Indagine Ue

Web e fisco. Aiuti di stato in Irlanda, Apple verso multa miliardaria

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La Commissione Europea sta indagando sull’ipotesi che Apple abbia ricevuto aiuti di Stato in Irlanda. La web company rischia una maxi multa.

La Commissione Europea ha aperto un fascicolo su Apple, formalizzando l’accusa di aiuti di Stato ed elusione fiscale in Irlanda dove lascia al fisco un’aliquota inferiore al 2% degli utili. Il caso potrebbe sfociare in una maxi multa miliardaria per il produttore dell’iPhone, da tempo nel mirino delle critiche per i sistemi di elusione fiscale adottati in Europa e non solo. Lo scrive oggi il Financial Times, citando il Cfo di Apple Luca Maestri che ha dato la notizia. Il quotidiano della city ricorda poi che l’anno scorso gli stessi senatori Usa avevano accusato Apple di usare l’Irlanda come mezzo per trovare “il santo Graal dell’elusione fiscale”.

Un attacco che diede la stura ad un più ampio processo di riforma fiscale a livello globale, che potrebbe appunto sfociare in una maxi multa per l’azienda di Cupertino, che ovviamente non è l’unica sotto osservazione per questioni fiscali in diversi paesi Ue favorevoli alle multinazionali, come Lussemburgo e Olanda. La Commissione starebbe monitorando per elusione fiscale anche Fiat Finance and Trade e altre grandi multinazionali Usa come Starbuck’s, Microsoft, Amazon e Google.

Il giro di vite di Bruxelles è in linea con quanto stabilito negli ultimi due vertici G-20, nel quale i governanti dei paesi più potenti del mondo hanno chiesto alla Ue di stoppare l’elusione fiscale delle multinazionali.

Nello specifico, Bruxelles sta indagando sugli accordi che Dublino avrebbe siglato in particolare con Apple. Il Chief Financial Officer dell’azienda Luca Maestri ha detto che “E’ molto importante che la gente comprenda che non c’è mai stato alcun accordo speciale siglato da noi con l’Irlanda. Noi abbiamo sempre rispettato le leggi in vigore nei 35 anni in cui siamo stati presenti in quel paese”.

 

Complessivamente, secondo il Financial Times, Apple avrebbe sottratto al fisco la cifra di 137,7 miliardi di dollari in contanti trasferiti offshore con l’aiuto dell’Irlanda.

Ma se la Commissione proverà i suoi sospetti, il conto sarà molto salato e anche l’Irlanda ne pagherà le conseguenze sul fronte fiscale. I primi riscontri sul caso Apple saranno resi noti in settimana da parte della Commissione.

Maestri ha seccamente negato che Apple abbia in alcun modo minacciato Dublino di trasferire altrove posti di lavoro per assicurarsi incentivi fiscali favorevoli nel periodo compreso fra il 1991 e il 2007. “Siamo sempre stati chiari con il governo irlandese: la nostra intenzione è sempre stata quella di essere una buona azienda”, ha aggiunto Maestri, aggiungendo che se gli stati decideranno di cambiare le norme fiscali allora l’azienda si adeguerà al nuovo quadro normativo.

L’applicazione retroattiva da parte della Commissione Ue delle nuove norme fiscali rilasciate dall’Ocse nel 2010 sarebbe sbagliata, secondo Apple.  Inoltre, secondo la tesi di Cupertino, i tassi fissati in Irlanda sono analoghi a quelli di altre aziende multinazionali.

Maestri ha precisato al Financial Times che le entrate fiscali in Irlanda sono decuplicate dal lancio sul mercato dell’iPhone nel 2007, con ricavi globali passati da 24 miliardi a 171 miliardi di dollari nel 2013.

Il dipartimento delle Finanze dell’Irlanda conferma che l’Ue starebbe pubblicando un documento ma sottolinea che “la Commissione Europea non ha ancora formalmente deciso se si tratta di aiuti di stato”. Se la tesi della Commissione sarà confermata, c’è il rischio che Dublino debba restituire gli aiuti di stato accordati negli ultimi 10 anni.

“L’Irlanda è sicura che non siano state infrante le norme comunitarie” e comunque ha già inviato a Bruxelles una formale risposta all’esecutivo comunitario sul dossier. C’è da dire che le politiche fiscali dei singoli stati Ue non sono di competenza della Ue, che in teoria non può intervenire. Ma gli aiuti di stato sono invece di sua pertinenza. Un’indagine sull’elusione fiscale delle grandi company Usa nella Ue è da tempo caldeggiata da Germania e Francia.

L’indagine intende verificare se alcuni accordi offerti da Irlanda, Olanda e Lussemburgo abbiano concesso vantaggi competitivi alle aziende beneficiarie.