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Smart TV, speaker e telecamere inviano dati utenti a Netflix, Fb, Google, Amazon, Spotify e Microsoft

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I ricercatori della Northeastern University e dell'Imperial College di Londra e quelli dell'Università di Princeton hanno scoperto che negli Usa e Uk le smart TV, speaker e telecamere inviano i dati degli utenti, come la posizione e l’indiritto Ip, a Netflix, Facebook, Google, Amazon, Spotify e Microsoft.

Allarme privacy. Smart TV, tra cui i dispositivi di Samsung, LG e Amazon, gli stick Roku e Amazon Fire Tv, gli speaker e le telecamere in casa hanno trasmesso i dati degli utenti, come la posizione, l’indirizzo Ip e il modo di utilizzo, a Netflix, Facebook, Google, Spotify e Microsoft. A scoprirlo i ricercatori della Northeastern University, dell’Imperial College di Londra e dell’Università di Princeton, negli Stati Uniti, citati dal Financial Times.

Lo studio della Northeastern University, condotto su 81 dispositivi diversi, sia nel Regno Unito sia negli Usa, è il più grande report pubblicato su questa problematica e ha scovato “notevoli casi di esposizione alle informazioni”. Amazon, Google, Akamai e Microsoft sono state le aziende più frequentemente contattate, anche perché forniscono servizi di cloud e networking per i dispositivi intelligenti, si legge nel report. Analizzando il traffico di rete, il team di Northeastern ha concluso che le terze parti ricevono, per lo meno, informazioni sul dispositivo utilizzato dalle persone, sulla loro posizione e, eventualmente, anche quando interagiscono con esso. “Quindi potrebbero sapere quando sei a casa e quando non lo sei”, ha detto il professor Choffnes al Ft.

“Anche quando le smart Tv sono inattive trasmettono i dati degli utenti ad aziende come Netflix, Google e Facebook”, scrivono i ricercatori, che aggiungono “anche quando non si ha un account Netflix”.

Illustrazione del Financial Times

Poiché gran parte dei dati inviati dai produttori dei dispositivi erano crittografati, gli accademici non sono a conoscenza di quali dati aggiuntivi siano stati trasmessi.

In un altro studio sulle smart TV condotto dall’Università di Princeton, i ricercatori hanno scoperto che alcune app supportate da Roku e FireTV stavano inviando dati, come l’indirizzo Ip degli utenti, a terze parti, tra cui Google.

Secondo un rapporto Nielsen di marzo, alla fine del 2018, circa il 68% delle famiglie statunitensi aveva un dispositivo televisivo connesso a Internet, considerando anche dispositivi hardware esterni come Roku e Apple Tv.

Le repliche di Netflix, Facebook, Google

Netflix ha dichiarato, riporta il Financial Times: “Le informazioni che Netflix riceve dalle smart TV che non hanno effettuato l’accesso alla nostra piattaforma sono limitate al modo in cui Netflix è mostrata sullo schermo. Non riceviamo informazioni su altre applicazioni o attività sulle smart TV”.

La replica di Facebook: “È comune per dispositivi e app inviare dati ai servizi di terze parti integrati in essi. Ciò potrebbe, ad esempio, includere un’app che invia dati a Facebook per creare un’interfaccia di accesso o fornire un pulsante Mi piace”.

Google ha affermato: “Come altri editori, gli sviluppatori di app di smart TV possono utilizzare i servizi di annunci di Google per mostrare pubblicità in base ai loro contenuti o misurare il rendimento degli spot. A seconda delle preferenze scelte dall’utente sul dispositivo e sui consensi, l’editore può condividere dati con Google simili ai dati utilizzati per gli annunci nelle app o sul Web”.

Ha aggiunto Big G, confermando quanto scoperto dai ricercatori inglesi e statunitensi: “A seconda del produttore del dispositivo o il proprietario dell’app, i dati inviati a Google potrebbero includere la posizione dell’utente, il tipo di dispositivo e ciò che l’utente sta guardando all’interno di un’app specifica in modo che possano essere targetizzati con pubblicità personalizzata”.

Dunque, forte è il rischio di tracciamento di ciò che si guarda con le Tv collegate alla Rete. Siamo spiati in casa dal produttore del dispositivo, senza esserne consapevoli anche se distrattamente abbiamo dato il consenso, che invia i dati, vendendoli altrimenti perché dovrebbe farlo, ai giganti del web e agli inserzionisti.