Rete unica Dossier

Rete unica, Fabio Colasanti ‘Il Governo Draghi corregga questo progetto scellerato’

di Fabio Colasanti, già Direttore Generale Information Society, Commissione Europea |

Nessun paese industriale avanzato ha mai creato una rete unica, le uniche eccezioni sono Singapore e il Qatar. Tutti hanno scelto la strada della concorrenza.

Chi è dietro all’idea di “rete unica” controllata da Telecom Italia (TIM) sembra voler accelerare i tempi e avviare l’operazione prima che il governo Draghi corregga questo progetto scellerato.

Ricordo che Open Fiber, proprietà al 50 per cento ciascuna di ENEL e Cassa Depositi e Prestiti, è stata creata per fare concorrenza a TIM. Si è creata una società controllata dal settore pubblico al cento per cento, che intervenisse – con fondi pubblici – dove il settore privato non poteva o voleva intervenire. La rete costruita da questa società è affittata a tutte le società di servizio alle stesse identiche condizioni. Una costruzione logica e che ha portato i suoi frutti.

Progetto sciagurato

Poi è nato lo sciagurato progetto “rete unica” appoggiato dal governo Conte 2 senza che la cosa fosse mai stata discussa pubblicamente. Il via libera informale di Giuseppe Conte fu salutato da un post entusiasta di Beppe Grillo sul suo blog. Questo progetto prevede la creazione di una nuova società con le reti di TIM, di Open Fiber e con il poco che altri eventuali operatori potessero apportare. TIM avrebbe dovuto avere il 50.1 per cento delle azioni. Ricordo che la dirigenza della CdP è stata indicata dal M5S.

Il progetto altro non è che un tentativo mascherato per aiutare TIM così come si sta facendo per Ilva e Alitalia. Se non andasse in porto questo progetto scellerato, l’idea sarebbe di far prendere il controllo di TIM da parte di CdP che si incollerebbe quindi il debito di questa società (30 miliardi di euro al 30 settembre 2020).

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Problemi ignorati dal governo Conte 2

Sono subito apparsi mille problemi che il governo Conte 2 ha deciso di ignorare. La Commissione europea ha subito dichiarato attraverso la signora Vestager che una futura società che avesse gestito questa rete unica non avrebbe mai potuto essere controllata da una società di servizi e avrebbe dovuto essere solo una società all’ingrosso (ossia senza rapporti diretti con gli utenti finali). Purtroppo, le nostre autorità indipendenti, dalla Consob all’Agcom passando per l’antitrust sono finora rimaste zitte; mostrando così di essere molto poco indipendenti.

ENEL non era d’accordo

L’ENEL ha anche indicato di non essere d’accordo con questo progetto che significava la fusione tra due società in aspra concorrenza tra di loro (cosa provata dalle tante cause giudiziarie in corso). La reazione del governo Conte 2 è stata di spingere l’ENEL a vendere la sua quota azionaria ad un fondo privato (Macquarie), ma di vendere un pochino meno del suo 50 per cento perché il prezzo offerto da questo fondo sarebbe stato troppo alto (l’offerta iniziale del fondo valutava Open Fiber ad una cifra superiore al valore di mercato di Telecom Italia mettendo in pericolo la sua ambizione di avere il 50.1 per cento delle azioni). Alla faccia della scelta del governo Conte 2 di aumentare il peso dell’intervento pubblico! Si spinge l’ENEL a vendere ad un fondo privato australiano! In ogni caso, la vendita a Macquairie ancora non è stata fatta.

Telecom Italia vuole anticipare i tempi

Adesso Telecom Italia ha deciso di anticipare i tempi della sua assemblea e ha deciso di ricorrere ad una pratica poco comune: la lista dei futuri membri del Consiglio di Amministrazione è stata presentata dal consiglio uscente. In questa lista è stato inserito il presidente della Cassa Depositi e prestiti, azionista certo di TIM, ma anche azionista al 50 per cento di Open Fiber. È immaginabile che il presidente di una società in forte concorrenza con Telecom Italia sia parte del consiglio di amministrazione di quest’ultima? Ogni operazione che riguardi le due società diventerà automaticamente una “operazione correlata” sottoposta a molti controlli supplementari.

E che cosa dicono le norme sul diritto societario quando due azionisti, (Vivendi e CdP) che insieme hanno più del 30 per cento delle azioni di Telecom Italia, mostrano di essere talmente d’accordo tra di loro da presentare di fatto una lista congiunta per il prossimo CdA?

Draghi intervenga

Molti esponenti del PD, soprattutto Graziano Delrio e Gian Paolo Manzella, erano molto poco soddisfatti di questo progetto e avevano chiesto – senza ottenerla – una parlamentarizzazione di questo progetto, una sua discussione pubblica. Spero che il governo Draghi corregga rapidamente questo processo. Nessun paese industriale avanzato ha mai creato una rete unica (le uniche eccezioni sono Singapore e il Qatar). Tutti hanno scelto la strada della concorrenza. La creazione di una rete unica è ammissibile, ma a condizione di essere del tutto terza rispetto alle società che offrono i servizi di telecomunicazione. Questa condizione farebbe perdere a TIM ogni interesse nel progetto.

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