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Rider, la Procura di Milano avvia indagine anche sul caporalato telematico

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Al vaglio degli inquirenti anche l'ipotesi del cosiddetto ‘caporalato telematico’, la cessione degli strumenti di lavoro, in particolare gli smartphone con le app per le consegne ad immigrati clandestini. Mentre il sindaco di Milano vuole fare chiarezza sul commercio parallelo dei dati dei clienti, conservati dalle piattaforme.

La Procura di Milano ha avviato un’indagine su presunte violazioni delle norme antinfortunistica e di sicurezza stradale che potrebbero essere state commesse dalle società per le quali lavorano i rider nelle strade di Milano. Pesto verranno formalizzati i titoli di reato. Per il momento, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Tiziana Siciliana e del pm Maura Ripamonti, sono stati sentiti una trentina di rider, dei quali circa il dieci per cento è stato scoperto essere clandestino.

Mentre il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha convocato un incontro sui rider per i primi d’ottobre su un altro aspetto: il commercio parallelo dei dati dei clienti, conservati dalle piattaforme. Ad ogni chiamata le app registrano nomi, locali, ordini, gusti e orari. “Il data-business del food delivery, a favore dei cacciatori di consumatori, è già uno degli affari più remunerativi e resta avvolto nel mistero anche per il fisco”, scrive oggi Repubblica. “Migliaia, in tutta Italia, le denunce di chi dopo aver ordinato una pizza al telefono viene tempestato online da locali concorrenti”, denuncia il giornale.

Caporalato telematico

Al vaglio degli inquirenti c’è anche l’ipotesi del cosiddetto ‘caporalato telematico’, cioè la cessione degli strumenti di lavoro, in particolare gli smartphone con le app per le consegne a immigrati clandestini. Tra i trenta fermati dalla Polizia locale ci sono pochissimi italiani. Saranno tutti convocati dai pm nelle prossime settimane per essere sottoposti a colloqui più approfonditi con domande sul tipo di rapporto di lavoro che hanno sottoscritto, il salario e le indicazioni che ricevono, anche quelle di carattere igienico – sanitario, per valutare se il cibo venga conservato in condizioni adeguate prima di essere consegnato.

Al centro dell’inchiesta, c’è però soprattutto il rispetto delle norme di sicurezza: l’utilizzo di luci, scarpe e freni adeguati e la valutazione dell’idoneità fisica, a essere utilizzati per un impiego stremante, che prevede ore di percorsi in bicicletta. Da valutare, per esempio, se vengano sottoposti a visite oculistiche. La Procura sta anche cercando di ‘mappare’ tutti gli incidenti stradali che hanno coinvolto i ciclisti che portano il cibo. Impresa non facile perche’ la Polizia Locale non distingue tra incidenti che riguardano ‘comuni’ ciclisti e fattorini sulle due ruote. Le società per cui lavorano, è stato spiegato dalla Procura, sono “tre e quattro”. La polizia giudiziaria e i vigili locali acquisiranno anche i contratti di lavoro, sempre e solo nell’ottica di possibili reati, perché l’aspetto del lavoro subordinato o di collaborazione è ertinente all’aspetto giuslavoristico. 

Assodelivery: tolleranza zero contro caporalato

“Il caporalato è un fenomeno di illegalità che le piattaforme intendono contrastare in ogni modo. AssoDelivery adotta una politica di tolleranza zero nei confronti del fenomeno, e le imprese aderenti svolgono propri controlli anche collaborando con le autorità competenti”. Questa la nota dell’associazione a cui aderiscono Deliveroo, Glovo, Just Eat, Social Food e Uber Eats dopo l’avvio dell’inchiesta della procura di Milano. “Nel caso di evidenze, nell’ambito della più ampia collaborazione con le autorità, le piattaforme prenderanno tutti i provvedimenti necessari per contrastare il caporalato” , ha concluso AssoDelivery.

In Gazzetta Ufficiale il decreto pro-rider: le novità

Tutto questo accade mentre sulla Gazzetta ufficiale è stato pubblicato il decreto pro-rider del governo gialloverde. Tra le novità oggi al vaglio della neoministra del Lavoro, Nunzia Catalfo: diritto alla disconnessione dalle app per i rider senza essere puniti, obbligo di polizza da parte delle società, compensazioni a favore della parità di genere e stop ai versamenti totalmente proporzionali alla disponibilità al cottimo, anticamera del caporalato digitale nato con la gig economy. 

Il 17 aprile scorso, il Parlamento europeo ha definito i diritti base dei lavoratori della Gig Economy. Ora toccherebbe farli applicare il prima possibile a Foodora, Uber Eats, Just Eat, Deliveroo, Glovo, Domino’s Pizza, Mooveda e Social Food.