l'editoriale

Ritorno al Passato? Con rete unica e ripristino del monopolio, costi per i consumatori e regole più stringenti

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A pagare il conto saranno anche gli operatori alternativi, i piccoli providers e soprattutto i consumatori, sottoposti al rischio concreto di un rialzo dei prezzi. Insomma una partita tutta da giocare, da cui tuttavia emergono già rischi, obblighi, responsabilità e forse malcelate cortesie.

Capire quello che sta succedendo nelle telecomunicazioni italiane è davvero difficile, sembra tutta una follia: basata sul nulla, ma capace di generare conseguenze catastrofiche per il sistema. 

Nel momento in cui l’Italia inizia a risalire la classifica europea per l’infrastruttura in fibra e si iniziano a vedere gli effetti benefici della competizione infrastrutturale, che c’è in tutta Europa, all’improvviso il governo fa marcia indietro per tornare al passato, facendo di fatto tornare la rete in capo all’ex-monopolista.

Perché? Le motivazioni che tutti dicono “apertamente”, ma in privato, sono che bisogna salvare TIM che ha quasi 50mila dipendenti, è oberata dai debiti, sta perdendo fatturato a rotta di collo e, cosa più grave, senza una vera strategia industriale.

Analisti stimano una perdita dei ricavi anche per questo trimestre dovrebbe essere tra l’11% ed il 12%. Insomma una azienda a pezzi. E deve intervenire in fretta lo Stato a salvarla. Questa è l’assunzione di partenza. Ma perché?

Nel frattempo Vivendi, primo azionista di TIM, sta alla finestra nella speranza che con un intervento pubblico venga risanata la situazione e le azioni possano risalire.
In un contesto così poco rassicurante, chi pagherà il conto?

Come al solito noi cittadini. Visto che non ci sono sinergie nella fusione, se non addirittura sovrapposizioni e duplicazioni nella rete.

La speranza, neanche tanto sottaciuta da parte di alcuni, è che facendo venire meno la concorrenza con Open Fiber si possano far risalire I prezzi. E soprattutto che si possano interrompere o rallentare gli investimenti futuri.

A pagare il conto saranno anche gli operatori alternativi, i piccoli providers che già soffrono la crisi e soprattutto i consumatori, che saranno sottoposti al rischio concreto di un ingiustificato rialzo dei prezzi, per riflettere i maggiori costi dell’affitto della rete.

Si ricreerà, in sostanza, la condizione del passato di un operatore verticalmente integrato che opera in regime di monopolio.

Per fortuna AGCOM, e qui potremo quindi vedere subito di che tempra è fatta la nuova Autorità, sarà costretta a ristabilire l’orientamento ai costi, secondo il criterio di un operatore efficiente, ed assicurare una regolamentazione molto più stringente di quella attuale. E AGCOM non potrà sottrarsi a tale impegno. Dovrà impedire qualsiasi rendimento maggiore realizzato a discapito dei concorrenti, con il conseguente rischio, o forse la certezza, di sussidiare la Divisione Retail di TIM…sempre che Bruxelles non imponga ulteriori e più draconiane misure.

Insomma una partita tutta da giocare, da cui tuttavia emergono già rischi, obblighi, responsabilità e forse malcelate cortesie.