Finestra sul mondo

Strage in Texas, La gaffe di Boris Johnson, Il ritorno della destra in Francia, Crisi Catalana

di Agenzia Nova |

Poteri, economia, finanza e geopolitica nelle ultime 24 ore

Finestra sul mondo è una rubrica quotidiana con le notizie internazionali di Agenzia Nova pubblicate in collaborazione con Key4biz. Poteri, economia, finanza, lette in chiave di interdipendenza con un occhio alla geopolitica. Per consultare i numeri precedenti, clicca qui.

Usa, strage in Texas: errore dell’Aviazione ha permesso a Kelley di comprare arsenale

07 nov 11:04 – (Agenzia Nova) – L’Aviazione statunitense ha ammesso, il 6 novembre scorso, di non aver inserito nella banca dati federale informazioni circa la condanna per violenze domestiche della Corte marziale nei confronti dell’uomo che ha commesso una strage il 5 novembre a Sutherland Spring, a pochi chilometri dalla citta’ di San Antonio, in Texas. L’inserimento di quei dati, infatti, avrebbe impedito a Devin Kelley di poter acquistare le armi per sparare in chiesa e uccidere 26 persone. Lo rivela il quotidiano “New York Times”. L’uomo che non possedeva un porto d’armi, era stato condannato dalla corte marziale nel 2012 per violenze su sua moglie e suo figlio. Aveva quindi scontato 12 mesi di reclusione ed era stato poi congedato per cattiva condotta nel 2014. Da quell’anno si era dotato di un fucile semiautomatico e di tre altre armi. Le autorita’ dell’Aviazione Usa hanno avviato un’indagine interna per capire se altre procedure non sono state osservate, anche in relazione ad altri casi. Intanto e’ emerso che il movente alla base del gesto sia da ricercare nei problemi familiari dell’uomo che probabilmente mirava a colpire i suoceri che frequentano la parrocchia di Sutherland Spring, ma quel giorno erano assenti. Dopo una fuga precipitosa in macchina l’uomo e’ stato trovato morto. Non e’ chiaro se si tratti di suicidio o se, in uno scambio a fuoco fuori dalla chiesa, sia rimasto colpito a morte.

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Regno Unito-Iran, una gaffe di Boris Johnson rischia di costare 5 anni di prigione a una donna anglo-iraniana

07 nov 11:04 – (Agenzia Nova) – Il ministro degli Esteri britannico, Boris Johnson, e’ sotto attacco da parte di tutti i partiti per una gaffe che rischia di costare fino a 5 anni di prigione a una donna anglo-iraniana detenuta in Iran: lo riferisce il quotidiano conservatore “The Times”. La donna in questione, la 38enne Nazanin Zaghari- Ratcliffe, fu arrestata ‌in Iran il 3 aprile dello scorso anno dalle autorita’ iraniane e accusata di spionaggio: la scorsa settimana, parlando del suo caso alla commissione Esteri della Camera dei Comuni, il ministro degli Esteri Boris Johnson ha dichiarato che al momento del suo arresto in Iran la donna stava tenendo corsi di giornalismo a giovani blogger iraniani. La sua dichiarazione e’ stata colta al balzo ieri dalla magistratura iraniana, che sabato l’ha accusata anche di “propaganda contro il regime” della Repubblica Islamica: un’imputazione che le potrebbe costare una ulteriore condanna a 5 anni di prigione. Sia la famiglia della signora Nazanin Zaghari- Ratcliffe, che l’azienda per cui lavora in Gran Bretagna, negano con forza le accuse e sostengono che la donna, sposata con un inglese e madre di una bambina di 3 anni, si trovasse in Iran in vacanza per visitare dei familiari. La storia sta sollevando un putiferio intorno a Johnson, che secondo diversi membri del suo stesso partito citati dal “Times” avrebbe commesso un “imperdonabile errore” e dovrebbe fare una pubblica ritrattazione o dimettersi dalla carica di ministro degli Esteri. Il Foreign Office (il ministero degli Esteri, ndr) finora ha rifiutato, ma la vicenda della detenzione di Nazanin Zaghari- Ratcliffe non e’ l’unica grana che Johnson deve affrontare in queste ore: uno dei suoi sottosegretari, Priti Patel, nel fine settimana appena trascorso e’ stato pubblicamente rimproverato dalla premier Theresa May per aver incontrato il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu nel corso di una sua visita privata in Israele, senza avergliene prima parlato: ora a quanto pare emerge che Patel avrebbe detto dei suoi incontri israeliani al suo ministro Johnson, il quale pero’ non lo avrebbe poi riferito alla May. Le due vicende, e le polemiche che stanno suscitando, riflettono la dura lotta in corso per la leadership del Partito conservatore e del governo, che vede appunto il ministro degli Esteri Boris Johnson sempre piu’ opposto alla premier Theresa May su tutti i piu’ scottanti dossier in agenda, dai negoziati con l’Unione Europea per la Brexit a quelli con gli Stati Uniti per un nuovo trattato commerciale bilaterale.

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Argentina, ex ministro accusato di falsificare i dati sull’inflazione

07 nov 11:04 – (Agenzia Nova) – Il procuratore argentino Carlos Stornelli ha chiesto l’apertura di una indagine nei confronti dell’ex responsabile del commercio interno. L’accusa rimonta al 2006 e tocca uno dei temi piu’ polemici della passata gestione politica: Moreno avrebbe falsificato i dati sull’inflazione con un programma informatico che metteva in automatico un tetto ai prezzi dei beni censiti in modo da non par lievitare il paniere oltremisura. Se provata, scrive “la Nacion”, l’accusa e’ di abuso d’ufficio e violazione del segreto statistico. Reati che possono comportare pene sino a sei anni di reclusione. nel caso sarebbero coinvolti, secondo quanto riferisce la testata, altri funzionari governativi e dell’istituto di statistica nazionale Indec. La pubblica accusa chiede che il reato sia sanzionato anche perche’ l’alterazione dei dati sull’inflazione ha influito sulla valutazione dei titoli di debito oltre che sugli indicatori di poverta’ dei governi dell’era Kirchner. La scorsa settimana Moreno era stato condannato a due anni di reclusione per aver fatto stampare con fondi pubblici volantini contro il quotidiano “Clarin”.

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Usa, l’assistenza segreta all’oligarca russo dello Stato dello Utah

07 nov 11:04 – (Agenzia Nova) – La Bank of Utah annovererebbe tra i suoi clienti il piu’ ricco oligarca russo, Leonid Mikhelson, un alleato del presidente Vladimir Putin. La compagnia energetica dell’oligarca e’ stata sottoposta a sanzioni Usa. Il quotidiano “New York Times” riferisce che la banca avrebbe acconsentito a fare da prestanome cosicche’ Mikhelson potesse registrare il suo jet privato negli Stati Uniti. La procedura standard richiede, invece, di dimostrare di avere la cittadinanza o la residenza. La banca non sarebbe nuova a tali operazioni per consentire a ricchi stranieri di ottenere legalmente registrazioni per i loro velivoli, proteggendo la loro identita’ attraverso la costituzione di conti fiduciari a nome della banca che sostituiscono il nome dei proprietari sui documenti di registrazione degli aerei. La rivelazione e’ stata consentita grazie all’esame dei cosiddetti “Paradise Papers”, una serie di informazioni recentemente acquisite dallo studio legale con sede nelle Isole Bermuda, Appleby, che rivelano le operazioni finanziarie off shore delle maggiori multinazionali mondiali e dei personaggi piu’ ricchi del pianeta. I “Paradise Papers” individuano oltre a Bank of Utah, anche l’istituto bancario Wells Fargo ed altre compagnie statunitensi che intrattenevano simili affari con i ricchi proprietari di jet di Russia, Africa e Medio Oriente. Bank of Utah gestisce in particolare oltre 1.390 conti fiduciari di velivoli, per lo piu’ stranieri, che le valgono milioni di dollari in termini di commissioni, facendo della banca il secondo detentore Usa di simili conti. Il Congresso statunitense e i revisori federali sono particolarmente preoccupati dalle operazioni opache che caratterizzano questi conti fiduciari non tracciabili presso l’Agenzia per l’aviazione federale e quindi a rischio di facilitare infiltrazioni di terroristi e criminali intenzionati ad evitare sanzioni, sfuggire all’intelligence o alle forze di polizia. Quanto a Bank of Utah, sottolinea il “New York Times”, I suoi vertici si sono detti sorpresi nell’apprendere di aver aiutato l’oligarca russo, ammettendo di essere all’oscuro che dietro la compagnia di facciata si nascondesse Mikhelson.

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Il trionfo elettorale in Sicilia apre la strada al ritorno di Silvio Berlusconi

07 nov 11:04 – (Agenzia Nova) – Silvio Berlusconi ha celebrato ieri, lunedi’ 6 novembre, il proprio ritorno al centro della politica italiana dopo che il suo candidato a governatore della Sicilia ha trionfato nelle elezioni regionali: e’ quanto scrivono, con lo stesso accento, due dei principali quotidiani britannici, il conservatore “The Times” e il laburista “The Guardian”. Entrambi i giornali sottolineano come il candidato del centro-destra berlusconiano, Nello Musumeci, abbia raccolto quasi il 40 per cento dei voti, battendo di ben cinque punti percentuali il rivale piu’ accreditato, Giancarlo Cancelleri del Movimento 5 stelle (M5s) anti-establishment; assai piu’ distaccato, con il 19 per cento, il candidato di centrosinistra Fabrizio Micari, che era stato sostenuto solo tiepidamente dal leader del Partito democratico (Pd) Matteo Renzi. Il “Times” in particolare cita il commento di Stefano Folli sul quotidiano italiano “La Repubblica” per ricordare come la coalizione di centro-destra che ha vinto in Sicilia e’ la stessa che alle elezioni politiche dell’anno prossimo potrebbe vincere in quasi tutto il Nord dell’Italia. Si tratta di una prospettiva, sostiene il “Times” citando l’editoriale di Marcello Sorgi su “La Stampa”, che rischia di mettere l’Italia sotto pressione internazionale: per molti osservatori stranieri, infatti, la figura dell’anziano Berlusconi e’ ancora legata alla sua condanna per evasione fiscale, agli scandali sessuali ed al suo sospetto coinvolgimento nelle bombe di mafia del 1993. Tuttavia, avverte il “Times” citando il politologo Giovanni Orsina, non bisogna esagerare nel dare al significato del voto siciliano una automatico proiezione a livello nazionale: l’isola infatti si e’ sempre schierata a favore del centro-destra, e nonostante gli scandali e l’eta’ avanzata Berlusconi ha potuto avvantaggiarsi di questa tradizione politica.

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Francia, il primo semestre di Emmanuel Macron

07 nov 11:04 – (Agenzia Nova) – “Les Echos” apre facendo un bilancio dei primi sei mesi del governo guidato dal presidente Emmanuel Macron. In questa fase del suo mandato, il capo dell’Eliseo ha gia’ attuato una serie di riforme importanti, come quella del lavoro, la soppressione dell’imposta sulla fortuna e la fine dello Stato di emergenza. “Il presidente vuole approfittare a pieno dello slancio seguito alla sua elezioni e della debolezza delle opposizioni” scrive il giornale, sottolineando anche la congiuntura economica favorevole , con una crescita per il prossima anno del 2 per cento, la migliore degli ultimi 10 anni. Il quinquennio, pero’, si e’ aperto con alcuni problemi, con le dimissioni di alcuni componenti del governo e il difficile esordio all’Assemblea Nazionale della maggioranza parlamentare della Re’publique en Marche. Ad oggi i francesi restano prudenti, nell’attesa di vedere gli effetti concreti ce porteranno le riforme attuate dall’esecutivo. Secondo l’ultimo sondaggio condotto da Harris Interactive il 59 per cento di loro si dicono “scontenti” dell’operato svolto fino ad oggi. Mentre i simpatizzanti di sinistra restano freddi, Macron ha piu’ successo a destra , soprattutto tra le fila dei Repubblicani.

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Francia, la destra prepara il suo ritorno

07 nov 11:04 – (Agenzia Nova) – “Le Figaro” pubblica in prima pagina “le idee della destra per rilanciarsi”. Oggi il partito dei Repubblicani pubblichera’ un rapporto di 83 pagine sulla sua “rifondazione”. “un lavoro di “introspezione” secondo il quotidiano, che considera questa mossa come la “prima pietra” su cui ricostruire l’intera famiglia politica. Gli insuccessi alle elezioni presidenziali e legislative hanno provocato un vero e proprio “choc” tra le fila della destra francese, che mai avrebbe immaginato un risultato simile. Nel documento si evoca l’importanza del gaullismo, insieme alla “coerenza” ideologica e alla “disciplina”. Nello studio si parla anche dell’atteggiamento da assumere dinnanzi “all’egemonia ideologica del progressismo”. Al tempo stesso, pero’, i repubblicani prendono le distanze dall’etichetta di “conservatori”. “Abbiamo bisogno di ritrovare dei punti di riferimento” afferma uno dei responsabili, che la destra non sapeva piu’ chi era realmente. Il progetto e’ suddiviso in tre capitoli in cui si mette in guardia il prossimo presidente del partito su eventuali errori che, secondo il quotidiano, “non saranno piu’ perdonati”.

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Germania, l’attentatore del bus del Borussia Dortmund aveva anche altri obiettivi

07 nov 11:04 – (Agenzia Nova) – Il presunto attentatore dell’autobus del Borussia Dortmund (Bvb), Sergei W., forse aveva pianificato piu’ attacchi. Questo, secondo informazioni dello “Spiegel”, emergerebbe dall’accusa di 43 pagine del procuratore della citta’ della Renania settentrionale-Vestfalia. Lo scorso aprile Sergei W. aveva piazzato tre ordigni esplosivi lungo il tragitto del bus del Bvb, prima dei quarti di finale contro l’AS Monaco nello stadio di Dortmund; nell’attentato erano rimasti feriti il giocatore Marc Bartra e un poliziotto. Stando alle prime ricostruzioni degli inquirenti, l’uomo avesse organizzato l’attentato per guadagnare nel mercato azionario attraverso le scommesse sul calo delle azioni della squadra di calcio. Gli oltre 200 investigatori che hanno indagato sul caso ritengono pero’ che l’uomo avesse in mente anche altri obiettivi. Gli investigatori hanno scoperto che l’uomo voleva deviare i sospetti su presunti terroristi islamici. Il presunto attentatore di Rottenburg nel Baden-Wuerttemberg, apparentemente aveva problemi di salute mentale. Poco prima dell’atto, secondo informazioni di “Der Spiegel”, aveva assunto un farmaco antidepressivo. Su uno dei suoi computer portatili, gli inquirenti hanno scoperto collegamenti a siti web che si occupano di diverse malattie mentali. Questi includono disordini di personalita’ e disturbi bipolari.

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La Germania paga miliardi per il clima

07 nov 11:04 – (Agenzia Nova) – La Germania spende ingenti quantita’ di denaro per la protezione dell’ambiente. Per la sola promozione delle energie rinnovabili i tedeschi pagano un supplemento sulla bolletta elettrica da 25 miliardi di euro ogni anno. Piu’ di 3 miliardi di euro all’anno gravano sui consumatori per i costi della transizione energetica, che mira a ridurre le emissioni di anidride carbonica. Tutte spese a carico del contribuente. L’impegno aumentera’ a 4 miliardi annui entro i 2020 e crescera’ oltre i 5 miliardi in seguito. Durante la 23° Conferenza mondiale sul cambiamento climatico, fonti del governo hanno annunciato che nei prossimi anni ci saranno ulteriori pagamenti per 1,4 miliardi di euro, di cui beneficera’, tra gli altri, l’India, che con 2,2 miliardi di tonnellate di emissioni di biossido di carbonio e’ il terzo Paese piu’ inquinante dopo la Cina e gli Stati Uniti. La Germania emette un totale di 800 milioni di tonnellate di CO2, quasi dieci tonnellate pro capite. Il governo federale ha gia’ impegnato 550 milioni di euro per rendere piu’ facile la transizione degli indiani dal carbone al solare, e un ulteriore miliardo di euro dovrebbe essere destinato a questo scopo. La Germania e’ anche partner a lungo termine del Marocco, dove contribuisce alla realizzazione di un vasto parco fotovoltaico. La maggior parte dei finanziamenti internazionali per il clima deriva dal bilancio del ministro cristiano sociale Gerd Mueller (Csu). Altri progetti di finanziamento includono la creazione di obbligazioni verdi da parte di banche come KfW, nonche’ il rafforzamento di quei segmenti di mercato che valorizzano e fanno prestiti per progetti climatici e ambientali. La Germania e’ il quarto donatore del “Green Climate Fund”, con 750 milioni di euro versati. Secondo il ministero federale della Cooperazione e dello Sviluppo economico, lo scorso anno grazie ai progetti del fondo non sono state emesse nell’atmosfera 240 milioni di tonnellate di CO2. Secondo il Ministero si potrebbero ricavare quattro miliardi di entrate attraverso la tassazione del gasolio marino,una proposta che non costituirebbe un problema nei colloqui per la formazione della coalizione di governo.

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Crisi catalana, il Parlamento europeo esercita il veto sul possibile ingresso di Puigdemont

07 nov 11:04 – (Agenzia Nova) – Dopo il veto della Commissione europea e dei governi di quasi tutti i Paesi aderenti all’Unione europea, anche il Parlamento europeo ha deciso di chiudere le porte a Carles Puigdemont, ex presidente della deposta Generalitat catalana. Se Puigdemont o altri ex consiglieri catalani vogliono accedere alle strutture comunitarie, dovranno ottenere una formale autorizzazione rilasciata dai tribunali competenti. Lo riferisce oggi il quotidiano spagnolo “El Mundo” che sottolinea come il Parlamento europeo fosse l’ultima carta rimasta nelle mani di Puigdemont per cercare di rendere la crisi politica in corso tra la Catalogna e il governo spagnolo una questione europea. “Il Parlamento europeo non puo’ proibire l’accesso a Puigdemont ma, essendo un luogo inviolabile, e’ necessaria un’autorizzazione ufficiale e il consenso scritto di Tajani”, rivelano fonti della Camera citate dal quotidiano spagnolo. Il quotidiano spagnolo “La Vanguardia” aggiunge che le istituzioni dell’Unione europea seguono un protocollo speciale sull’immunita’ e sui privilegi che sottraggono i propri dipendenti dalla giurisdizione della polizia del paese in cui si trovano, in questo caso il Belgio. Questo significa che l’accesso al Parlamento europeo dei cinque esponenti politici catalani potrebbe significare che questi non sarebbero piu’ sotto l’autorita’ della polizia belga. Per questa ragione sara’ richiesto un permesso rilasciato da un giudice ad hoc e una decisione in tal senso verra’ presa martedi’ prossimo. In questo modo il Parlamento europeo non chiude definitivamente le porte ai membri dell’ex governo catalano ma vincola il loro ingresso ad alcune condizioni.

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