Geopolitica

Cosa resta dell’Occidente nel mondo globale?

di Daniele Fiorentino, professore Centro Studi Americani |

Oggi si parla spesso della fine del secolo americano, e si potrebbe dire della fine del ruolo preminente dell’Occidente nel mondo globale. Ma Europa e Italia hanno ancora molto da dire.

Pubblichiamo di seguito la traccia dei lavori del primo Panel del workshop promosso dalla Fondazione Magna Charta e dal Centro Studi Americani che si terrà in occasione della Conferenza Internazionale sulle Relazioni Transatlantiche “Revisiting the West in the new ‘global disorder’”. L’evento si terrà giovedì 4 dicembre ore 9.00 nella Sala Montezemolo, Palazzo Salviati, Centro Alti Studi Difesa (CASD), Piazza della Rovere 83, Roma.

Oggi si parla spesso della fine del secolo americano, e si potrebbe dire della fine del ruolo preminente dell’Occidente nel mondo globale.

In che misura però questa lettura è corretta e quali sono le prospettive dello scenario internazionale?

Tra la fine del secolo scorso e l’inizio del nuovo si è spesso parlato di globalizzazione sottintendendo “americanizzazione”. Un processo fondamentalmente assorbito in Europa occidentale che, inevitabilmente, avrebbe dovuto estendersi a livello mondiale.

Le cose stanno andando diversamente e, sebbene rimanga forte l’influenza della cultura euro-americana, stiamo assistendo a un progressivo spostamento dell’asse di riferimento globale. Questo avviene in realtà ancora una volta verso Ovest, che però per gli Europei si tratta di Est. La naturale proiezione degli USA sul Pacifico, iniziata in realtà già da fine Ottocento, sta facendo sì che la centralità di questa globalizzazione tenda a focalizzarsi sulla costa occidentale americana e in Asia.

L’Europa, e l’Italia, però potrebbero assumere un ruolo non di soli spettatori, ma di importanti negoziatori tra tante aspettative ed esigenze diverse, data la loro storia e la nuova vocazione culturale internazionale. Per questo si intende indagare la trasformazione del concetto di Occidente nel corso dell’ultima parte del secolo scorso e del primo scorcio di quello attuale.

In che modo l’Occidente si può ridefinire nel nuovo spazio globale e in che misura gioca ancora un ruolo? Queste sono alcune delle domande alle quali si cerca di rispondere attraverso un’indagine del processo di globalizzazione attuale in chiave diacronica.

La prima grande globalizzazione moderna avvenuta prima della Prima Guerra Mondiale avrebbe qualcosa da insegnare agli europei, considerate le conseguenze di quella rivalità.

Oggi i termini della questione sono profondamente mutati, ma il rischio di confronti tra potenze esistenti e potenze emergenti è grande. In questo senso gli Europei sono portatori di un’esperienza significativa e gli italiani possono giocare un ruolo importante ritrovando una vocazione internazionale perduta nel corso del Novecento senza rincorrere le chimere di un ruolo preponderante ma proponendosi, com’era stato all’inizio di quel secolo, come mediatori politici e culturali.

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