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Rete unica e cavi sottomarini. Interrogazione di Urso (FdI) a Colao: “Manca strategia su banda larga”

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Interrogazione di Adolfo Urso (FdI) e vicepresidente Copasir: "Il controllo della società della rete unica, condizione imprescindibile per la sicurezza dello Stato e dei cittadini, deve pertanto essere saldamente mantenuto in mani italiane e sotto un controllo effettivo dello Stato".

Ecco la prima interrogazione per il neo ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao. A firmarla, scrive l’agenzia Public Policy, è il senatore di Fratelli d’Italia, Adolfo Urso, responsabile Impresa di FdI e vice presidente del Copasir.
Manca una strategia Paese sulla banda larga, rischiamo l’emarginazione mentre potremmo essere protagonisti. La situazione è grave ma è ancora recuperabile – sottolinea Urso – serve chiarezza di intenti e un progetto chiaro e condiviso, quello che sinora è mancato negli Esecutivi che si sono susseguiti negli ultimi dieci anni”.

Urso evidenzia come “trent’anni fa un’azienda italiana come Telecom era tra le prime cinque aziende mondiali di telecomunicazioni prima che scellerate politiche di privatizzazioni, prive di visioni strategiche, ne distruggessero il patrimonio”; mentre ora “l’Italia è pericolosamente indietro tra i mercati europei delle telecomunicazioni, lenta nel ridurre il gap infrastrutturale e di mercato esistente, incapace di garantire l’accesso alla rete internet a tutta la popolazione, assicurandone la velocità”.

Rete unica sì, ma saldamente mantenuta in mani italiane e sotto un controllo effettivo dello Stato

Il senatore di FdI rileva, quindi, che “il controllo della società della rete unica, in ragione della sua importanza e strategicità, rappresenta una condizione imprescindibile per la sicurezza dello Stato, per la sicurezza dei cittadini e per l’esercizio stesso delle prerogative afferenti alla sovranità dello Stato, e deve pertanto essere saldamente mantenuto in mani italiane e sotto un controllo effettivo dello Stato”, mentre sinora l’Esecutivo “è sembrato non avere affatto una chiara posizione in merito, lasciando addirittura pensare che voglia favorire il controllo da parte di una azienda straniera”.

Preso atto che, prosegue l’interrogazione, “il Governo ha ritenuto necessario costituire un ministero per la transizione digitale che dovrà necessariamente affrontare le tematiche delle infrastrutture digitali quali presupposto per la digitalizzazione del Paese e della sua innovazione e riconversione produttiva”, Urso denuncia la politica attuata sui cavi marittimi da altri partner europei, come Francia e Germania, che “rischia di isolarci mentre dovremmo essere centrali”.

Golden power per riprendere Interoute e creare con CDP e Sparkle, un vero champion mondiale

Urso chiede quindi al neo ministro e in generale al Governo:

  • Quale sia l’impegno per favorire la realizzazione di accordi bilaterali e multilaterali che abbiano come destinazione il nostro Paese come sarebbe naturale e più conveniente per chiunque poi utilizzi i cavi per la trasmissione di informazione e dati;
  • se, alla luce della strategicità dell’infrastruttura che gestisce il trasporto dati di lunga distanza, il Governo non intenda esercitare il golden power per riprendere il possesso della società italiana Interoute S.p.a., sottraendola all’operazione di vendita della società Interoute Comunications, la multinazionale europea ceduta all’americana Gtt Comunications, Inc.
  • se non ritenga utile ai fini strategici che Cassa Depositi e Prestiti utilizzi i suoi strumenti per favorire l’acquisizione da parte di soggetti italiani di tutti gli asset europei di Interoute Comunication, al fine di creare, anche con la partecipazione di Sparkle, un vero champion mondiale delle telecomunicazioni a guida italiana nel contesto di una rete unica nazionale a controllo pubblico.
  • se condivide, insomma, la necessità di adoperarsi in ogni contesto per la realizzazione di un progetto nazionale che faccia tornare il nostro Paese protagonista sul piano tecnologico e industriale della nuova economia digitale globale”.

In corso una vera e propria guerra per il dominio delle comunicazioni ed il controllo dei cavi sottomarini a fibra ottica

Il senatore Urso pone l’attenzione anche sul sistema nervoso centrale delle telecomunicazioni globali. Il 99% di tutto il traffico internazionale voce e dati di 7,7 miliardi di persone, riporta il Corriere.it, passa per cavi lunghi migliaia di chilometri stesi sotto i fondali degli oceani. La proprietà di queste autostrade sottomarine è di chi le posa, mentre la gestione è nelle mani di chi le accende e ne fornisce i flussi di informazioni, ovvero le compagnie elettriche e telefoniche.

Le infrastrutture per le comunicazioni digitali hanno una crescente importanza geopolitica ed economica ed è in corso una vera e propria guerra per il dominio delle comunicazioni ed il controllo dei cavi sottomarini a fibra ottica e, dunque, la posta in gioco strategica e di sovranità nazionale è sempre più alta.

I cavi sottomarini sono prevalentemente di proprietà di consorzi di imprese di telecomunicazioni, che si associano fra loro per sostenere le spese; gli investimenti odierni sono guidati per lo più dalle grandi società del web come Google, Facebook, Microsoft e Amazontra queste in particolare Google, in partnership con la francese Orange, ha completato la dorsale transatlantica Dunant, che collega gli Stati Uniti alla Francia, fornendo il servizio anche agli altri Paesi europei; già nel maggio del 2018 Microsoft, Facebook e Telxius (divisione internazionale di Telefonica) avevano steso il cavo MAREA che unisce Washington con Bilbao mentre, nella seconda metà del 2021, sarà attivo anche il cavo EllaLink che unisce l’America Latina con il Portogallo e con potenziali sbracci verso paesi dell’Africa occidentale.

Il cavo transatlantico più potente mai realizzato, con una velocità progettata di 368 Tbps, sarà invece Amitié, realizzato da un consorzio composto sempre da Orange ma questa volta insieme a Facebook, Microsoft, all’irlandese Aqua Comms e Vodafone e partirà dal Massachusetts con arrivo sempre in Francia, vicino a Bordeaux dopo circa 6.600 chilometri sul fondale marino; è previsto anche un cavo denominato 2Africa che circumnavigherà l’Africa, passando da Genova, per poi proseguire però verso Marsiglia e Barcellona, anche questo appartenente al consorzio tra Facebook, Vodafone, MTN Group, China Mobile, WIOCC, Orange, Telecom Egypt e Saudi Telecom, cui non partecipa nessun operatore italiano.