Finestra sul mondo

Venezuela sotto embargo, Crisi Catalogna, negoziati Brexit, Ue contro Germania per il Nord Stream 2

di Agenzia Nova |

Poteri, economia, finanza e geopolitica nelle ultime 24 ore

Finestra sul mondo è una rubrica quotidiana con le notizie internazionali di Agenzia Nova pubblicate in collaborazione con Key4biz. Poteri, economia, finanza, lette in chiave di interdipendenza con un occhio alla geopolitica. Per consultare i numeri precedenti, clicca qui.

Venezuela, l’embargo europeo alle esportazioni di armi avra’ un effetto limitato

10 nov 11:06 – (Agenzia Nova) – L’embargo alle esportazioni di armi e delle apparecchiature elettroniche che i ventotto Paesi dell’Unione europea (Ue) saranno chiamati ad approvare lunedi’ prossimo contro il Venezuela avra’ un’influenza limitata sulle importazioni di armi da parte del Paese sudamericano. Negli ultimi cinque anni, infatti, la Russia e la Cina hanno fornito piu’ del 90 per cento delle attrezzature militari acquistate da Caracas. Lo riferisce il quotidiano spagnolo “El Pais” che ricorda inoltre come Austria, Spagna e Paesi Bassi siano le uniche tre nazioni dell’Ue che negli ultimi cinque anni hanno siglato accordi per la vendita di armamenti al Venezuela, stando ai dati riferiti dall’Istituto internazionale sulla pace di Stoccolma (Sipri).

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Spagna, Forcadell e i membri del Consiglio scelgono di evitare l’incarcerazione

10 nov 11:06 – (Agenzia Nova) – Il giudice della Corte Suprema spagnola, Pablo Llarena, ha acconsentito a mandare in prigione il presidente dell’ex Parlamento catalano, Carme Forcadell con la possibilita’ di liberta’ previo pagamento di una cauzione di 150.000 euro. Gli ex membri dell’Ufficio parlamentare hanno optato per impegnarsi a rispettare la Costituzione spagnola e abbandonare ogni strategia di indipendenza per non fare la stessa fine dell’ex vice presidente della Generalitat catalana Oriol Junqueras e degli altri sette ex consiglieri per cui e’ stata decisa una detenzione preventiva. Cosi’ Carme Forcadell e gli altri membri della presidenza, Llui’s Corominas, Anna Simo’, Llui’s Guino’, Ramona Barrufet, tutti appartenenti a partiti indipendentisti, hanno accettato di pagare rispettivamente 25.000 euro entro una settimana per non finire dritti in prigione. Tutti gli imputati, compreso Josep Maria Nuet, che e’ stato provvisoriamente rilasciato, dovranno comparire ogni settimana in tribunale, consegnare il proprio passaporto e non potranno lasciare la Spagna. Necessaria inoltre la rinuncia a qualsiasi atto al di fuori del quadro legale e costituzionale spagnolo, considerata determinante dal magistrato per concordare la possibilita’ di evitare la reclusione. I deputati del PdCat indagati dalla Corte Suprema per i reati di ribellione, sedizione e appropriazione indebita hanno infine annunciato che non intendono appellarsi alla decisione del giudice Llarena. La notizia e’ stata riportata da tutti i principali quotidiani spagnoli, che sottolineano come il cambiamento di strategia messo in atto da Forcadell e dal resto dei deputati rispetto a quello di Junqueras e degli altri ex consiglieri e’ stato considerato come una frattura all’interno del movimento indipendentista.

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Usa, senatori repubblicani propongono di tassare al 12,5 per cento i profitti esteri

10 nov 11:06 – (Agenzia Nova) – I senatori del Partito repubblicano statunitense stanno valutando di presentare una nuova tassa del 12,5 per cento sui profitti realizzati all’estero da compagnie statunitensi che operano nell’ambito di brevetti, diritti d’autore ed altre proprieta’ intellettuali. E’ quanto riferisce il quotidiano “Wall Street Journal”. La tassa riguarderebbe in particolare imprese tecnologiche e case farmaceutiche che trasferiscono beni immateriali in paesi a bassa tassazione per ridurre quanto dovuto globalmente al fisco statunitense. La tassa colpirebbe i profitti esteri indipendentemente dal fatto che la proprieta’ intellettuale sia negli Stati Uniti o meno. L’intento della proposta e’ quello di incentivare le compagnie Usa a tenere nel paese i loro brevetti e a rimpatriare anche quelli che si trovano all’estero. Ulteriore incentivo sarebbe poi l’abbassamento al 20 per cento delle tasse sui profitti realizzati in patria. Il provvedimento, ricorda il “Wall Street Journal” e’ parte della piu’ ampia riforma fiscale che sta procedendo su due binari paralleli tra Senato e Camera dei rappresentanti. In quest’ultima sede la tassazione dei profitti esteri su brevetti e simili e’ stata fissata al 10 per cento. Il Senato rendera’ pubblico domani l’intero impianto della riforma, mentre la Camera spera di chiudere l’esame e approdare all’approvazione la prossima settimana. Secondo il sistema vigente le imprese statunitensi pagano le tasse sui loro profitti totali, ottengono crediti fiscali per tasse versate a governi stranieri, ma non sono tenute a pagare la parte restante fin quando non fanno rientrare i profitti negli Stati Uniti. E’ un sistema che incoraggia le compagnie a registrare i propri profitti all’estero e a lasciarceli.

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Usa, il capo dello staff della Casa Bianca Kelly cerco’ di fare pressioni per espellere migliaia di honduregni

10 nov 11:06 – (Agenzia Nova) – Il capo dello staff della Casa Bianca, John Kelly, ha cercato di esercitare il suo potere, il 6 novembre scorso, per far rimpatriare migliaia di honduregni in occasione dell’estensione dei permessi di residenza predisposta dal dipartimento per la Sicurezza nazionale (Dhs). E’ quanto riporta il quotidiano statunitense “Washington Post”. Il segretario facente funzioni di Dhs, Elaine Duke, si e’ rifiutata di dar seguito alla richiesta e non avrebbe ben accolto quella che ha considerato “un’indebita ingerenza” di Kelly. Il 6 novembre scorso scadeva il termine per decidere cosa fare dei circa 57 mila honduregni e 2.500 nicaraguensi a cui era stato consentito di restare negli Stati Uniti in base programma “Temporary Protected Status” (Tps). Il Tps era stato loro rinnovato ciclicamente (ogni 18 mesi), soprattutto dopo le devastazioni operate nei loro paesi dall’uragano Mitch, nel 1998. Il programma, ricorda il “Washington Post” e’ stato varato dal Congresso statunitense nel 1990. Una forma di protezione, per evitare che cittadini stranieri tornassero in paesi di origine colpiti da conflitti o da disastri naturali. L’amministrazione Trump ha piu’ volte ribadito che il programma era nato come uno strumento temporaneo, “non per diventare residenti a lungo termine degli Usa”. Sono circa 300 mila gli immigrati che usufruiscono del programma che, in assenza di un rinnovo, rischiano di perdere il loro status giuridico e di essere rimpatriati. Si tratta di nuclei familiari che contano circa 275 mila bambini nati negli Stati Uniti.

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Il re dei trasformisti, il fenomeno in Italia dei parlamentari che cambiano casacca

10 nov 11:06 – (Agenzia Nova) – Il settimanale britannico “The Economist” nel suo ultimo numero pubblica un reportage sul fenomeno dei parlamentari che in Italia cambiano casacca, paragonandoli a dei Tarzan che saltano di liana in liana nella giungla della politica italiana; un fenomeno cosi’ diffuso, scrive il giornale, che ha un proprio termine che lo definisce: “trasformismo” (in italiano nel testo, ndr). L’attuale legislatura iniziata nel 2013 sembra aver raggiunto un nuovo record di trasformismo, registrando ben 533 cambi di casacca: dei 945 deputati e senatori, 342 hanno gia’ cambiato partito per motivi di coscienza convenienza, e molti di loro piu’ di una volta. Il re del trasformismo italiano e’ il napoletano Luigi Compagna: nella sua storia politica e’ stato un repubblicano, un liberale, un socialista ed un democristiano; eletto nel 2013 nelle liste di Forza Italia, ha lasciato quel partito appena cinque giorni dopo l’insediamento del Parlamento ed in seguito ha cambiato casacca per altre otto volte. Anche se il fenomeno del trasformismo e’ consentito dalla costituzione italiana, commenta “The Economist”, non c’e’ dubbio che esso contribuisca sia alla cronica instabilita’ delle coalizioni di governo in Italia che allo straniamento degli elettori dalla politica: le cose, scrive il settimanale, potrebbero pero’ cambiare con la nuova legge elettorale approvata il 26 ottobre scorso. Almeno in parte: un terzo dei seggi infatti nelle prossime elezioni sara’ assegnato su base maggioritaria; eletti quindi singolarmente e non confusi nelle liste di partito, cio’ significa che quei parlamentari finalmente dovranno rispondere agli elettori che li hanno scelti delle proprie scelte politiche successive.

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Brexit, negoziati nel caos a causa della frontiera dell’Irlanda del Nord

10 nov 11:06 – (Agenzia Nova) – Nuovo siluro alle speranze della Gran Bretagna di raggiungere presto un accordo con l’Unione Europea sul dopo-Brexit: lo scrive il quotidiano conservatore “The Telegraph”, che e’ entrato in possesso di un documento riservato della Commissione europea sullo status futuro della frontiera dell’Irlanda del Nord. Il memorandum, secondo il giornale, sarebbe stato preparato dalla Repubblica d’Irlanda e chiede che anche dopo il divorzio il Regno Unito resti parte dell’unione doganale europea, allo scopo di evitare il ristabilimento della frontiera nord-irlandese. Se l’Ue dovesse accogliere la richiesta irlandese come condizione per un accordo da raggiungere con la Gran Bretagna nel vertice europeo di dicembre, secondo il “Telegraph” cio’ provocherebbe una profonda spaccatura nel governo britannico, suscitando la rivolta dell’ala piu’ euroscettica del Partito conservatore; questa ipotesi inoltre sarebbe vista come una vera e propria provocazione da parte degli unionisti nord-irlandesi, affossando definitivamente la possibilita’ in Irlanda del Nord di una riedizione del governo regionale di coalizione tra i protestanti del Democratic unionist party (Dup) e i cattolici repubblicani dello Sinn Fein, gli eredi politici dell’Ira. Insomma, una nuova grana per la premier britannica Theresa May, il cui governo a Londra si regge proprio sui voti del Dup nord-irlandese. Ed e’ una grana che arriva proprio nel momento in cui la premier sperava di riuscire a rompere lo stallo dei negoziati con l’Ue sulla Brexit, facendo balenare la possibilita’ di un aumento della sua offerta per il saldo del conto del divorzio: lo rivela il quotidiano “The Financial Times”, secondo cui ci sono segni che l’ala piu’ euroscettica del Partito conservatore potrebbe tollerare un maggior esborso della Gran Bretagna per rompere quello stallo. Finora, nota il giornale, su questo aspetto monetario non ci sono stati significativi progressi nel sesto giro di trattative Gb-Ue che si concludera’ a Bruxelles oggi venerdi’ 10 novembre: ma le due parti hanno abbozzato la “coreografia” di un eventuale accordo che potrebbe essere raggiunto a dicembre e nel quale l’impegno finanziario della Gran Bretagna dovra’ necessariamente essere incluso nel piu’ generale quadro dei principi che regoleranno il periodo di transizione post-Brexit; e secondo il “Financial Times” il governo britannico starebbe appunto lavorando ad un sostanziale incremento dell’offerta monetaria che la May ha gia’ messo sul tavolo.

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Francia, Macron chiede ai suoi una maggiore visibilita’

10 nov 11:06 – (Agenzia Nova) – Il presidente francese Macron vuole i suoi ministri in prima fila. Lo afferma “Le Figaro”, spiegando che il capo dell’Eliseo ha invitato i suoi ad aumentare la loro visibilita’ sui media nazionali. Oltre a far conoscere al pubblico molti ministri ancora sconosciuti, Macron vuole che i membri dell’esecutivo scendano in prima linea per difendere l’operato del governo. Non tutti pero’ sono intenzionati a seguire gli ordini. Ministri come quello degli Esteri, Jean-Yves le Drian, del lavoro, Muriel Pe’nicaud, o dei conti pubblici, Ge’rald Darmanin, sono restii a seguire queste nuove consegne. L’importante, spiega il quotidiano, e’ “la coesione del gruppo” resti solida. Il quotidiano sottolinea che i ministri cominciano a sentire la “concorrenza” dei giovani deputati, abituati ormai a rilasciare dichiarazioni alla stampa. Il 18 novembre Christophe Castaner, attuale portavoce del governo, prendera’ in mano le redini de La Re’publique en marche, il partito del presidente Macron. Un rimpasto di governo che mette “in tensione le equipe ministeriali”, attente a evitare qualsiasi tipo di errore che potrebbe costargli il posto.

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Francia-Emirati, presidente Macron annuncia firma di un partenariato industriale

10 nov 11:06 – (Agenzia Nova) – In visita negli Emirati arabi, il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato la firma di un accordo tra il fondo Mubadala, basato ad Abu Dhabi, e la Cassa di deposito e consegne (Cdc) per una capacita’ di investimenti pari a un miliardo di euro. Lo riporta “Le Figaro”, sottolineando che per l’Eliseo questo accordo ha l’obiettivo di “convincere all’estero” e “attrarre capitali per sostenere le imprese, incrementare la crescita e creare impieghi” in Francia. Mubadala investira’ 500 milioni di euro attraverso la societa’ di investimenti Cdc international Capital e Bpifrance, orientato su ricerca e innovazione. Per il momento ancora non sono stati svelati i progetti di investimento, anche se “Le Figaro” indica che “la priorita’ e’ data alle imprese francesi a forte potenziale, con una dimensione internazionale. Tra i probabili obiettivi del fondo degli Emirati ci sono i Giochi olimpici del 2024, che si terranno proprio a Parigi e il Grand Paris, il progetto di ristrutturazione dell’agglomerato urbano della capitale. Tra gli investimenti di Mubadala figura poi Galileo Studies primo gruppo di educazione privata in Europa, che ha il 60 per cento delle sue attivita’ in Francia.

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Ue-Germania, nuovo attacco al Nord Stream 2

10 nov 11:06 – (Agenzia Nova) – Prosegue la polemica fra la Commissione europea e la Germania in merito alla costruzione del gasdotto Nord Stream 2. Lo scorso mercoledi’ la Commissione ha annunciato l’intenzione di “integrare” l’attuale direttiva sui gas, precisando che “i principi essenziali della legislazione energetica dell’Unione si applicano a tutti i gasdotti che arrivano o partono dai paesi terzi”. Finora tali regolamenti sono stati applicati solo ai gasdotti intra-europei; le tariffe per gli utenti sono soggette a regolamentazione e gli operatori della rete e i produttori di gas devono essere separati dai proprietari. Secondo la Germania, l’espansione dell’ambito regolatorio e’ tesa a colpire il progetto del Nord Stream 2, il cui completamento e’ previsto per la fine del 2019. “Il Nord Stream 2 e’ un progetto privato”, ha dichiarato Stefan Kapferer, direttore generale dell’Associazione federale dell’Energia e dell’Industria delle acque (Bdew). “Ogni nuovo gasdotto che trasporta il gas naturale in Europa dovrebbe essere ritenuto un bene per la sicurezza dell’approvvigionamento, l’iniziativa della Commissione e’ pertanto incomprensibile”, scrive invece il quotidiano tedesco “Handelsblatt”. Il ministero federale dell’Economia ha dichiarato di aver “preso atto della proposta della Commissione” e che la esaminera’ in maniera approfondita. Il gasdotto della societa’ russa Gazprom portera’ il gas naturale da Vyborg, attraverso il Mar Baltico, a Greifswald. La Commissione ha dichiarato in diverse occasioni che il progetto aumenterebbe la dipendenza dell’Europa dal gas russo e il vice presidente, Maros Sefcovic, ha dichiarato che “la revisione della direttiva portera’ una maggiore chiarezza giuridica”. La Russia e’ il primo fornitore di gas naturale dell’Europa, con il 42 per cento del totale, seguita dalla Norvegia con il 34 e dall’Algeria con il 10 per cento. Nella futura probabile coalizione di governo tedesca i pareri sono discordi riguardo al gasdotto. I Verdi sono contrari, mentre tra i rappresentanti dell’Unione di centrodestra e dei Liberali ci sono voci favorevoli e contrarie. Il ministro degli Esteri presso il Parlamento europeo, il cristiano democratico Elmar Brok (Cdu), ha sostenuto l’iniziativa della Commissione europea, dichiarando all'”Handelsblatt” che e’ “irragionevole che i gasdotti di paesi terzi, e quindi quello russo di Gazprom, siano trattati meglio di quelli intracomunitari”. Al contrario al socialdemocratica Martina Werner (Spd) si e’ espressa negativamente circa l’iniziativa della Commissione.

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Unione europea, il cammino della politica europea della Difesa e’ ancora lungo

10 nov 11:06 – (Agenzia Nova) – Se i ministri della Difesa della Ue daranno luce verde lunedi’ prossimo per una cooperazione piu’ stretta nel settore della Difesa, vorranno anche risparmiare: in futuro le attrezzature da guerra dovrebbero essere ordinate in quantita’ maggiori per piu’ Paesi contemporaneamente. In linea di principio, questo e’ accolto con favore nell’industria degli armamenti, se i governi riusciranno ad accordarsi su quali siano i nuovi aeri, i droni, i carri armati o le navi da ordinare. “Saremo coinvolti solo in nuovi progetti se riusciranno in questo”, ha dichiarato Thomas Enders, ad di Airbus durante il Forum affaristico franco-tedesco. Fino ad ora sono stati fatti errori nei progetti europei. Ad esempio l’aereo da trasporto A400M. Secondo l’esperienza acquisita finora con i progetti di cooperazione, Herve’ Guillou, ad del gruppo “Navale” francese, e’ anche scettico. “Se non prendiamo seriamente la concorrenza della Cina e della Russia, che stanno facendo grandi ordinativi in Europa orientale, potrebbe essere che saremo ancora piu’ divisi di oggi in Europa”, ha ammonito. In linea di principio, tuttavia, e’ aperto a una piu’ stretta collaborazione in Europa, anche con il concorrente tedesco TKMS. Entrambi i manager seguono con grande interesse i colloqui esplorativi dei partiti della futura coalizione in Germania, giacche’ i Verdi sono contrari all’aumento degli armamenti, pur essendo coscienti che una maggiore cooperazione in Europa passa anche per questa strada.

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