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Recovery plan, 8 milioni di euro per il Polo cibernetico di Roma

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Il nuovo polo accoglierà la Direzione Centrale per la Sicurezza Cibernetica, articolazione che nel processo di riorganizzazione del Dipartimento della Pubblica Sicurezza è destinata ad assorbire le funzioni e le attribuzioni dell’attuale Servizio di Polizia Postale e delle Comunicazioni.

Nei piani del Recovery plan anche il nuovo Polo cibernetico. Nascerà a Roma in via Tommaso Campanella, in zona trionfale.

Il progetto, che rientra nel piano di investimenti per la Capitale, è di oltre 8 milioni di euro, grazie al recovery fund. Partito dal Ministero dell’Interno, il progetto prevede la riqualificazione di alcuni locali nello stesso immobile dove ha sede il Museo storico della Polizia di Stato, che sarà comunque preservato. Le operazione, si prevedono 1-2 anni di lavori, le seguirà come commissario Vittorio Rapisarda, provveditore interregionale delle opere pubbliche per il Lazio, l’Abruzzo e la Sardegna.

Le funzioni del nuovo polo cibernetico

Il nuovo polo accoglierà la Direzione Centrale per la Sicurezza Cibernetica, articolazione che nel processo di riorganizzazione del Dipartimento della Pubblica Sicurezza è destinata ad assorbire le funzioni e le attribuzioni dell’attuale Servizio di Polizia Postale e delle Comunicazioni.

La futura Direzione Centrale avrà principalmente compiti di prevenzione, contrasto e repressione dei crimini informatici e sarà suddivisa in tre servizi: uno di tipo amministrativo per gli affari generali e due operativi. Il primo gestirà il contrasto ai fenomeni del cyber bullismo, del sexting e più in generale i delitti che vedono coinvolte le cosiddette “fasce deboli”, il secondo conterrà proprio il “Computer Security Incident Response Team” (Csirt Italia), ex C.E.R.T, il nuovo team dello per gestire la cyber-difesa nazionale italiana istituito presso il Dipartimento Informazioni per la Sicurezza (DIS).

Cybersecurity: in Italia anche le aziende sono ad alto rischio informatico

Non soltanto cyberwar e frodi informatiche che coinvolgono gli utenti. Nell’ultimo report “Cyber Risk Index (CRI)” elaborato da Trend Micro, in collaborazione con il Ponemon Institute, anche le aziende italiane sono considerate a “rischio elevato” di subire un attacco o una violazione e hanno basse capacità di reazione.

Lo studio ha l’obiettivo di approfondire i livelli di rischio legati alla cybersecurity nelle aziende di tutto il mondo e mappare lo scenario attuale attraverso la creazione del Cyber Risk Index (CRI), indicatore che calcolando il divario tra le difese cyber dell’azienda, ovvero la postura di sicurezza, e la possibilità di subire un attacco, è in grado di predire il rischio di subire gravi danni cyber in una determinata area.

Il Cyber Risk Index si basa su una scala numerica che va da “-10” a “10” con il valore “-10” che rappresenta il rischio più alto. La scala di rischio è composta da “rischio basso”, (verde) “rischio moderato” (giallo), “rischio elevato” (arancione) e “rischio alto” (rosso).

Il Cyber Risk Index globale attuale è di “-0,41”, ovvero rischio elevato. L’area con il rischio maggiore è quella degli Stati Uniti, con un Cyber Risk Index di “-1,07”, mentre sia in Europa che in Italia il valore si attesta a “-0,13” indicando un “rischio elevato”.

La regione più virtuosa è quella asiatica, con un Cyber Risk Index che misura “-0,02”. Le aziende che si trovano in un’area a “rischio elevato” si caratterizzano per l’alta possibilità di subire una compromissione di dati, una scarsa visibilità delle minacce all’interno delle reti e la mancanza di una procedura di gestione e reazione agli incidenti. Rispetto all’Italia, altri Paesi in Europa sono più virtuosi, come per esempio Germania e UK che hanno un rischio moderato e sono classificate come zona gialla.