrializzate a livello mondiale. Ma Vestager mette in guardia che “se non c’è una risposta internazionale a questa domanda entro la prossima primavera, produrremo la nostra proposta per nuove regole Ue per assicurarci che le compagnie digitali siano tassate in modo corretto”, in linea con il governo francese di Macron cui ha fatto seguito l’appello dell’Italia e della Germania.

La Commissione Ue dal canto suo ha avviato una consultazione lo scorso 26 ottobre sulle esenzioni garantite alle grandi multinazionali nel Regno Unito.

In precedenza, La Commissione ha ordinato ad Amazon di restituire 250 milioni di euro in tasse inevase al Lussemburgo, dove ha beneficiato di benefici fiscali illegali.

Vestager ha poi aggiunto che i benefici fiscali ottenuti da Amazon in Lussemburgo e Apple in Irlanda (13 miliardi) sono soltanto di un’indagine a più ampio raggio che va ben al di là del settore tecnologico e coinvolge un migliaio di aziende fra cui Fiat e  Starbucks, tutte colpevoli di aver ottenuto aiuti di stato da Lussemburgo, Belgio e Olanda.

Secondo stime dell’Ocse, le pratiche (legali) di elusione fiscale costano 240 miliardi di dollari in mancati versamenti a livello globale.

Secondo Vestager, ci vorrà più delle semplici regole antitrust per risolvere questo problema. “Bisognerà riformare i nostri sistemi fiscali, non solo a livello nazionale, ma a livello internazionale”, ha detto, sottolineando il ruolo di punta della Francia per portare la questione in agenda a livello europeo. La Francia ha proposto di tassare le web company Usa sulle vendite generate in ogni singolo paese dell’Unione, piuttosto che sugli utili che vengono registrati nei paesi con regimi fiscali favorevoli.

L’Italia intanto non resta a guardare. Con la web tax “nei primi anni può essere stimato un gettito tra i 100 e i 200 milioni”. Lo ha detto il presidente della commissione Industria del Senato Massimo Mucchetti illustrando il suo emendamento alla manovra che introduce l’imposta al 6% sulle transazioni digitali.

“Ritengo ragionevole che da questo tipo di attività di possa arrivare a ricavare 1 miliardo, che non è una cifra enorme e nemmeno trascurabile”. Una soluzione, quella di Mucchetti, che non convince il presidente della Commissione Bilancio alla camera Francesco Boccia, secondo cui se l’imposta al 6% fosse applicata anche alle web company italiane non si coglierebbe nel segno dello spirito originario della legge, vale a dire l’allineamento del regime fiscale degli Ott (Over the top) con le aziende italiane.