L'indagine

Scuola, rischiamo di perdere per strada 34 mila studenti. La didattica online non aiuta

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Mentre si discute di riapertura delle scuole nel nostro Paese, uno studio Save The Children/Ipsos lancia l’allarme: Il 28% degli studenti ha dichiarato che almeno un loro compagno di classe avrebbe smesso di frequentare le lezioni, ma secondo alcuni sono almeno 3 i compagni che hanno mollato la dad.

Gli studenti italiani potranno tornare in classe. La mediazione raggiunta dai partiti di maggioranza ha portato i suoi frutti: le scuole superiori riapriranno l’11 gennaio, le scuole elementari e medie il 7 gennaio.

Tranne alcune regioni, che potrebbero far slittare la riapertura degli istituti scolastici di qualche giorno, il Paese è pronto per riaprire le aule di studio ai suoi ragazzi.

Riaprono le scuole

Una buona notizia, secondo molti, una decisione azzardata, secondo chi teme una nuova ondata di contagi da Covid-19. Secondo i dati diffusi dall’Istituto superiore di sanità, solo il 2% dei casi di Covid fin qui registrati è riconducibile a focolai scolastici.

La scuola quindi riaprirà, anche se con una diversa percentuale di didattica a distanza (dad), che va dal 25% al 75% (fino al 100% delle Marche), a seconda delle regioni, perché in tutte le democrazie del mondo è un pilastro fondamentale delle nostre organizzazioni sociali e della crescita individuale di ogni bambino e ragazzo: “è un servizio pubblico essenziale, non si può continuare a sacrificare i ragazzi, né pensare che la didattica a distanza possa sostituire quella in presenza”, ha dichiarato in un’intervista al Fatto Quotidiano la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina.

Studenti a rischio abbandono

E forse di tempo ne è passato pure troppo nella ricerca di una strategia efficace per assicurare da un lato l’accesso alla scuola e l’istruzione, dall’altro la sicurezza sanitaria. Secondo una nuova indagine condotta da Ipsos per Save The Children, dal titolo “I giovani ai tempi del Coronavirus“, sono 34.000 gli studenti a rischio dispersione (tra i 14 e i 18 anni) nel nostro Paese, proprio a causa delle attuali incertezze e restrizioni.

Un dato a dir poco allarmante e che può solo peggiorare, visto che Il 28% degli studenti ha dichiarato che almeno un loro compagno di classe avrebbe smesso di frequentare le lezioni, dal lockdown di questa primavera ad oggi, con un quarto degli intervistati che ritiene siano addirittura più di 3 i ragazzi che non partecipano più alle lezioni.

Studiare online tra difficoltà tecniche e impreparazione

Tra le cause di questa enorme dispersione ed assenza dalle lezioni, sicuramente c’è la stessa tecnologia alla base della dad. Nello studio sono evidenziate “la difficoltà delle connessioni e la fatica a concentrarsi nel seguire la didattica dietro uno schermo”.

Difficoltà che sembrerebbero avere un duro impatto nella loro preparazione scolastica: “il 35% degli studenti si sente più impreparato di quando andava a scuola in presenza e sempre il 35% degli studenti quest’anno deve recuperare più materie dell’anno scorso”. 

Quasi quattro studenti su dieci hanno dichiarato di avere avuto ripercussioni negative sulla capacità di studiare (37%). Gli adolescenti dicono di sentirsi stanchi (31%), incerti (17%), preoccupati (17%), irritabili (16%), ansiosi (15%), disorientati (14%), nervosi (14%), apatici (13%), scoraggiati (13%).

Uno scenario generale complicato, che genera sensazioni negative di cui i ragazzi parlano prevalentemente con la famiglia (59%) e gli amici (38%), ma che per più di 1 su 5 rimangono un pesante fardello da tenersi dentro, senza condividerlo con nessuno (22%).

Studenti tra disuguaglianze e povertà

A peggiorare il quadro generale, l’indagine ha poi sottolineato il problema della crescita esponenziale della povertà materiale ed educativa, che ha colpito i bambini, le bambine e gli adolescenti che vivono nei contesti più svantaggiati.

Le diseguaglianze già consolidate rischiano infatti di allargarsi fino ad escludere molti bambini e ragazzi. Secondo l’Istat, il 12,3% tra i 6 e i 17 anni, circa 850 mila giovanissimi, non ha a disposizione né pc né tablet, e il 45,4% ha comunque difficoltà con la didattica a distanza, a causa della carenza di strumenti informatici in famiglia. 

A questo si aggiunge il problema della disponibilità di spazi abitativi adeguati: nel 2018, in Italia oltre 4 minori su 10 (il 41,9%) vivevano in condizioni di sovraffollamento abitativo (dati Istat).

Fondamentale, a riguardo, potenziare i contributi per le famiglie più bisognose destinati all’acquisto di pc, smartphone e servizi di connessione. Esempio è il bonus smartphone, pc e tablet previsto nella legge di Bilancio 2021, che potrebbe dare una mano alle famiglie per consentire ai propri figli di seguire lezioni online.