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The Romaner, la nuova rivista che racconta la vita degli italiani

di Francesco Barnabei |

E nata la rivista The Romaner, composta da 2 pagine. Nella prima un'illustrazione, che racconta la vita degli italiani, soprattutto di quelli che vivono all'ombra del Colosseo.

E nata la rivista The Romaner, composta da 2 pagine. Nella prima un’illustrazione, che racconta la vita degli italiani, soprattutto di quelli che vivono all’ombra del Colosseo. Nella seconda pagina ci sarà una riflessione sull’argomento della copertina. Per il momento la cadenza sarà quindicinale sarà diffusa in rete. Presto sarà possibile trovarla in alcuni negozi e librerie. Il titolo del prossimo numero sarà ,”la finestra sul cortile”

La rivista è gratuita, in digitale, chiunque puo scaricarla e condividerla. Il cartaceo ha il costo di 10 euro, (diventa un poster), e chi la vuole puo scrivermi in privato su fb, o su WhatsApp: 3470896592

La giusta distanza 

Era il 2007 quando usci il film di Carlo Mazzacurati, La giusta distanza.La pellicola raccontava di un giornalista alle prime armi, che non riusciva a mantenere un atteggiamento professionale nel raccontare un fatto di cronaca nera: l’omicidio di una ragazza avvenuto nella sua città. “Se tu questo mestiere lo vuoi fare sul serio, c’è una cosa che devi imparare, subito: la regola della giusta distanza” gli dice Fabrizio Bentivoglio, nei panni del giornalista navigato a cui il ragazzo si è rivolto per imparare il mestiere. Ma qual è, la giusta distanza? Soprattutto che cosa è, come si traduce nei fatti?  

La giusta distanza, è lo sguardo, il modo in cui guardiamo il mondo, come ci avviciniamo alle cose, come le sfioriamo, come le tocchiamo.  
Inizialmente, quando il governo e gli esperti ci hanno chiesto di prendere alcune precauzioni, (perché era a rischio la nostra salute), ci siamo sentiti tutti un po’ invasi (nella zona confort), defraudati della nostra libertà.

Gli incontri, gli amici, il cinema, il teatro, le cene al ristorante, gli aperitivi: tutta la vita a cui eravamo abituati rimessa in discussione, rimandata, a un dopo che nessuno sa, oggi, quando sarà .  

Sia per l’incredulità in un reale pericolo e, contemporaneamente, un eccesso di fiducia nella buona sorte – “tanto a me non succede”-ci siamo ribellati, trasgredendo. Un po’ come fa un adolescente quando igenitori gli impongono regole che sente troppo restrittive. Papà e mamma, gli adulti (i vecchi), esagerano, non è cosi grave come sembra, si è portati a pensare, a quella – bella – età.

Le regole, quelle ”strette” erano ancora lontane, come i pericoli, credevamo un po’ tutti, fino ad ora.  

Oggi non c’è più tempo per convincere gli scettici, gli invulnerabili, i fatalisti. Crediamo o non crediamo, dobbiamo rispettare le precauzioni che ci sono state chieste.  

Al coro univoco di medici, scienziati, ricercatori, si sono uniti, due giudici super partes, da sempre, per tutto e per tutti: il “signor tempo” e il “signor campo”. Il principio di realtà, i fatti.

Questo non vuol dire che dobbiamo passare da un atteggiamento spavaldo e irresponsabile ad un altro altrettanto dannoso, il panico.  

Entrambi sono pericolosi: lo stress, causato da paure e preoccupazioni esagerate, indebolisce il sistema immunitario rendendoci più fragili, e sempre lui, ci fa compiere azioni non meno dannose, e irresponsabili, (come quella di uscire e accalcarci nei supermercati per fare scorte di vivande, come se fossimo in carestia, o fuggire in treno da zone considerate pericolose), aumentando i rischi per noi e per gli altri.

Da qui quella invocata, “giusta distanza” dalle cose che i maestri di ogni scuola e filosofia hanno sempre cercato di farci indossare, come abito per tutte le occasioni della vita. Il famoso “qui e ora”, quell’attenzione al momento presente,quell’essere nelle cose che trasforma la preoccupazione della mente in attenzione, presenza, ascolto, e ci fa vivereal meglio quello che la vita ci fa trovare nel piatto.

Oggi questa durissima prova può diventare una grande possibilità di cambiare il nostro modo di stare al mondo, nel rapporto con noi stessi prima e di conseguenza con gli altri. La vicinanza, l’accoglienza con gli altri esseri umani, possono diventare più vere e profonde.

Per accogliere l’altro, lontano da noi, bisogna prima di tutto imparare a farlo con chi ci sta vicino, e ha idee diverse dalle nostre incominciando dalla politica, a seguire. Il vertice rappresenta sempre la base, e nel dibattito politico si è persa da tempo la misura. Recuperiamola, tutti. 

La nostra libertà finisce dove inizia quella degli altri. Sono libero nella misura in cui il mio agire non lede, gli spazi e i diritti delle altre persone. Soltanto se ho rispetto e fiducia in me, solo allora, potrò averne per chi mi circonda. Se considero l’essere, come valore, come persona, sarò in grado di rispettare tutti.

Se invece non avrò considerazione per me stesso, mostrando menefreghismo, attraverso un apparente presunta superiorità, non ne avrò, nemmeno per gli altri.

Il principio di invulnerabilità nasconde una grande fragilità interiore: è una vecchia storia che conosciamo bene, che non ci permette di essere veri e quindi di essere umani. Ecco, il punto è questo: essere umani, accettare il nostro stato di esseri umani e difenderlo. Come? Con la giusta distanza.