Ubiquitouscommons.org

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La società digitale, integrata all’ecosistema iperconnesso e ipeconnettivo che ci circonda, sta cambiando le nostre vite in maniera radicale e irreversibile.

Capire come il cambiamento sta avvenendo e con quali effetti sociali, culturali e certamente economici, è il fine ultimo della piattaforma internazionale www.ubiquitouscommons.org, community di ricercatori e innovatori nata dal progetto tutto italiano di Art is OpenSource, dir Salvatore Iaconesi e Oriana Persico, che si pone l’obiettivo di studiare e interpretare i nuovi processi culturali legati alla nuova fase della società dell’informazione, intesa come panorama di dati ed informazioni in continua evoluzione.

Le tecnologie ‘ubique’ coinvolgono l’intero ambiente in cui quotidianamente ci muoviamo e quindi anche i nostri corpi. Corpi un tempo definiti ‘pixellati’ e oggi sempre più data oriented, perché integrati alle ubiquitous technologies, che poi non sono altro che oggetti ‘intelligenti’ interconnessi in grado di raccogliere ed inviare dati a sistemi avanzati in grado di elaborarli in informazioni (che poi, nella migliore delle ipotesi, diventeranno servizi).

Ma come è possibile utilizzare e gestire tali dati in maniera socialmente utile ed eticamente accettabile? La piattaforma cerca di dare più di una risposta a tali quesiti, ragionando proprio sul ruolo del cittadino immerso in un flusso di dati enorme e in continua crescita/esapansione (big data).

Quando parliamo di internet delle cose, di soluzioni machini-to-machine, sappiamo solo in teoria in che modo i dati sono utilizzati, ma a causa della scarsa trasparenza che regna non conosciamo il loro reale utilizzo e, soprattutto, il loro destino in termini di ‘proprietà’.

Come si legge nel sito, già nella home page, ad esempio alle voci ‘Philosophy’ e ‘Objectives’, si spiega origine e finalità dell’iniziativa, mettendo ben in evidenza il lavoro costante di analisi critica e “costruttiva” di tale panorama digitale, partendo dagli aspetti sociali, politici, culturali, psicologici e perfino antropologici dell’applicazione delle tecnologie ubique ai commons, ai beni comuni, cercando di lavorare più sugli open data e le loro molteplici applicazioni.

Esplorando ancora le pagine di Ubiquitouscommons.org, è ben spiegato come partecipare a questa community aperta, dove cittadini e studiosi di tutto il mondo cercano assieme di sviluppare pratiche e strumenti efficaci (vedi alle voci ‘Outcomes’ e ‘Do something with us’) per dare vita a nuovi processi inclusivi e partecipati (smart communities) utili a definire modalità alternative e più trasparenti nella gestione dei dati.

Una comunità attiva, presente in eventi e manifestazioni internazionali, che è possibile seguire anche online tramite gli ‘Updates’ e il profilo ufficiale su Twitter. Tutti i contenuti, pubblicato in un contesto grafico molto semplice, leggero e orientato al lettore (è un sito sostanzialmente nato per la diffusione di notizie e l’attività di networking), sono condivisibili sui principali social network.

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